Un problema culturale. L'attenzione che la politica locale pone per
questi temi è sempre estremamente marginarle (nei casi più fortunati) se non
addirittura nulla. In genere si pensa che il problema non ci tocchi
direttamente o quanto meno interessa solo una piccola fetta di popolazione (i
disabili) i quali molto spesso non rappresentano un ambito "target"
elettorale. Tale visione non è mai stata più lontana dalla realtà! E la
questione investe in modo evidente l'ambito politico. L'abbattimento delle
barriere architettoniche quando non serve solo al giusto e sacrosanto scopo di
rendere la vita dei portatori di disabilità, più semplice e dare ad essi pari
dignità, si configura più in generale come intervento atto a rendere più
semplici e sicure le attività di vita quotidiana e mobilità dei cittadini che
non siano necessariamente disabili; pensiamo agli anziani, ai bambini, alle
donne incinte o ai genitori con passeggini... insomma tutta gente comune,
"normale" per così dire, che tuttavia dinanzi ad un marciapiede
eccessivamente alto, una fioriera mal posta o accessi troppo stretti, scale,
rampe troppo ripide, ecc. possono avere forti disagi e una percezione della qualità
della vita urbana bassa o quantomeno al di sotto dei livelli di accettabilità.
Quindi, a nostro parere, è necessario che vengano attuati quegli strumenti
meta-progettuali di pianificazione urbana atti a programmare questa tipologia
di interventi che vanno sotto il nome di "P. E: B.A. - Piani per
l'Eliminazione delle Barriere Architettoniche", sempre più disattesi dagli
amministratori locali e dalle politiche di pianificazione e gestione del
territorio.
Abbiamo
proposto delle Linee Guida, che siano propedeutiche a formulare un efficace e
completo piano di interventi per il superamento delle barriere architettoniche,
che condizionano negativamente la qualità della vita di una fascia di Cittadini
ben più ampia di quanto si possa immaginare.
Possiamo quindi
definire il P.E.B.A come uno strumento meta-progettuale, necessario ad avviare
procedure coordinate, per eseguire quegli interventi di
"attenuazione" dei conflitti uomo-ambiente. È quindi il preludio, la
base, sulla quale iniziare tutte quelle azioni di "design urbano" che
mirano ad interventi più o meno dedicati. Uno strumento di conoscenza al fine
di poter iniziare concretamente le azioni di progettazione in grado di mirare
all'innalzamento della qualità della rete di servizi, non solo mirando ad
interventi tesi all'eliminazione delle barriere architettoniche, ma anche a
migliorare la rete dei trasporti pubblici e della mobilità in generale,
partendo dalle necessità di chi maggiormente richiede attenzioni, per giungere
a definire risposte, capaci di garantire standard di vita urbana elevati a cui
mira una città solidale e quindi accessibile. Secondo questa visione, il piano
è così strumento, trasversale, di analisi e verifica, necessario per
alfabetizzare, utenti e gestori della città ad una cultura dell'accessibilità.
La legge quadro italiana che tratta il problema dell'accessibilità è la legge
13/89 che stabilisce i termini e le modalità in cui deve essere garantita
l'accessibilità ai vari ambienti, con particolare attenzione ai luoghi pubblici.
Il D.M. 236/89 (decreto attuativo) si addentra maggiormente nella parte tecnica
ed individua tre diversi livelli di qualità dello spazio costruito.
Completato il
censimento, considerando le oggettive difficoltà finanziarie dell’Ente, sarà
obiettivo dell’Amministrazione reperire, tra risorse interne e partecipazione a
bandi pubblici di finanziamento pubblicati dalla Regione Lazio, gli importi
necessari alla realizzazione degli interventi individuati. Parallelamente,
Comune e Cittadinanza procederanno in stretta e fattiva collaborazione,
affinché si sviluppi una maggiore sensibilità sulla materia, che eviti la
futura realizzazione di interventi che producono nuove barriere
architettoniche.
In Allegato linkabile la nostra Mozione
In Allegato linkabile la nostra Mozione
Nessuno deve rimanere indietro!
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