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domenica 24 agosto 2014

Diffidate dei falsi 5 stelle

l simbolo del MoVimento 5 Stelle può essere utilizzato soltanto dalle liste certificate. L'elenco si trova nel sito del M5S e chiunque lo può leggere. Chi non è presente è diffidato a usarlo. Nei casi in cui l'abuso è stato segnalato, è stata inviata una diffida (talvolta due) dal mio studio legale.

L'utilizzo di un simbolo di un movimento politico è tutelato dalla legge per ovvie ragioni e per questo reato è prevista la condanna penale. In futuro mi vedrò mio malgrado costretto alla denuncia, in particolare per chi, già diffidato, continua a farne uso. Invito i giornalisti a verificare l'elenco delle liste certificate nel sito del M5S prima di avallare interviste a chiunque dichiari di disporre dell'utilizzo del simbolo del M5S. Basta un click per leggerle.

Rinnovo l'invito a tutti gli attivisti sul territorio a utilizzare la mail listeciviche@beppegrillo.it oppure "Segnala l'uso non autorizzato del logo" per prevenire eventuali abusi.

Fonte: Beppe Grillo

sabato 9 agosto 2014

Cupinoro riapre. Di nuovo?



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Bella a buasserie, bello l'armadio, belle e cassapanche... bello, bello, bello tutto... bravi, adesso ve ne potete pure anna’: questa, tradotta in arcitaliano, la risposta del Consiglio dei ministri ai comitati e ai cittadini che da mesi contribuiscono al dibattito sulla destinazione finale della discarica di Cupinoro. Purtroppo la “monnezza” è più importante di voi, che nun contate niente: rinnovata l’Autorizzazione Integrata Ambientale per la discarica.


Come da migliore tradizione italiana, nel periodo estivo in cui gli italiani sono lontani, il Ministero dell’Ambiente, con in testa il democratico centrista Galletti, chiama una nuova «Conferenza di Servizi appositamente convocata per comporre i diversi interessi implicati e, tenuto conto dell’esigenza primaria di garantire la sicurezza dell’area, ha condiviso i pareri favorevoli all’accoglimento della richiesta. Il rinnovo dell’AIA ha per oggetto i piani di gestione ed i piani di monitoraggio, sorveglianza e controllo della discarica, a fini di messa in sicurezza» - Comunicato Stampa del Consiglio dei Ministri 8 agosto 2014 http://www.governo.it/Governo/ConsiglioMinistri/dettaglio.asp?d=76500 - tradotto dal politichese, vuol dire conferimento di rifiuto tal quale, come prima e più di prima.
Sono anni che sulla discarica di Cupinoro si fanno promesse, per poi rimangiarsele, con tanto di scarpetta: è assurdo che dinanzi a propagande televisive, che vorrebbero il Paese virtuoso, civile, europeo, “riciclone” - per dirla con un neologismo da modernariato - il Governo si permetta di «comporre i diversi interessi implicati» in un mosaico perverso che stritola economia, ambiente e storia. L’Unione Europea, che il Governo invita nelle case quando deve imporre nuove tasse, viene messa alla porta quando impone all’Italia di chiudere le discariche a cielo aperto, e il rispetto del territorio in generale.
Mentre il partito del NO al progresso imbavaglia il nostro futuro proponendo finte soluzioni del secolo passato, il Movimento 5 Stelle di Bracciano dice SI allo sviluppo economico del territorio e alla soluzione dei problemi, attraverso la strategia delle 4 R: Riduco, Riuso, Riciclo, Recupero, per esempio come nei sistemi Vedelago o Capannori, che vantano la rigenerazione di materie prime e creano impatti occupazionali di rilievo, sia verso l’usato, di risulta e di recupero. Il ferro, l'alluminio e i metalli in genere, la plastica, la carta sono materiali, che puliti e riportati a un livello primigenio possono poi essere rimessi nella filiera di produzione, un ottimo esempio è il Centro di Riciclo Vedelago, Via Molino,  31050 Vedelago TV. Un diamante nella sfera italiana che nel 2008 ha vinto il premio nazionale "Comuni Virtuosi": perciò, che cosa impedisce di esportare questa concezione a Bracciano? Siamo rimasti inascoltati quando chiedevamo l’inizio di un nuovo cammino per Cupinoro che vedesse la sua costante ma definitiva chiusura con l’inserimento di una nuova concezione del rifiuto, per iniziare a parlare seriamente di materiale da riciclo e recupero, quanti soldi devono ancora spendere i cittadini in ecotasse e procedure d’infrazione? Per quanti anni ci costringerete a sentire quell’odore salamastro e nauseabondo di materiale di ogni tipo e natura in decomposizione, per quanto continuerà questo governo a provocare danni ambientali, ad attentare alla salute umana e animale? .
In questi mesi i cittadini braccianesi e limitrofi, hanno continuato a chiedere all’Amministrazione e, attraverso i Comitati, proprio al ministro Galletti l’inizio della bonifica e la messa in sicurezza del sito; bonifica che non è mai potuta iniziare a causa della distrazione dei soldi dei cittadini dal fondo post mortem, come spiegato anche dalle indagini della Guardia di Finanza e da dichiarazioni del primo cittadino. Il Ministro Galletti, invece di riportare l’attenzione sulla messa a norma del sito in quanto a bonifiche e pratiche di contenimento del percolato, sembra abbia focalizzato l’interesse a installare impianti come il Trattamento Meccanico Biologico e, considerando la situazione attuale del terreno che ospita la discarica, ci troveremo davanti anche ad un nuovo invaso da 450.000 mc, che, nella lingua orwelliana - unico idioma conosciuto dai nostri governanti oltre l’italiano - significa mettere in sicurezza un sito di discarica! Rimane il fatto che ad oggi manca una qualsiasi pianificazione seria e rispettosa anche del diritto al lavoro per la risoluzione definitiva del problema. Le partecipate sono un bene per l’economia della cittadina, sono dei cittadini e non dovrebbero portare un esclusivo guadagno alle amministrazioni! Le partecipate, fin quando gestite verso il bene comune sono un bene prezioso e devono rimanere pubbliche, siamo stanchi di questo gioco, fatto di vere e proprie negligenze, di provvedimenti a danno della cittadinanza, dell’ambiente e dell’economia in nome e per conto di una menzognera “emergenza” dove anche il cittadino è portato a pensare che questa sia l’unica alternativa, una realtà falsata e portata avanti ad arte per nascondere incuria e mancanza di volontà politica.

