10 ragioni per il NO
1. Il Senato non viene abolito: viene eliminato il voto dei cittadini. A
eleggere i senatori saranno i consiglieri regionali, nonostante la Costituzione
sancisca all’art. 1 che «la sovranità appartiene al popolo».
2. Il nuovo Senato sarà composto da 74 consiglieri
regionali, 21 sindaci, 5 senatori nominati dal Presidente della Repubblica per
7 anni. Così diventa, in sostanza, un “dopolavoro” per sindaci e
consiglieri regionali, gli stessi degli scandali degli
anni passati, che godranno di immunità parlamentare.
3. Il numero di deputati rimarrà
di 630, lasciando così una Camera pletorica con le stesse
altissime indennità.
4. Le competenze del Senato resteranno numerose, su
diverse materie e molto gravose: come faranno sindaci e consiglieri regionali
a coniugare mandato territoriale e mandato senatoriale?
5. La tanto ventilata semplificazione è in realtà un
miraggio: aumenteranno le procedure legislative e la divisione
per materie causerà conflitti di attribuzione.
6. Si crea una sproporzione totale rispetto alla
Camera, assolutamente priva di senso: avremo 100 senatori da una parte e
630 deputati dall’altra. I primi eleggeranno due giudici costituzionali, i
secondi solo tre, per fare un esempio.
7. Il Senato non costituirà un contro potere esterno
rispetto alla Camera, non avendo particolari poteri di inchiesta e controllo.
Non sono previsti neppure contro poteri interni alla Camera.
8. Grazie all’Italicum, che garantisce 340 seggi alla
Camera a prescindere dai voti ottenuti, si andrà verso un “premierato
assoluto” dato che solamente la Camera darà la fiducia.
9. La riforma restringe le possibilità di
partecipazione diretta dei cittadini alle scelte politiche.
10. La riduzione dei costi è minima, nemmeno
paragonabile a quanto si otterrebbe dal dimezzamento di deputati e senatori,
dato che i nuovi senatori godranno comunque di rimborsi e diarie.
A) Questa riforma non unisce ma divide e impedisce ai cittadini, in combinato con una pessima legge elettorale, di scegliersi i propri rappresentanti in Parlamento. Infatti, con la revisione costituzionale targata Renzi-Boschi-Verdini, c’è un notevole accentramento di poteri a favore dell’esecutivo a danno dei cittadini e della loro rappresentanza parlamentare e un accentramento di poteri a favore dello Stato a danno delle regioni. Di fatto il principio cardine dell’articolo uno della Costituzione, che stabilisce che la sovranità appartiene al popolo, seppur non toccato direttamente dalla riforma, viene svuotato di significato ancora più di quanto non lo sia stato fino a oggi e diventa lettera morta.
B)I principi dell’uguaglianza e della libertà del voto, sanciti dall’articolo 48 della Costituzione, secondo il quale “ll voto è personale ed eguale, libero e segreto”, vengono aggirati, anche per effetto dell’Italicum. Infatti, i nuovi senatori non saranno eletti direttamente dai cittadini, ma nominati tra i consiglieri (74) regionali e i sindaci (21) più i 5 di nomina presidenziale. Per quanto riguarda la Camera dei deputati l’Italicum, contraddicendo le indicazioni della Corte costituzionale che ha bocciato il Porcellum, ha reintrodotto in un’altra forma il sistema delle liste bloccate, creando collegi di piccole dimensioni e rendendo bloccati i capilista. I partiti, quindi, si sono assicurati la possibilità di nominare direttamente almeno due terzi dei parlamentari, impedendo di fatto agli elettori di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento, come prescrive l’art. 48 della Costituzione. Questo articolo viene aggirato: la legge elettorale, che Renzi ha fatto cucendola addosso al Pd quando vinse le europee, presenta gli stessi vizi di costituzionalità della precedente legge, il cosiddetto “porcellum”.
Come ha stabilito la sentenza della Corte costituzionale sulla legge elettorale di Calderoli, infatti, essa viola il principio costituzionale dell’uguaglianza del voto in quanto la distorsione che si determina quando il voto di un cittadino ad un partito che non ottiene il premio di maggioranza vale meno di quello di chi per un solo voto in più ottiene il premio. Non costituisce, infatti, un incidente imprevedibile prima delle elezioni, un inconveniente di fatto dovuto ad esempio alla frammentazione partitica o alla pluralità dei collegi (come può avvenire ad esempio nei sistemi maggioritari vigenti in Francia o Gran Bretagna), ma è, «il risultato di un meccanismo irrazionale normativamente programmato per determinare tale esito».
