Ve lo ricordate il ritornello: “Lo vedi, ecco Marino!”.
Abbinato con quell’altro titolo di stornellata romana “La Società dei
magnaccioni”, fa sì che entrambi, nel loro insieme, descrivano compiutamente
tutto il folklore tristo e sguaiato della Capitale di ieri e di oggi. Avete
notato? Ormai, in politica, nemmeno la prova magistrale della pistola fumante
conta più nulla. Eh già, perché i famosi “rappresentanti del popolo” hanno il
potere di autoassolversi e di attribuirsi (praticamente, “ad libitum”) prebende
e stipendi. Vanno bene tutti (le amministrazioni possono cambiare di mano,
purché i mediatori e percettori di denaro pubblico restino sempre gli stessi!),
perché il vero bandolo della matassa è saldamente in mano, sempre e comunque,
alla dirigenza burocratica apicale e intermedia, che vive della manna delle
ricadute economiche originate dalle dazioni ambientali, capillari e
insostituibili. Si deve dimettere, quindi, Ignazio Marino? Per me non avrebbe
mai dovuto essere eletto, talmente si è rivelato non all’altezza della
situazione. Ma la verità del ragionamento sostanziale è un’altra: come e perché
i burocrati corrotti perdono magari l’incarico, ma mai il posto e lo stipendio?
Quali folli norme difendono costoro? Quando si metterà mano, in Costituzione, per
equiparare lavoro pubblico e privato, liberando così lo Stato da un’enorme
zavorra di pesi morti?
La ricostruzione degli inquirenti parte dai dati: dai 66
appalti ottenuti dalla galassia Buzzi durante la giunta Veltroni, si arrivò ai
97 con Alemanno a cui devono aggiungersi le commesse milionari dell’Ama dal
2011 in poi. In molti ricordano ancora la campagna elettorale per il sindaco
Marino. All’appuntamento a Portonaccio, un quartiere a ridosso della stazione Tiburtina,
indetto dal mondo della cooperazione per conoscere le intenzioni del candidato
Ignazio Marino “c’era più fila per salutare Salvatore che per il nuovo
sindaco”. E proprio per le amministrative del 2013 Buzzi si dimostrò generoso
con tanti: non solo Gianni Alemanno, finanziato attraverso la sua Fondazione o
l’attuale sindaco Ignazio Marino, ma anche il vicesindaco Luigi Nieri, la
consigliera comunale Erica Battaglia, l’ex capogruppo Pd Francesco D’Ausilio e
i presidenti di Municipio Sabrina Alfonsi ed Emiliano Sciascia (tutte donazioni
certificate). Che la storia di Salvatore Buzzi fosse strettamente legata a
quello del Partito Democratico non è certo un mistero che si scopre ora: lo
stesso Angiolo Marroni, attuale Garante dei detenuti e padre di Umberto
Marroni, deputato Pd, accanto all’esperienza politica nella Provincia di Roma e
nella Regione Lazio, annovera nel suo curriculum il suo impegno di solidarietà
verso i carcerati, come quello nella “promozione della rappresentazione dell’
“Antigone”, di Sofocle da parte dei detenuti ed il convegno sul lavoro e
carcere” da cui poi nacque la Cooperativa 29 giugno, un esperimento riuscito di
inclusione sociale che nel giro di 20 anni ha realizzato un impero da circa 60
milioni di euro.
L’assessore comunale Daniele Ozzimo e la deputata Pd Micaela
Campana, il primo indagato per il reato di corruzione, e la seconda finita
nell’occhio del ciclone solo per aver inviato un sms in cui definiva Buzzi
“Grande capo”, sono stati parte integrante del gruppo politico vicino a Umberto
Marroni, l’ex capogruppo Pd negli anni di Alemanno, che ha caratterizzato le
sorti del partito a Roma.
Marino sapeva. Da
mesi. E non ha fatto nulla. Forse non era al corrente di
tutti i link tra criminalità organizzata, traffichini vari, coop e
amministratori capitolini, ma di certo non poteva non conoscere le irregolarità
e le anomalie degli affidamenti da parte del Campidoglio alle cooperative
sociali.