Alea iacta est


giovedì 7 agosto 2014

A Bracciano oltre il danno la beffa. Una media di 300 euro a utenza, per un consumo medio pari a quello di una famiglia di tre persone

A Bracciano oltre il danno la beffa. Una media di 300 euro a utenza, per un consumo medio pari a quello di una famiglia di tre persone

Di Stefano Vladovich
Un anno di arsenico negli acquedotti pubblici, poi un nuovo allarme fluoruri, infine la “batosta”. Dopo il divieto assoluto di utilizzo dell’acqua potabile a Bracciano (concentrazioni di arsenico di 15 mg/l su un limite massimo di 10 mg/l e di fluoruri, 2,3 mg/l, limite di 1,5 mg/l negli acquedotti Lega e Fiora), puntuali arrivano le cartelle per i pagamenti dell’acqua contaminata, il cui uso è stato vietato da un’apposita ordinanza comunale. È proprio il caso di dirlo: oltre al danno la beffa, ovviamente sotto forma di tributo. Una media di 300 euro a utenza, per un consumo medio pari a quello di un nucleo familiare composto da tre persone, la somma richiesta in questi giorni dal piccolo quanto contestato comune a Nord di Roma. Arrivo delle missive con allegati bollettini postali? Il 25 luglio, per un termine ultimo di pagamento (prima rata) del 31 luglio. “Siamo stati costretti persino a lavarci i denti con l’acqua minerale - ricordano a dir poco furibondi alcuni residenti della cittadina lacustre - e se si aveva una ferita non era possibile nemmeno lavarsi. Per cuocere la pastasciutta facevamo lunghe code davanti le uniche due fontanelle d’acqua potabile, sul lungolago Argenti. Era già accaduto nel 2010 e poi ancora nel 2011 quando l’acqua a Vigna di Valle era piena d’arsenico. Adesso ci chiedono fior di quattrini e nemmeno un euro di sconto. Vi sembra giusto?”. Una questione a dir poco spinosa per il primo cittadino Giuliano Sala. La conosce bene anche il suo collega di partito nonché sindaco Pd della capitale, Ignazio Marino. L’allarme nella zona Nord di Roma scoppia alla fine di febbraio quando, solo per caso, qualcuno scorge una piccola notizia sul sito istituzionale di Roma Capitale. I Municipi XIV e XV, Cassia, sarebbero avvelenati da concentrazioni di arsenico ben oltre i limiti di legge. Nemmeno un avviso alla cittadinanza che, ignara, continua a bere per altri giorni acqua contaminata. Sette gli acquedotti incriminati che servono migliaia di cittadini. A rendere nota la questione, però, un comunicato congiunto dei capogruppo regionale e capitolino di Forza Italia, Luca Gramazio e Giovanni Quarzo, oltre al locale club forzista con il presidente Vincenzo Leli. Imbarazzante il gap tra la dichiarazione d’emergenza dell’Arpa Lazio, l’Agenzia Regionale per l’Ambiente, e le istituzioni: sei giorni. Tornando a Bracciano è proprio di questi giorni, 25 luglio, la nuova emergenza legata ai fluoruri disciolti nell’acquedotto Lega (2,3 mg/l) nella zona compresa tra la strada provinciale Braccianese Claudia, la provinciale Settevene Palo e l’abitato Vigna di Valle, vicino l’aeroporto militare. L’amministrazione ha subito provveduto all’approvvigionamento idrico tramite autobotti, fino a quando sarà terminata l’emergenza. Allo stesso modo il Comune braccianese ha provveduto, senza pensarci un solo istante, a spedire le cartelle