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martedì 21 febbraio 2017

La Discarica di Cupinoro a Bracciano commissariata:


Avrà un Commissario nominato dalla Regione, i nomi e chi gestirà la sua post gestione, con le (AIA) autorizzazioni integrate ambientali, che dureranno sino il 2023 (fortunato privato che si accaparrà il tutto?) e i poveri cittadini subiranno nuovi impatti ambientali.
Sostanzialmente la dottoressa Flaminia Tosini (nel link https://goo.gl/QZ7IfB , una breve storia della Tosini) è la dirigente per le AIA di tutta la Regione Lazio tranne in quelle che insistono nel Comune di Bracciano nel sito di Cupinoro, viste le possibili problematiche di conflitto d'interessi per le vicende legali connesse.
In questo atto (link: https://goo.gl/Gx8Fi4 ) le competenze che erano della dottoressa Tosini passano al Dottor Demetrio Carini (link: https://goo.gl/KYP8b2 ), così la Tosini potrà fare la Commissaria ad acta indisturbata.



domenica 12 febbraio 2017

CONTESTAVAMO LA GIUNTA PRECEDENTE



Nel silenzio della stampa e del Comune, ecco pronta l'ennesima presa in giro per i Cittadini di Bracciano:

La Nuova FALSA FARMACIA "COMUNALE"




Ieri sabato 11 Febbraio 2017, è avvenuta l'inaugurazione della Farmacia Coifal, che da giorni ha invaso tutto il territorio di Bracciano, con pubblicità ingannevole, nei confronti della popolazione, come potete notare, nel volantino in allegato. L'inaugurazione è stata improntata come una nova Farmacia Comunale, mentre come è noto da molte battaglie intraprese, dal Movimento 5 Stelle, dall'Associazione Antimafia Caponnetto e dalla Farma Lazio S.r.l, la società Coifal Farmacie in questione è di proprietà del Comune di Bracciano, soltanto al 6,6%, intercomunale con Gaeta e Castel Madama al 13,4% e il restante MAGGIORITARIO 80% gestito da società private "SCATOLE CINESI", perché in realtà sono controllate da alcuni casertani che ne detengono la proprietà attraverso un giro societario. Tra le varie persone proprietarie di queste società oltre la politica, figura anche se non direttamente, il farmacista simbolo dell’anticamorra Luigi Mascolo al quale la criminalità organizzata uccise il padre e la famiglia Esposito di Sessa Aurunca nella provincia di Caserta in Campania.


CITTADINI NON VI FIDATE, il Comune è soltanto un piccolo socio, dove oggi al posto dell'ex Assessore Borzetti, ha come responsabile della competenza Coifal, il Copogruppo consiliare della maggioranza, Marcantoni Fabrizio.
in qualità di Consiglieri di minoranza, abbiamo il compito di vigilare sull'operato di chi amministra, nell'interesse della collettività.
Gruppo Consiliare di minoranza M5S

Leggi anche: https://goo.gl/d4tmYY

scatole cinesi



venerdì 23 dicembre 2016

Facciamo informazione sulla storia della Bracciano Ambiente S.p.A.


