NEL LAZIO PREVISTI 5 DISTRETTI PER IL CICLO DEI RIFIUTI (Grazie ai Fondi Europei)
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La Regione Lazio incapace di redigere un credibile “Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti” , si nasconde dietro ai “Finanziamenti Europei” per disseminare sul territorio altri impianti per il trattamento dei rifiuti . Questi i desiderata di Zingaretti e Civita, e per quanto riguarda l’Area Metropolitana di Marino e Fortini (a.d. AMA) . Con i fondi Europei FES (Fondi per lo Sviluppo e Coesione), prevedono di attuare tre diverse tipologie di interventi che, sostanzialmente, consistono in “…. una serie di azioni volte a implementare la dotazione impiantistica della Regione Lazio nella filiera del riciclo e del riuso e per il trattamento della frazione organica dei rifiuti solidi urbani.”
1) “La prima azione riguarda la creazione di 5 distretti logistico ambientali del riciclo e del riuso, uno per ciascuna provincia. Un distretto logistico-ambientale è un’area geografica circoscritta nella quale localizzare o valorizzare sistemi produttivi locali, a vocazione non solo industriale, connessi con la filiera di prevenzione della produzione del rifiuto e trattamento dei flussi provenienti dalla raccolta differenziata porta a porta. Questi siti devono essere corredati anche da esperienze di carattere divulgativo, come laboratori e centri dedicati alle scuole, attraverso i quali diffondere la cultura della corretta gestione del rifiuto, che comprende la prevenzione, il riciclo e la valorizzazione.”
2) “ La seconda azione riguarda la creazione del distretto del riciclo a Bracciano, dove si intende realizzare un sistema di trattamento meccanico biologico innovativo, che consenta, oltre alla stabilizzazione della frazione umida del rifiuto (anziché l’esclusiva valorizzazione tramite la creazione di CDR o CSS), il riciclo delle singole frazioni merceologiche che compongono la parte secca del rifiuto. Questo particolare distretto dovrà inoltre essere corredato anche da un impianto di compostaggio per il trattamento della frazione organica proveniente dalla raccolta differenziata porta a porta.”
3) " L'ultima azione prevede l'incentivazione della pratica del compostaggio con tecnologia aerobica nelle zone del Lazio meno favorite da un punto di vista logistico, attraverso contributi mirati ad incentivare impianti di piccola taglia che abbiano una tecnologia di contenuto impatto ambientale, a servizio di un numero di abitanti limitato."
Concretizzando le volontà “politico-ambientali”, il tutto si tradurrebbe in un forte incremento di impianti per il trattamento dei rifiuti, compresi quelli di tipo “anaerobico” con produzione di Metano (cominciamo a togliere il prefisso “BIO”) o “aerobici industriali” , altrettanto impattanti e pericolosi, senza tener conto dei numerosissimi progetti presentati nella realtà regionale da proponenti privati o pubblici e in attesa di autorizzazione. Se venissero autorizzati i soli impianti, in itinere, finalizzati al trattamento della FORSU (Frazione organica), la loro capacità di lavorazione supererebbe la quantità di umido che il Lazio produrrebbe con una percentuale di raccolta differenziata prossima al 100 %.
Prevedere 5 distretti logistico ambientali del riciclo e del riuso, uno per ciascuna provincia, tecnicamente non significa nulla se non quanto affermiamo da tempo e ribadito direttamente ai politici regionali e metropolitani interessati (in primis Civita e Marino-Fortini) sulla loro assoluta incapacità di pianificare qualsiasi intervento a sostegno della corretta chiusura del ciclo dei rifiuti. Si pensi per esempio alle province di Rieti e Viterbo e alla loro densità abitativa e alla loro produzione di residui. Prevedere a lungo termine, senza una adeguata programmazione, un sistema di gestione dei rifiuti richiede un orizzonte abbastanza certo poiché il sistema una volta avviato non è molto flessibile. Le scelte politiche regionali puntano soprattutto alla valorizzazione energetica e al coinvolgimento strategico di stakeholders (portatori di interesse) “fortemente interessati” tanto da essere stati individuati, a Roma e non solo, come intermediari tra le amministrazioni/privati proponenti e i cittadini in rivolta contro le ipotesi impiantistiche e i suoi derivati (business).