esattoriali per il “servizio dell’acquedotto” anni 2012 e 2013. Cosa che nel limitrofo comune di Fiumicino, almeno in parte, nessuno ha avuto il coraggio di fare. La cittadina aeroportuale, composta da almeno un’altra dozzina di realtà più o meno grandi fra cui Fregene, Focene, Isola Sacra, Maccarese, Torrimpietra, Palidoro, Aranova solo per citarne alcune, negli ultimi mesi le ha viste davvero tutte: arsenico nella pittoresca frazione di Tragliata, tubature in amianto a Testa di Lepre, sabbia e calcare nell’acqua di Aranova. Nel 2011 viene emessa un’ordinanza di divieto d’uso dell’acqua a Tragliata ma il tavolo tecnico per risolvere la questione, promesso dal sindaco, il senatore Pd Esterino Montino, pare non abbia portato a molto. Unica vittoria (di Pirro) delle associazioni di cittadini? L’esonero dal pagamento delle bollette relative ai consumi dell’acqua “avvelenata” dell’anno passato. L’Arsial, difatti, nel marzo scorso aveva inviato le sospensioni di questi tributi ai cittadini residenti nelle zone colpite dall’arsenico. Ironia della sorte, la lettera, datata e inviata il 26 Marzo, è stata recapitata dopo il termine ultimo di pagamento, 28 Marzo (primo e secondo semestre 2013 dichiarato sospeso dall’Arsial stessa). Più o meno come accaduto a Bracciano, con le debite differenze: qui le missive di pagamento, datate 20 maggio 2014, inspiegabilmente sono state consegnate due mesi (non due giorni) dopo. Sarà un caso ma il ritardo riesce a farle arrivare perfettamente a ridosso della prima scadenza. Nemmeno il tempo di protestare (l’ufficio competente è aperto tre volte a settimana, di cui una sola volta di pomeriggio). Tant’è. I cittadini di Fiumicino, dal canto loro, adesso chiedono la restituzione del denaro sborsato per gli anni precedenti al 2013, oltre ai rimborsi per quanti hanno effettuato il pagamento non dovuto. “È il caso che si prenda in esame anche il blocco retroattivo delle bollette precedenti - dicono i cittadini - e venga creato un fondo per rimborsare chi per anni ha versato soldi per un continuo disservizio”. Succederà anche nel comune lacustre? “Il sindaco di Bracciano dovrebbe prendere spunto da quanto accaduto a Fiumicino” dice una donna in coda allo sportello servizi idrici di via Principe di Napoli. “Per un anno - continua - c’è stato il divieto di lavarci con l’acqua contaminata. E abbiamo speso una barca di soldi. Giustizia vuole che adesso questo denaro ci venga restituito, almeno in parte considerando che il Comune ha poi provveduto a realizzare nuovi impianti di depurazione”. E gli esercizi pubblici? A Bracciano bar, ristoranti, panifici, fast food e altri sono stati costretti ad acquistare, naturalmente a proprie spese, dearsenificatori e filtri vari. “Rimborsi? Sarebbero pura fantascienza” - sostengono i consiglieri d’opposizione - visto che l’amministrazione ha acceso un nuovo mutuo per un milione e 700mila euro, della durata di 29 anni solo per pagare vecchi debiti”. Link:http://goo.gl/bJ14tp In allegato troviamo le ordinanze ASL RMF con Arsenico.http://goo.gl/sorCOR Chiediamo un ricorso attraverso.
Rivolgersi alla Confconsumatori Nazionalehttp://confconsumatorilazio.jimdo.com/
Oppure Codacons : http://www.codacons.it/