Uno dei punti all’o.d.g. era la “Mozione su azione di responsabilità nei confronti dell’ex Amministratore Unico della Bracciano Ambiente, Avv. Silvia Fiori”, a prima firma del Consigliere Claudio Gentili.
Su questo punto, alcune precisazioni vanno fatte.
Come chiaramente esplicitato nella mozione della quale siamo co-firmatari, con questo atto era nostra intenzione chiedere al Consiglio di valutare e responsabilizzare una sua diretta dipendenza. Perché a seguito del fallimento Della Bracciano Ambiente S.p.A., analizzando i fatti, e gli atti in nostro possesso, riteniamo che potrebbero configurarsi profili di responsabilità nei confronti dell’ormai ex Amministratore Unico.
Per quanto riguarda l’Avv. Fiori, e la sua nomina ad A.U., non abbiamo nulla da eccepire tanto più che, in occasione della votazione del regolamento che prevedeva di attribuire il diritto di nomina al Sindaco, votammo a favore.
E votammo all’epoca a favore con convinzione, perché ritenevamo sussistessero validi motivi:
In primo luogo, perché pensavamo fosse giusto che il responsabile ultimo di un’azienda, che versava in così gravi difficoltà, scegliesse una persona di sua fiducia per amministrarla.
In secondo luogo, perché il risultato finale di una votazione in Consiglio per la nomina in questione, partendo dal presupposto di una maggioranza solida quale finora si è dimostrata quella attuale, non avrebbe cambiato il risultato, ma avrebbe soltanto allungato i tempi.
In terzo luogo, perché non abbiamo mai nutrito alcun pregiudizio nei confronti dell’Amministrazione in carica: partiamo dal presupposto che, se qualcosa è necessaria, e condivisibile, non si vota per convenienza politica, ma perchè quella cosa serve e va a beneficio della collettività.
Ed infine perché, quando fummo chiamati a decidere sul regolamento, la situazione della ormai fallita partecipata comunale vedeva un A. U. dimissionario, una istanza di fallimento pendente ed una procedura di concordato in piena corsa. Tutti elementi che, a nostro giudizio, giustificavano il conferimento al Sindaco di uno strumento che consentisse di comprimere al massimo i tempi di azione e di reazione.
Detto questo, torniamo alla seduta del 23 Dicembre, ed all’obiezione che è stata sollevata nei nostri confronti dal Sindaco.
Ci riferiamo al nostro voto contrario, dato il 16 Novembre, ad un atto di indirizzo per il Socio unico della Bracciano Ambiente SpA. Con questo provvedimento si chiedeva al Sindaco, di dare incarico al nuovo A.U., di redigere una relazione, per valutare se esistevano gli estremi per promuovere una azione di responsabilità nei confronti dell’ex Amministratore Unico, Avv. Marcello Marchesi.
Nonostante già durante la seduta del 16 Novembre siano state spiegate chiaramente le motivazioni del nostro voto contrario a tale provvedimento, vogliamo brevemente riassumerle, perchè sembra chiaro che siano state volutamente ignorate o travisate.
In quell’occasione votammo contrario per una serie di validi motivi:
Perché ci sembrava assurdo che, con un’azienda in piena procedura fallimentare ed un termine ultimo fissato all’11 Novembre per la presentazione delle memorie, e nonostante fosse chiaro già dal 26 Ottobre, che le motivazioni che avevano portato al rinvio della valutazione del nuovo piano di risanamento ad una successiva seduta, erano infondate, nulla fosse stato fatto, in questo pur ampio lasso di tempo, per far riunire di nuovo il Consiglio, affinché deliberasse in merito. Salvo poi farlo riunire in seduta straordinaria per deliberare una azione nei confronti della ex amministrazione.
Perchè una risoluzione in merito alla possibile assoggettabilità dell’ex A.U. della Bracciano Ambiente, Avv. Marcello Marchesi, ad una azione di responsabilità era già stata deliberata dal CDA della Bracciano Ambiente.
Perché nella proposta di deliberazione, non si parlava di una valutazione dell’intera vicenda Bracciano Ambiente, ma solo dei fatti che arrivavano fino al 4 agosto 2016, ovvero fino alla nomina del nuovo Amministratore Unico. Cosa a nostro avviso puramente strumentale.
Perchè viste tutte le indagini ed i procedimenti aperti, sia dalla magistratura ordinaria che da quella contabile, viste le prerogative del socio unico, vista la sua posizione gerarchicamente sovraordinata rispetto ad un organo di Sua nomina (l’A.U.), visti gli intenti ripetutamente dichiarati dal Sindaco, fin dall’inizio della campagna elettorale, di procedere in tal senso,  era nostra convinzione che chiedere al Consiglio di votare un simile atto di indirizzo fosse atto ridondante ed inutile. Un simile provvedimento sarebbe stato a nostro avviso indispensabile, solo di fronte alla totale mancanza di volontà di procedere in tal senso…. E non avrebbe dovuto esser questa la situazione.
Queste furono le motivazioni del nostro voto contrario, e nessun’altra.