Il meccanismo di attribuzione del premio di maggioranza prefigurato dall’Italicum, in altre parole, non fa in modo che diversi partiti si aggreghino per ottenere un voto omogeneo, ma è stato studiato appositamente per dare un enorme numero di seggi parlamentari a un partito che ha quasi gli stessi voti di un altro partito: una previsione che sempre secondo la Corte costituzionale nella sentenza sul porcellum, è «taleda determinare un’alterazione del circuito democraticodefinito dalla Costituzione». Ed è proprio ciò che accadrà, in Italia, con l’Italicum e la perversa combinazione con la riforma.
C) Avremo un Parlamento composto quasi esclusivamente da nominati. Riforma e legge elettorale, infatti, permetteranno ai politici di eleggere altri politici. I nuovi senatori saranno indicati dai partiti dei vari Consigli regionali; il metodo per determinare come saranno scelti concretamente i senatori secondo la riforma è talmente contorto che è difficile anche per gli specialisti capire come attuarlo, ed è probabile che ad essere nominati come futuri parlamentari siano coloro, fra consiglieri e sindaci, più fedeli ai capi partito. Insomma dei soldatini che non faranno alcuna resistenza ai provvedimenti in cui ci sarà un esplicito interesse per gli amici della casta e che non saranno di nessuna utilità per i cittadini. Alla Camera i 2/3 dei deputati saranno nominati con il meccanismo dei capilista bloccati, in spregio al voto di preferenza, con gli stessi esiti in termini di controllo degli eletti da parte dei capi dei partiti e soprattutto dell’unico capo politico del partito che grazie all’Italicum prenderà la maggioranza, pur essendo minoranza nel Paese.
D) Alla mancata abolizione del Senato che, invece, se approvata, avrebbe comportato un notevole risparmio per le casse dello Stato, si aggiunge la confusione provocata dai procedimenti legislativi che, dai due odierni, costituzionale e ordinario, passano a dieci. Inoltre l’iter legislativo invece di essere più breve, diventerà più lungo. Infatti sono previste oltre 20 materie che dovranno passare obbligatoriamente all’esame delle due Camere e c’è il concreto rischio che, su molte di queste, si inneschino dei conflitti di attribuzione e competenza che potrà risolvere solo la Corte Costituzionale, con una conseguente grave paralisi dell’attività legislativa del Parlamento, perché l’effettiva composizione dei conflitti attraverso il giudizio della Corte può durare mesi. Per comprendere le conseguenze nefaste di questa riforma a tutto questo bisogna aggiungere il fatto che i senatori part time, dato che saranno scelti fra i consiglieri regionali e i sindaci, potranno godere dell’immunità parlamentare, diaria e rimborsi vari e che, pur non avendo specifiche competenze in materia, dovranno legiferare su materia di rilevanza costituzionale e che riguardano l’appartenenza dell’Italia all’Ue. Inoltre opereranno senza vincolo di mandato in Parlamento e quindi non dovranno rappresentare necessariamente gli enti territoriali dai quali sono stati eletti, ma risponderanno solo ai partiti che li hanno fatti nominare.
E) Il trio Renzi-Boschi-Verdini ha sempre mentito e preso in giro gli italiani parlando di un miliardo di euro di risparmi, venendo clamorosamente e puntualmente smentito da una nota della Ragioneria generale dello Stato, ente governativo, datata 28 ottobre 2014 che, invece, ha stimato in 57,7 milioni di euro gli effettivi risparmi di questa riforma per le casse dello Stato. Noi riteniamo che sia una grossa occasione persa per dare un vero taglio ai costi della politica, come voleva il M5S che, fra i vari interventi, aveva proposto una drastica diminuzione del numero dei parlamentari, dai 730 del DDL Boschi a 473 in totale) e l’abolizione dei senatori a vita, a meno che non fossero gli stessi elettori a volerli. Invece il Senato rimarrà in piedi con i propri uffici, personale, gruppi parlamentari e commissioni parlamentari, con tutti i relativi costi. Altro che risparmio per i cittadini: questo è l’inganno più grande di questo obbrobrio.
F) Ad oggi, i cittadini possono concretamente partecipare all’attività legislativa del Parlamento, tramite le leggi di iniziativa popolare, con la raccolta di 50 mila firme, che vengono poi esaminate in Parlamento. E’ uno degli strumenti a disposizione degli italiani che deriva dal principio della sovranità popolare sancito dalla Carta costituzionale. Portando la soglia delle firme da raccogliere a 150 mila, sarà molto più difficile per i semplici cittadini suggerire delle proposte di legge al Parlamento. Lo stesso discorso vale per il lo strumento del referendum abrogativo. È vero che è stato ridotto il quorum affinché la consultazione popolare sia dichiarata valida (quorum che passerebbe dal 50% più uno degli aventi diritto alla maggioranza dei votanti alle ultime elezioni per la Camera dei deputati), ma la validità della consultazione, che il M5S avrebbe voluto in ogni caso (la scelta del popolo è sempre valida), sarà più facile solo nel caso di raccolta di un numero di firme molto più elevato, che passa, irragionevolmente, da 500 mila a 800 mila. In questo modo aumenta la distanza fra gli elettori e le istituzioni e la possibilità che i cittadini hanno per esprimersi viene ulteriormente ostacolata.