mercoledì 6 agosto 2014

Patto del Nazareno: ora è tutto più chiaro…

Patto del Nazareno: ora è tutto più chiaro…

Patto del Nazareno? Finalmente è tutto chiaro! Due interviste rilasciate da Renzi e Berlusconi ai rispettivi giornali di partito (Repubblica, il Giornale) chiariscono finalmente i dubbi attorno all’accordo tra i due leader politici. Per Matteo Renzi(parte sinistra della foto) il patto del Nazareno è stato scritto nero su bianco e contiene gli atti parlamentari riguardanti le riforme presentati dai due partiti(PD/FI), Berlusconi(parte destra della foto) sostiene che non ci sia nulla di scritto e smentisce categoricamente accordi sulla riforma della giustizia ed elezione del Presidente della Repubblica.
berlusconi-renzi

Caritas, durante la crisi poveri raddoppiati: 4,8 milioni!

Caritas, durante la crisi poveri raddoppiati: 4,8 milioni!

Austerità. Il rapporto Caritas «Il bilancio della crisi»: «Ci vuole il reddito di inserimento sociale». Ma per il ministro del lavoro Giuliano Poletti «per il momento è difficile». Dall’inizio della crisi i poveri assoluti sono raddoppiati: da 2,4 a 4,8 milioni, mentre la spesa sociale è stata tagliata da 2,5 miliardi a 964 milioni. Questa è la storia di un flagello: meno hai oggi, meno avrai domani
Caritas: "Raddoppiati i poveri" 