Aggiungendo la nostra firma alla mozione presentata il 23 Dicembre, e proprio in virtù della fiducia che accordammo all’epoca in ordine al potere di nomina, fiducia concessa nonostante non fosse necessaria per l’approvazione del provvedimento, era nostra intenzione chiedere a questa Amministrazione di dimostrare di averla meritata.
Intendevamo verificare se questa Amministrazione avrebbe avuto il coraggio di valutare e, se necessario, di censurare e sanzionare l’operato di un Amministratore da essa stessa nominato, senza fare sconti a nessuno.
In ogni seduta del Consiglio il Sindaco ricorda e sottolinea sempre tre punti cardine:
  • che è sempre pronto ad assumersi le sue responsabilità;
  • che non si fanno sconti a nessuno, e chi sbaglia deve pagare;  
  • che il controllo, da qualunque parte esso provenga è sempre il benvenuto.
E la mozione presentata, a nostro avviso, chiedeva proprio questo: di tenere fede a questi tre punti cardine.
Con essa si chiedeva all’Amministrazione in carica di dimostrare che la fiducia, che tanti cittadini gli hanno accordato, si basa su fatti, e non su dichiarazioni…. senza sconti per nessuno, senza adottare due pesi e due misure.
E riteniamo di avere ancor più diritto di fare questa richiesta, proprio in virtù della fiducia accordata all’epoca che testimonia, a nostro avviso senza ombra di dubbio, la totale assenza di pregiudizio nei confronti di chicchessia.
Un altro punto che non possiamo ignorare sono le affermazioni, gratuite ed infamanti, fatte dal Sindaco durante la seduta del 23 Dicembre.
Affermare che i consiglieri compiano atti “capziosi”, con l’unico fine di “coprire persone indagate per associazione a delinquere”, costituisce a nostro avviso fatto gravissimo. Un’accusa diffamatoria, senza alcun fondamento logico, non supportata da alcuna evidenza e rivolta proprio contro chi, da sempre, si è battuto affinché fosse fatta luce su tutta la storia della Bracciano Ambiente S.p.A…. Senza fare sconti a nessuno.

Gruppo Consiliare M5S Bracciano




sabato 19 novembre 2016

Bracciano - Marco Tellaroli e Alessandro Persiano: “La vera storia della Bracciano Ambiente la vogliono far comparire distorta”

Intervento dei consiglieri comunali Marco Tellaroli e Alessandro Persiano: sul punto 2 dell’ordine del giorno Consiglio comunale del 16.11.2016 “Atto di indirizzo del Consiglio Comunale al Socio Unico della Bracciano Ambiente Spa in merito ad iniziative volte alla tutela della società partecipata ed in via indiretta del Comune di Bracciano”


La vera storia Economica della Bracciano Ambiente è questa:

La Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti



PRESIDENTE. Mi scusi, è una condanna in primo grado o definitiva quella del pagamento di 900.000 euro ?
  GIOSUÈ COLELLA, Comandante provinciale della Guardia di Finanza di Viterbo. In primo grado, presidente. Sulla base di questa vertenza, l'attività svolta dalla compagnia della Guardia di finanza di Civita Castellana è attualmente al vaglio della magistratura contabile. Riguarda, sostanzialmente, due fattispecie. La prima è l'utilizzo del fondo cosiddetto post mortem, che descrivo brevemente. Quelli post mortem sono fondi costituiti per sostenere gli oneri futuri necessari per il ripristino, la riconversione e la riqualificazione delle aree interessate dalla discarica, e comprendono anche i costi per la gestione post-operativa dell'impianto. In sintesi, quando la discarica non viene più utilizzata per lo smaltimento dei rifiuti, ha inizio la gestione post-operativa, detta anche gestione post mortem. In questa fase il gestore della discarica svolge le attività necessarie per mantenere i requisiti di sicurezza ambientale, come richiesto dalla normativa vigente, il decreto legislativo n. 36 del 2003, ovvero il mantenimento in efficienza delle reti e delle apparecchiature degli impianti e dei presidi, i controlli per garantire la sicurezza dell'impianto nel suo complesso, il monitoraggio e la sorveglianza degli aspetti ambientali correlati all'impianto. 
  Il decreto legislativo richiamato impone, quindi, obbligatoriamente, di accantonare una quota parte dei ricavi di gestione in un fondo per il ripristino ambientale e per la gestione trentennale post-esercizio. A tal fine, la tariffa applicata per i conferimenti in discarica è comprensiva di una quota che va ad alimentare il fondo di accantonamento, che vede quindi pagato, in via definitiva, tale fondo da chi conferisce nella discarica. Gli accertamenti esperiti hanno consentito di evidenziare che all'atto della chiusura della discarica, verificatasi in data 31 gennaio 2014, la disponibilità finanziaria del fondo post mortem era la seguente: totale accantonamenti per il periodo 2005-2013, 14,5 milioni circa; disponibilità al 5 marzo 2014, 1.797.000 euro circa, quindi con una differenza in negativo di circa 12 milioni 795.000 euro. L'utilizzo della quasi totalità del fondo per scopi diversi è stato motivato dalla perdurante carenza di liquidità in cui versava la società sin dalla data di costituzione, determinata in primo luogo da una sottoscrizione con il socio unico, il comune di Bracciano, come già detto all'inizio, di una serie di contratti per servizi con corrispettivi nettamente inferiori rispetto ai costi sostenuti; in secondo luogo, dal sostenimento di ingenti costi di gestione collegati al mantenimento e alla manutenzione dell'intero sito, dalla cui volumetria totale, pari a circa 2 milioni 600.000 metri cubi, già i due terzi, pari a circa 1,8 milioni di metri cubi, dall'anno 2004 erano occupati per conferimenti effettuati durante la precedente gestione. In sostanza, la Bracciano Ambiente Spa, all'atto Pag. 7 dell'assunzione della gestione del sito di Cupinoro, si è assunta la cura e la manutenzione di un'area precedentemente gestita dalla Sel, Servizi ecologici laziali, società consortile a responsabilità limitata, già satura per i suoi due terzi. Ciò ha comportato che, alla data del 31 gennaio 2014, per un totale complessivo di rifiuti conferiti in discarica pari a circa 2 milioni 400.000 metri cubi, la società ha percepito ricavi per i conferimenti pari solo a 825.900 metri cubi circa, quindi, un terzo. Di contro, essa ha dovuto contestualmente provvedere alla messa in sicurezza, manutenzione e smaltimento del percolato dell'intera area. In sostanza, la società ha garantito la gestione della discarica sostenendone, in luogo del precedente gestore, il 100 per cento dei relativi costi di post-gestione, ma con ricavi generati da meno di un terzo dell'area. Inoltre, per i lotti del sito di propria competenza, quindi quelli autorizzati dalla Regione Lazio, per un terzo, con decreto AIA n. 46 del 2007, modificato nel 2008, la Bracciano Ambiente Spa ha regolarmente prestato le garanzie finanziarie a favore dell'ente regionale per la fase operativa e il costo operativo della discarica. La quantificazione degli importi a garanzia è stata determinata sulla base delle volumetrie della discarica ancora disponibili al tempo della stipula delle polizze medesime. Il sistematico ricorrere a detti fondi è stato oggetto di segnalazione da parte nostra alla magistratura contabile in relazione all'eventuale danno patrimoniale. Le condotte descritte sono state comunicate per le valutazioni di competenza anche all'autorità giudiziaria ordinaria e alla procura della Repubblica presso il tribunale di Civitavecchia, che ha aperto un procedimento penale, n. 4036 del 2004, allo stato ancora pendente. Per tali fattispecie i soggetti coinvolti sono il consiglio d'amministrazione e il collegio sindacale della Bracciano Ambiente Spa. Altra fattispecie di questa vertenza riguarda il mancato versamento dei tributi spettanti alla regione Lazio, l'ecotassa. A decorrere dal 1o gennaio 1996 è stato istituito il tributo speciale per il deposito in discarica dei rifiuti solidi. Tralascio i riferimenti normativi. Soggetto passivo dell'imposta è il gestore dell'impresa di stoccaggio, con obbligo di rivalsa nei confronti di colui che effettua il conferimento. Il tributo deve essere pagato alle regioni entro il mese successivo alla scadenza del trimestre solare in cui sono state effettuate le operazioni di deposito, ed è determinato sulla base del quantitativo espresso in chilogrammi per rifiuti conferiti. Dall'attività di indagine svolta è emerso che la Bracciano Ambiente Spa ha un debito contabile verso la Regione Lazio, per il periodo 2004-2013, pari a 