Individuare Bracciano come sito da destinare alla realizzazione del “Distretto del Riciclo” conferma le nostre preoccupazioni sulle visioni scarsamente ambientali ma fortemente compromissorie, con forti risvolti affaristici, perseguite da questa classe politica che noi, cittadini del Lazio, non meritiamo. Ipotizzare un inutile impianto Anaerobico per la Forsu e un impianto TMB ( Trattamento Meccanico Biologico) di “ultima generazione” mette in luce le vere finalità del progetto. Il primo impianto serve solo a “far cassa” ed è come se lo Stato costruisse una autostrada a 6 corsie in previsione di un flusso di traffico dagli sviluppi incerti costringendo tuttavia i cittadini a supportare i costi di investimento e manutenzione, mentre gli introiti saranno solo del gestore. Il tutto ha una sola Logica , aver individuato in Cupinoro il 4° Ecodistretto che Reg-Roma-AMA cercavano nell’area metropolitana e da asservire alle esigenze della Capitale. Il multimpianto di Roma-Rocca Cencia non è che l’esempio progettuale da riproporre e duplicare. Il previsto, sempre a Cupinoro, TMB “innovativo”, ci allarma non poco vuoi per i risvolti ambientali in un area fortemente degradata a causa della discarica esistente e vuoi per una strategia non confessata di produrre nel sito quel “CDR-Combustibile da Rifiuto” da poter utilizzare nelle vicine centrali termiche di Civitavecchia e Montalto di Castro. L’ENEL dopo aver premuto per l’approvazione del Decreto Clini, si è dichiarata “disponibile” a trasformare o adeguare alcune sezioni delle centrali per incenerire non solo i rifiuti urbani ma anche tutti i residui con “adeguato potere calorifico” (rifiuti industriali, gomme di automezzi ecc.). Siamo nel totale rispetto della vecchia logica capitalistica “ Il massimo del profitto con il minimo della spesa”. Rifiuto combustibile facilmente reperibile e disponibile a basso costo, praticamente a km 0, ma con tutte le ricadute economiche-ambientali sugli ignari cittadini-contribuenti.
L’ultima proposta regionale è l’apertura alla pratica del “Compostaggio di Comunità”, se non fossimo disincantati e giustamente diffidenti nei confronti della politica e dei politicanti laziali, esulteremmo, con moderata soddisfazione, per il cambio di visione dei governanti su un tema che da sempre, come Comitato(Alternativa Sostenibile) caldeggiamo e diffondiamo, ma, conoscendo troppo bene i “nostri polli” e il pollaio nel quale razzolano, crediamo opportuno applicare l’analisi “logica” a quanto scrivono . Enunciazioni (punto 3):
• (e) …nelle zone del Lazio meno favorite da un punto di vista logistico,
(r) Solo le realtà disagiate e distanti dai centri di compostaggio industriale possono chiudere il circuito del loro rifiuto umido con impianti di “Comunità” ?
• (e) …impianti di piccola taglia che abbiano una tecnologia di contenuto impatto ambientale,
(r) Enunciazione in malafede o riportata per “Ignoranza da ignoscere” ? I Compostatori aerobici di comunità , non hanno nessun impatto ambientale.
• (e)…a servizio di un numero di abitanti limitato.
(r) Qual’è il riferimento numerico di “limitato” ? 1, 2 , 100 o 1000 ?. Esistono impianti che singolarmente potrebbero essere utilizzati da realtà di medie dimensioni (< = a 10.000 abitanti) e conoscendo un po’ di matematica si potrebbe applicare in consistenze urbane medio grandi, anche la logica degli “insiemi, multipli e sottomultipli” .
La dura realtà è che siamo nelle mani di soggetti incapaci e politicamente scorretti e che non hanno in nessuna considerazione la salubrità e gli interessi collettivi dei cittadini . Fanno finta di dimenticare che il Lazio ha un costo medio per la gestione dei rifiuti tra i più alti in Italia, che non esistono tariffe regolamentate e predeterminate per lo smaltimento dei rifiuti, che non esistono Leggi Regionali, in attuazione a dispositivi nazionali, per l’individuazione di aree non idonee alla realizzazione di impianti a biogas-biomasse , che la percentuale regionale di raccolta differenziata è assolutamente ridicola (anno 2013 pari a 26,48 %), peggio di noi solo la Sicilia. Francamente utilizzare i Fondi Europei per risolvere un problema che ha visto i politici sempre solidali con gli interessi di Cerroni ci sembra un ossimoro, anche perché ed è opportuno ricordarlo , nel saldo dare/avere con l’Europa, tra il 2007 e il 2013 ogni italiano ha “versato” ben 623 euro, mentre il nostro Paese ha utilizzato solo 35,4 miliardi di euro dei 47,3 messi a disposizione dai Fondi strutturali. Dobbiamo ancora utilizzare 12 miliardi di euro e visti i tempi tecnici per la progettazione e le autorizzazioni sicuramente li perderemo. Una buona parte dei 35,4 miliardi, destinati a progetti autorizzati, probabilmente non arriveranno mai poiché molte amministrazioni per vizi di forma o ritardi strutturali, non sono state in grado di rendicontare .
Comitato “Alternativa Sostenibile”
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