Cupinoro. Un’ipotesi insediamentale tra il lago di Bracciano e il mar Tirreno.
Sporadici ritrovamenti, scavi archeologici limitati, scarse segnalazioni alle autorità, questa zona non è mai stata sottoposta ad attività di ricerca territoriale archeologica e storica. Il fatto che una delle principali città etrusche, Cere, si trovi in posizione intermedia con i suoi tre porti commerciali di Alsium (presso Palo), Pyrgi (Santa Severa), Punicum (forse in corrispondenza di Santa Marinella), fa supporre che l’intera area fosse sottoposta al suo controllo: sappiamo, infatti, che ciascuna città controllava la fascia di territorio circostante comunque abitata.
Cere ha restituito testimonianze che vanno dal X-IX secolo, periodo in cui cominciamo ad intravedere nella cultura materiale quei tratti che successivamente hanno contraddistinto la civiltà degli etruschi, fino all’età romana e rappresenta un centro che via via è andato crescendo fino divenire una città potente in un territorio particolarmente fertile e adatto all’agricoltura.
In generale, nella fase arcaica, per lungo tempo denominata “villanoviana” dagli studiosi, quel territorio definito Etruria appariva suddiviso in comprensori articolati in gruppi di villaggi ravvicinati tra di loro con necropoli distinte.
Via via, in quelle aree maggiormente propizie e favorevoli si sono creati dei centri sempre più grandi, fino poi a formare delle città accomunate da molti aspetti culturali ma autonome.
Accanto alle città vi erano le relative necropoli e piccoli agglomerati sparsi, forse l’equivalente delle nostre fattorie.
Sulle rive del lago di Bracciano non è stata trovata nessuna città etrusca: le necropoli di Trevignano Romano, l’acquedotto di Bracciano sono però testimonianze valide di possibili centri abitati come anche la frequentazione in epoca etrusca delle terme di Vicarello.
Dal IV secolo a.C. cominciò un periodo di crisi culminato nella conquista da parte di Roma di Veio, Cere e delle altre città etrusche che continuarono a vivere, ma sotto il dominio di Roma: allora le vie di comunicazioni vennero potenziate costruendo strade che sono giunte sino a noi, come la via Clodia nell’entroterra e l’Aurelia sulla costa. Gli stessi insediamenti etruschi vennero romanizzati con l’edificazione di ville e il cambiamento della cultura e forse dei modelli di vita espressi negli oggetti materiali.
Il modello della villa si sviluppò dopo la metà del II secolo a.C. a seguito dell’entrata in crisi di numerosi piccoli e medi insediamenti rurali medio-repubblicani. Le ville appartenevano a ricchi Romani o a notabili delle aristocrazie locali, i quali, a seguito del denaro e dei beni a loro disposizione dopo la conquista dell’oriente, nonché di specifici provvedimenti normativi, scelsero come destinazione privilegiata per i loro investimenti e la realizzazione delle loro delectationes le campagne. Si affermò così il modello classico di villa, caratterizzato dal collegamento con il centro urbano grazie alla prossimità a importanti vie di comunicazione.
Accanto alle ville vere e proprie esistevano altri edifici rurali, come le case coloniche, le ville ristrutturate, praetoria. Vi erano ville rustiche e ville con pars urbana e pars rustica composte da edifici di vario tipo.
Nell’area circostante la località Cupinoro sono segnalati numerosi resti di epoca etrusca e romana che possono corrispondere al suddetto sviluppo insediamentale dal X-IX secolo a.C. fino al declino del potere di Roma.
Dal momento che sono segnalate anche rovine medievali impiantate su ville romane, seguendo il modello del complesso delle Mura di S.Stefano, ad Anguillara Sabazia, si può supporre l’esistenza di domuscultae, cioè grandi tenute agricole amministrate dal papato note nel Lazio tra l’VIII e il IX secolo.
Si tratta soltanto di ipotesi basate su dati archeologi poco approfonditi e su dati storici generali, solo adeguate ricerche sul campo possono aiutarci a definire meglio il quadro storico, quindi, qualsiasi opera “industriale” o relativa a discarica, dovrebbe essere al momento evitata.
Cere ha restituito testimonianze che vanno dal X-IX secolo, periodo in cui cominciamo ad intravedere nella cultura materiale quei tratti che successivamente hanno contraddistinto la civiltà degli etruschi, fino all’età romana e rappresenta un centro che via via è andato crescendo fino divenire una città potente in un territorio particolarmente fertile e adatto all’agricoltura.
In generale, nella fase arcaica, per lungo tempo denominata “villanoviana” dagli studiosi, quel territorio definito Etruria appariva suddiviso in comprensori articolati in gruppi di villaggi ravvicinati tra di loro con necropoli distinte.
Via via, in quelle aree maggiormente propizie e favorevoli si sono creati dei centri sempre più grandi, fino poi a formare delle città accomunate da molti aspetti culturali ma autonome.
Accanto alle città vi erano le relative necropoli e piccoli agglomerati sparsi, forse l’equivalente delle nostre fattorie.
Sulle rive del lago di Bracciano non è stata trovata nessuna città etrusca: le necropoli di Trevignano Romano, l’acquedotto di Bracciano sono però testimonianze valide di possibili centri abitati come anche la frequentazione in epoca etrusca delle terme di Vicarello.
Dal IV secolo a.C. cominciò un periodo di crisi culminato nella conquista da parte di Roma di Veio, Cere e delle altre città etrusche che continuarono a vivere, ma sotto il dominio di Roma: allora le vie di comunicazioni vennero potenziate costruendo strade che sono giunte sino a noi, come la via Clodia nell’entroterra e l’Aurelia sulla costa. Gli stessi insediamenti etruschi vennero romanizzati con l’edificazione di ville e il cambiamento della cultura e forse dei modelli di vita espressi negli oggetti materiali.
Il modello della villa si sviluppò dopo la metà del II secolo a.C. a seguito dell’entrata in crisi di numerosi piccoli e medi insediamenti rurali medio-repubblicani. Le ville appartenevano a ricchi Romani o a notabili delle aristocrazie locali, i quali, a seguito del denaro e dei beni a loro disposizione dopo la conquista dell’oriente, nonché di specifici provvedimenti normativi, scelsero come destinazione privilegiata per i loro investimenti e la realizzazione delle loro delectationes le campagne. Si affermò così il modello classico di villa, caratterizzato dal collegamento con il centro urbano grazie alla prossimità a importanti vie di comunicazione.
Accanto alle ville vere e proprie esistevano altri edifici rurali, come le case coloniche, le ville ristrutturate, praetoria. Vi erano ville rustiche e ville con pars urbana e pars rustica composte da edifici di vario tipo.
Nell’area circostante la località Cupinoro sono segnalati numerosi resti di epoca etrusca e romana che possono corrispondere al suddetto sviluppo insediamentale dal X-IX secolo a.C. fino al declino del potere di Roma.
Dal momento che sono segnalate anche rovine medievali impiantate su ville romane, seguendo il modello del complesso delle Mura di S.Stefano, ad Anguillara Sabazia, si può supporre l’esistenza di domuscultae, cioè grandi tenute agricole amministrate dal papato note nel Lazio tra l’VIII e il IX secolo.
Si tratta soltanto di ipotesi basate su dati archeologi poco approfonditi e su dati storici generali, solo adeguate ricerche sul campo possono aiutarci a definire meglio il quadro storico, quindi, qualsiasi opera “industriale” o relativa a discarica, dovrebbe essere al momento evitata.
Autrice: Elena Felluca