Ecco contro chi devono combattere l'Amministrazioni locali e l'Amministrazione di Roma. Mafia Capitale non è quella che vi raccontano, anzi, la MAFIA ROMANA è ancora più forte di prima.
Il gruppo criminale Casamonica, non si ferma a Roma, ma c'è anche in Provincia, come a Bracciano:Tra le principali consorterie criminali autoctone attive sul territorioromano si rileva la famiglia dei Casamonica, un gruppo di originenomade da decenni stanziale nella Capitale. “I Casamonica vengono deportati a Roma durante il fascismo - ha spiegato il magistrato Guglielmo Muntoni. Si tratta di un fenomeno criminale complesso, composto da diverse famiglie: Casamonica, Di Silvio, Di Guglielmo, Di Rocco e Spada, Spinelli, tutte strettamente connesse fra loro sulla base di rapporti fra capostipiti, a loro volta sposati con appartenenti alle varie famiglie. Complessivamente parliamo di un migliaio di persone operanti illegalmente a Roma” «Una delle caratteristiche dei Casamonica -spiegano i magistrati della Dna - è che quasi tutti i matrimoni avvengono all’interno del clan, determinando vincoli di parentela che accomunano,in linea materna o paterna, la quasi totalità dei nuclei familiari rendendo anche complessa l’identificazione dei singoli soggetti a cui vengono attribuiti nominativi sempre ricorrenti» 170 . Queste famiglie operano principalmente nella periferia sud di Roma (Tuscolana, Anagnina, Tor Bella Monaca e altre aree meridionali della città) ma sono presenti anche nella zona della Borghesiana, nonché località dei Castelli Romani, a Ciampino, Albano, Marino e Bracciano.
Se qualcuno pensa che Mafia Capitale finisca con la cronaca dell’arresto di Carminati, Buzzi e soci si sbaglia di grosso.
Secondo l’ultimo rapporto 2016 dell’Osservatorio tecnico-scientifico per la sicurezza e la legalità:
“Roma è governata da 76 clan mafiosi, che si spartiscono il territorio in maniera scientifica.”
“Si tratta perlopiù di “famiglie”, cosche e clan, nonché consorterie autoctone, che hanno operato e operano in associazione fra loro commettendo reati aggravati dal metodo mafioso e con la finalità di agevolare l’organizzazione criminale di cui fanno parte.Sulla Capitale e nel territorio della provincia di Roma, incidono circa 76 clan, 23 invece sono le organizzazioni dedite al narcotraffico, nei diversi quartieri che compongono il territorio capitolino.”
E pensare che l’Osservatorio che ha redatto il rapporto è stato costituito con decreto del Presidente della Regione Lazio il 24 luglio 2013. Quando il Sindaco di Roma era Alemanno, il politico più in vista di una città segnata dal sole delle Mafie.
MAFIA CAPITALE, ROMA (E LO STATO) SOTTO SCACCO
Il degrado, la lentezza nei lavori, gli sprechi, la disoccupazione alle stelle: sono tutti fattori che dipendono da Mafia Capitale.
L’economia legale viene soggiogata dall’economia mafiosa e lo Stato non ha i mezzi (o non vuole averli) per contrastare lo strapotere dei clan.
Basti pensare che, come rivela il Rapporto 2016:
“Nel periodo dal 1996 al febbraio 2001, vi sono state complessive 37 richieste di misure di prevenzione patrimoniale. Ne sono state accolte 18 e respinte 5. Le rimanenti sono tuttora pendenti dopo l’emissione del provvedimento di sequestro.La linea di tendenza delle richieste è crescente ed altrettanto quella dei provvedimenti di accoglimento.Nel periodo considerato sono stati gestiti e amministrati beni e patrimoni per centinaia di miliardi. Sono stati, inoltre, definiti procedimenti relativi a notevoli consistenze e a “personaggi eccellenti”, come: Aldo De Benedettis, Enrico Nicoletti e Manlio Vitale (nel 1996); Marcello Speranza, Angelo Coarelli e Matilde Ciarlante (nel 1998); Andrea Belardinucci, Mauro Di Giandomenico, Antonio Nicoletti, Alessandro Battistini, Luigi De Giorni, Angelo Angeletti, Ciro Maresca, Voiko Misanovic, Fausto Pellegrinetti, Franco Gambacurta (nel 2000); Daniela Scalambra e Primo Ferrareso (nel 2001).”
Nonostante la linea di tendenza al sequestro patrimoniale dei beni mafiosi sia crescente parliamo di numeri ancora troppo bassi:37 richieste a fronte di 76 clan.
IL MONDO DI MEZZO
La descrizione più lucida di quel che è diventata Roma la fornisce il procuratore generale presso la corte d’Appello di Roma, Giovanni Salvi:
“L’associazione di stampo mafioso emersa nelle indagini denominate “Mondo di Mezzo” presenta caratteristiche proprie, solo in parte assimilabili a quelle delle mafie tradizionali e agli altri modelli di organizzazione di stampo mafioso fin qui conosciuti.La forza d’intimidazione del vincolo associativo e le conseguenti condizioni di assoggettamento e di omertà sono infatti generate dal combinarsi di fattori criminali, istituzionali, storici e culturali che delineano un profilo del tutto originale e originario.Originale perché l’organizzazione criminale presenta caratteri suoi propri, in nulla assimilabili a quelli di altre consorterie note; originario perché la sua genesi è propriamente romana, nelle sue specificità criminali e istituzionali.Questo gruppo criminale costituisce il punto d’arrivo di organizzazioni che hanno preso le mosse dall’eversione di estrema destra, anche nei suoi collegamenti con apparati istituzionali, che evolse, in alcune sue componenti, nel fenomeno criminale della Banda della Magliana. La memoria ci porta ad antiche vicende, senza il cui ricordo quelle di oggi non si comprendono.”
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