La crisi ha aumen­tato la povertà asso­luta in Ita­lia. Nel 2007, ultimo anno di cre­scita del Pil, i poveri erano 2,4 milioni (il 4,1% della popo­la­zione), men­tre nel 2012 vive­vano in povertà asso­luta 4,8 milioni di ita­liani, l’8% del totale. Da Ber­lu­sconi fino a Renzi, i governi hanno fatto finta di nulla occul­tando la gra­vità di que­sto flagello.E così hanno con­ti­nuato a tagliare la già esi­gua quota di risorse pub­bli­che stan­ziate per fronteggiarla.
Se nel 2008 i fondi sta­tali per il con­tra­sto della povertà erano pari a 2 miliardi e mezzo di euro, tagliando e rita­gliando nel 2013 gli stan­zia­menti sono arri­vati a 766 milioni di euro. Il goveno Letta ha fatto sgoc­cio­lare qual­che spic­colo sul fondo fami­glia, su quello per le pari oppor­tu­nità, sulle poli­ti­che gio­va­nili e sul fondo per la non auto­suf­fi­cienza, por­tando il livello a 964 milioni. Un miliardo 536 mila euro in meno dall’inizio della crisi, quando i poveri uffi­cial­mente cen­siti erano 2,4 milioni in meno.
Il rap­porto Cari­tas «Il bilan­cio della crisi», pre­sen­tato ieri a Roma da Don Fran­ce­sco Soddu (diret­tore Cari­tas Ita­liana) e Cri­stiano Gori dell’università Sacro Cuore di Milano, è inte­res­sante per­chè spe­ci­fica i numeri di que­sta guerra ai poveri. Solo nell’ultimo anno il fondo per le poli­ti­che sociali è stato tagliato di altri 27 milioni di euro, pas­sando da 344 a 317 milioni di euro. E non si può dire che a qual­cuno sia sfug­gito il fatto che in Ita­lia i poveri asso­luti siano aumen­tati, senza con­tare quelli «rela­tivi», i pre­cari e i disoc­cu­pati. Que­sta cecità non è improv­visa, bensì pro­gram­ma­tica. è il risul­tato del dar­wi­ni­smo eco­no­mico che con­si­dera le tutele sociali come varia­bili dipen­denti dell’imperativo del pareg­gio di bilan­cio e del patto di sta­bi­lità interno.
I tagli,uniti alla ridu­zione dei tra­sfe­ri­menti era­riali ai comuni e ai vin­coli impo­sti dal sud­detto patto di sta­bi­lità interno hanno impo­sto il con­te­ni­mento dei livelli di spesa sociale da parte dei comuni. Le riper­cus­sioni peg­giori di que­sti tagli sono state regi­strate al Sud e nelle isole, scrive Nun­zia De Capite nel rap­porto, dov’è mag­giore l’incidenza dei fondi nazio­nali sulle poli­ti­che sociali. In Cala­bria, ad esem­pio, la spesa è di 25 euro a per­sona. Nella pro­vin­cia auto­noma di trento è pari a 282 euro.
Si tratta di una spesa tutta con­cen­trata su inter­venti per fami­glie o minori e disa­bili, ina­de­guata per le loro neces­sità e oltre tutto discri­mi­na­to­ria rispetto ad altre cate­go­rie della povertà, della pre­ca­rietà e della disoc­cu­pa­zione. A causa dell’austerità, gli enti locali hanno tagliato la spesa del 2% dal 2010 al 2011, men­tre le inte­gra­zioni al red­dito sono dimi­nuite da 762 euro nel 2010 ai 736 euro a per­sona nel 2011. Tutto que­sto men­tre aumen­tava la pla­tea dei bene­fi­ciari: dagli 11.800 del 2010 ai 13 mila del 2011. È la legge diret­ta­mente pro­por­zio­nale dell’austerità: meno hai oggi, meno avrai in futuro, fino a non rice­vere nulla.
Al mini­stro del lavoro Giu­liano Poletti che ha par­te­ci­pato alla pre­sen­ta­zione del rap­porto, il diret­tore della Cari­tas Soddu ha rin­no­vato l’invito a pen­sare almeno ad «una misura nazio­nale con­tro la povertà asso­luta». La Cari­tas l’ha chia­mata «red­dito d’inclusione sociale». Ogni fami­glia riceve men­sil­mente una somma pari alla dif­fe­renza tra il pro­prio red­dito e la soglia di povertà, così da disporre dell’insieme di risorse eco­no­mi­che neces­sa­rie ad uno stan­dard di vita mini­ma­mente accet­ta­bile. «Diven­terà realtà — sot­to­li­nea l’organismo della Cei nel rap­porto — se Renzi e Poletti faranno della lotta alla povertà una prio­rità poli­tica». Il «Ris» dovrebbe costare più di 7 miliardi all’anno.
Poletti ha escluso che que­sto possa avvenire.«Immediatamente è dif­fi­cile — si è giu­sti­fi­cato Poletti — poi­ché abbiamo biso­gno di costruire anche un’infrastruttura che ci con­senta di farlo, il nostro paese non ha una dota­zione del tipo ban­che dati o ele­menti di ana­lisi». Insomma, in attesa che il governo isti­tui­sca un’«anagrafe» per i 4.8 milioni di poveri «asso­luti», i comuni con­ti­nue­ranno a tagliare i fondi. Non è man­cato un rife­ri­mento al bonus Irpef da 80 euro per il lavoro dipen­dente. Il «con­tri­buto» non ha ovvia­mente avuto effetti sulla povertà, anche per­chè Renzi ha pre­fe­rito il lavoro dipen­dente agli «inca­pienti». Poletti sostiene che il bonus verrà esteso anche a loro nel 2015.
Prima il «ceto medio impo­ve­rito». Poi le urgenze inno­mi­na­bili. Que­sta è la visione non pro­prio uni­ver­sa­li­stica che ha il governo. «Que­ste dichia­ra­zioni ci lasciano pre­oc­cu­pati — ha detto il pre­si­dente delle Acli Giu­seppe Bot­ta­lico — non abbiamo riscon­trato una volontà ad avviare un per­corso strut­tu­rato con­tro la povertà». Solo inter­venti a piog­gia e com­pas­sio­ne­voli. Sono le poli­ti­che sociali in tempo di guerra. Quella dell’austerità.

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