G) Questa riforma può produrre una deriva autoritaria, introducendo una forma di presidenzialismo mascherato privo dei meccanismi di equilibrio e dei sistemi di pesi e contrappesi istituzionali tipici degli altri sistemi presidenziali democratici. Infatti il Capo del Governo, come capo politico del primo partito che vince le elezioni otterrebbe, con un’investitura indiretta del popolo, uno strapotere incontrastato sia nel Governo che in Parlamento. Sarebbe per legge sia il capo del Governo che il capo della maggioranza nella sola Camera che rimarrà. Dato che la maggioranza dei parlamentari sarà costituita da nominati e viste le modalità di elezione degli organi costituzionali di garanzia, il Capo del Governo non avrà nessun problema, ad esempio, nel far eleggere un Presidente della Repubblica a lui gradito o i membri della Corte costituzionale e del Consiglio superiore della magistratura di nomina parlamentare. Avrà anche una maggiore influenza nella scelta della governance della Rai, più di quanto non accada già ora, e nella composizione degli organismi di controllo come le Authority. Le leggi dell’esecutivo potranno avere sempre una corsia preferenziale; su queste leggi il Governo potrà continuare a porre la fiducia e a superare qualsiasi proposta di modifica con i maxiemendamenti. Infine, con la “clausola di supremazia” prevista dalla riforma, si darà allo stesso Governo, invece che al Parlamento, il potere di scavalcare le Regioni nell’attività normativa anche negli ambiti attualmente riservati alle Regioni.
H) La riforma della Costituzione, legge fondamentale della nostra Repubblica, alla stesura del cui testo, nell’immediato dopoguerra, hanno contribuito concordemente tutte le forze politiche che avevano liberato l’Italia dal nazifascimo, avrebbe dovuto avere il massimo consenso da parte dell’arco parlamentare. Invece questa riforma scritta con i piedi non solo è stata approvata senza tener conto delle proposte di modifica delle opposizioni, usando espedienti irrituali e antidemocratici, come quello dell’emendamento chiamato “canguro” che ha eliminato tutti gli emendamenti non in linea con i sostenitori della riforma, ma è stata portata avanti da una maggioranza composta da partiti che nemmeno si sono mai presentati alle elezioni, come l’NCD di Alfano o ALA di Verdini, e che vedeva tra le sue fila politici coinvolti in gravi inchieste giudiziarie come Verdini, Azzolini, Formigoni, Bilardi, Aiello, Cardidi, Barani, Conti, Scavone, Di Biagio e Gentile. Sul capo di questi nuovi ‘padri costituenti’ pesano accuse di associazione a delinquere, corruzione, frode, voto di scambio, bancarotta, concussione, finanziamento illecito, omesso versamento all’erario, abuso d’ufficio, peculato e tantio altro. Ci basti pensare che costoro si sono permessi di mettere mano alla nostra Costituzione.
I) Con un Senato interamente nominato e con una Camera quasi interamente eletta con le liste bloccate, sarà più facile per i vincitori delle elezioni controllare i propri parlamentari, il cui unico intento sarà quello di mantenere la poltrona, e che quindi si prostreranno al loro padrone e approveranno qualsiasi porcheria che gli venga chiesta. I meccanismi della corsia preferenziale delle leggi del Governo e della clausola di supremazia servono ad annullare anche qualsiasi contrasto venga dalle opposizioni o dal rispetto dei diritti delle minoranze parlamentari che, nella riforma, sono solo citati e non sono neanche esplicitamente codificati. Questo significa che nessuno si potrà opporre all’introduzione di leggi che producano la compressione ulteriore dei diritti fondamentali o ad interventi di macelleria sociale: diritti come quello all’istruzione, alla salute, alla pensione e all’ambiente, che gli ultimi Governi hanno già gravemente compromesso potranno essere più facilmente compressi e così ulteriormente calpestati anche i diritti dei lavoratori. È per questo motivo che gli interventi sulle Costituzioni antifasciste come quella italina, che proteggono questi diritti, sono stati indicati come necessari proprio dalle grandi banche d’affari responsabili della crisi come la JP Morgan.
L) La maggioranza che ha approvato questa riforma è stata eletta con una legge elettorale (il Porcellum) dichiarata incostituzionale perché ha prodotto un Parlamento di nominati e non di eletti. Questo Parlamento non era dunque legittimato dalla volontà popolare anche nell’approvare leggi ordinarie, figuriamoci se poteva metter mano alla riforma della Costituzione. Inoltre, se ciò non bastasse, questa revisione costituzionale è stata iniziata dal Governo e portata avanti su spinta dell’esecutivo e non dal Parlamento, unico organo deputato a farlo. Le modifiche della Costituzione, dunque, non sono espressione della volontà del popolo.