È tutto nero su bianco in una relazione sulla verifica
amministrativo-contabile effettuata a fine 2013 dagli ispettori del ministero
dell'Economia e Finanze Vito Tatò ed Enrico Lamanna a Roma Capitale e disposta
dalla ragioneria Generale dello Stato. La relazione, datata 16 gennaio 2014, è
stata inviata al Campidoglio e protocollata con il numero 24031 il 4 aprile
2014. A essa si è largamente ispirato l'organo di revisione economico
finanziaria di Roma Capitale nella successiva relazione protocollata il 29 aprile
nel quale si approva con riserva, eccezioni e rilievi il bilancio consuntivo
2013. Insomma, un documento spietato e largamente a conoscenza di Marino e
della sua giunta. Che però non hanno preso alcun provvedimento. Per ignavia,
per incuria, per incoscienza.
Nella relazione degli ispettori del Mef si esaminano
vari affidamenti irregolari. Il più clamoroso è quello alla Roma Multiservizi
del global servi ce nelle scuole, prorogato illegittimamente il 5 agosto 2013
dalla giunta Marino, per un danno erariale quantificabile tra i 2,6 e i 5,2
milioni. Ma il caso più interessante chiama in ballo la Eriches 29, il
consorzio di cooperative sociali espressione diretta della cooperativa 29
Giugno. Sì, proprio la holding dell'intimidazione e della mazzetta presieduta
dal rosso Salvatore Buzzi. «Nel solo anno 2012 gli impegni aventi quale
beneficiario il Consorzio Eriches 29 (...) ammontano a 6.382.180,69 euro», si
legge nella relazione. Gli ispettori si concentrano in particolare
sull'affidamento alla coop del servizio di assistenza temporanea alloggiativa
emergenziale, affidato e più volte prorogato in barba a ogni legge.
È interessante leggere l' escalation di irregolarità e
abusi che ha inizio con la giunta Alemanno e prosegue con quella Marino. Tutto
ha inizio con la determina del 25 marzo 2011, che affida alla Eriches 29 il
servizio per il periodo 1° aprile-31 dicembre 2011 per 414.405,00 euro (18,92
euro di costo unitario giornaliero per persona). L'affidamento avviene in via
diretta «in assenza - notano gli ispettori del Mef - di qualsivoglia procedura
concorrenziale, sebbene l'importo del servizio sia largamente superiore al
limite previsto dall'art. 28 del D.Lgs. n. 163/2006, il quale prevede che il
fornitore debba essere individuato mediante procedura di gara europea». La
giunta Alemanno proroga più volte l'affidamento: lo fa violando l'articolo 23
delle legge 62/2005, che vieta espressamente questa pratica. Non solo: tra una
proroga e l'altra cresce anche il costo unitario per persona, che passa da
18,92 a 24,30 euro. L'affare si ingrossa. Buzzi sorride.
A primavera 2013 cambiano giunta e colore ma non i
favori indebiti alla coop Eriches 29. «Il servizio di assistenza temporanea
alloggiativa emergenziale - scrivono gli ispettori del Mef - ha continuato a essere
fornito dal medesimo soggetto, in virtù di ripetute proroghe che si sono
protratte sino al 15 settembre 2013». Finita la proroga si va avanti a vista,
ma al timone resta sempre Buzzi. «Attualmente (31 ottobre 2013) sebbene non sia
stato formalmente prorogato l'affidamento, il Consorzio Eriches 29 sta
continuando a fornire il servizio senza che sia stato adottato alcun impegno
contabile». Cosa che va avanti fino a oggi. E che fa particolarmente arrabbiare
la Ragioneria di Stato, secondo cui «un simile comportamento scorretto, oltre a
porre i presupposti per la generazione di un debito fuori bilancio, (...)
espone i soggetti che hanno ordinato o consentito la prestazione a dirette
responsabilità economiche». Una vera chiamata di correità per il finto tonto
Marino.
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