17.833.767 euro. Tale debito è stato pagato per 7.371.368 euro, con un saldo contabile a debito di 10 milioni 462.000 euro ancora da pagare. Per il recupero del debito spettante, la Regione Lazio, direzione regionale programmazione economica e bilancio demanio e patrimonio, ha emesso entro i termini di prescrizione previsti appositi atti di accertamento e contestuale erogazione di sanzioni. Tali condotte sono state comunicate per le valutazioni di competenza all'autorità giudiziaria ordinaria presso la procura della Repubblica di Civitavecchia. Tale comunicazione è confluita nello stesso procedimento prima citato, allo stato ancora in corso. Tali condotte sono altresì al vaglio attualmente della magistratura contabile. Anche in questo caso i soggetti coinvolti sono i componenti del consiglio d'amministrazione e il collegio sindacale della Bracciano Ambiente Spa. Infine, abbiamo la quarta vertenza, n. 944 del 2015, anche questa attualmente ancora al vaglio della magistratura contabile. Gli accertamenti hanno evidenziato un importante decremento del patrimonio netto della Bracciano Ambiente Spa, che ha comportato una conseguente considerevole diminuzione del valore della partecipazione sociale del socio unico nella partecipata per un 1.271.409 euro. Tale decremento è stato rilevato dall'esame dei bilanci della società, che evidenziano al 31 dicembre 2011 una partecipazione sociale con un valore di 3,2 milioni di euro, che invece al 31 dicembre 2012, dopo un anno, viene ridotta a 1,9 milioni. Questo disvalore è Pag. 8pari a circa 1,2 milioni di euro. Anche quest'evidenza veniva sottoposta al vaglio della magistratura contabile e veniva sottoposta, quindi, al vaglio la condotta del sindaco del comune di Bracciano nella sua qualità di rappresentante legale del socio unico, cioè del comune, della partecipata Bracciano Ambiente Spa. Sostanzialmente, la condotta sottoposta al vaglio riguarda la mancata attivazione delle necessarie azioni per la tutela del patrimonio sociale e l'aver trascurato la vigilanza sull'amministrazione dei beni comunali, consentendo in tal modo il dissipamento delle partecipazioni sociali nella partecipata. Fondamentalmente, queste sono le attività svolte dalla compagnia della Guardia di finanza di Civita Castellana nei confronti della Bracciano Ambiente Spa e, di conseguenza, del comune di Bracciano. Come detto, le prime due vertenze hanno avuto una definizione con atto di citazione e con una sentenza, che deposito agli atti. Le ultime due sono al vaglio della magistratura contabile.
  PRESIDENTE. La prima vertenza inizia nel 2007: nel 2015 gli amministratori sono sempre gli stessi ? Il sindaco è sempre lo stesso per quello che vi risulta ?
  GIOSUÈ COLELLA, Comandante provinciale della Guardia di finanza di Viterbo. Non so risponderle su chi sono le persone, se cioè siano le stesse o altre. Penso che siano cambiate perché il periodo è abbastanza lungo.
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Con Assemblea Ordinaria del 04 Agosto 2016 l’avvocato Silvia Fiori è stata nominata Amministratore Unico della Bracciano Ambiente Spa.
La Bracciano Ambiente abbandona il settore rifiuti
Nei primi di ottobre 2016 è stata fatta un’assemblea della Bracciano Ambiente.
le novità che l’avvocato Silvia Fiori vuole portare nella missione aziendale della società del comune di Bracciano, è l'abbandono del trattamento dei rifiuti e di Cupinoro, per rilanciarla in altre attività e servizi.
Ma non mancano le questioni da chiudere prima di poter fare questo passaggio.
Sono infatti molti i conti aperti tra il Comune e la partecipata.
Innanzitutto la società ha intenzione di avviare un controllo degli introiti del 2015, verificando residui da versare da parte del Comune di Bracciano, e questi potrebbero non corrispondere con i reali impegni messi a Bilancio dall'ente. Il rischio è quello di avere inserito nel bilancio societario incassi per i quali il Comune di Bracciano potrebbe non avere adeguati impegni di spesa.
L’altra vicenda annosa da chiudere è quella emersa nei giorni scorsi relativa ai contributi dei lavoratori, che non sarebbero stati pagati per una cifra superiore ai 248mila euro.
Per questo ed altri fatti, l’assemblea ordinaria dei soci ha deciso «di promuovere senza indugio l’azione di responsabilità nei confronti dell’organo amministrativo e di controllo della società in carica fino al 04/08/2016». Questa decisione sarebbe  da ricondurre al ritardo con cui l’organo di controllo ha fatto emergere il mancato pagamento dei contributi.
Nel frattempo l’assemblea ha preso atto che la società non è più in grado di far fronte alle spese di gestione della discarica di Cupinoro.
Questo a causa della cessazione dell'attività di conferimento dei rifiuti, risalente al 30 gennaio 2014.
Dal primo febbraio 2014, infatti, la gestione della discarica avrebbe dovuto essere finanziata con il fondo post portem, accantonato negli anni come quota parte dell’introito dei rifiuti conferiti. Questo fondo che sarebbe dovuto ammontare a circa 20 milioni di euro, sarebbe di fatto inesistente.
Sul conto corrente post mortem presso la BNL di Roma, infatti, risulterebbero presenti solo 148.936,19 euro di cui 145mila già vincolati e quindi inutilizzabili.
se questo risponde a verità, la società disporrebbe quindi di soli 3.000 euro circa di liquidità per la gestione dell’impianto per i prossimi anni.
Il presidente dell’assemblea avrebbe quindi proposto di contrattualizzare il servizio di gestione e manutenzione del sito il località Cupinoro.
Per garantire un futuro alla Bracciano Ambiente è però necessario riuscire a superare la situazione di stallo con i creditori.
Della questione se ne sarebbe dovuto parlare a metà settembre, ma la questione è stata poi rinbviata in virtù della richiesta del cambio del piano concordatario con il tribunale fallimentare di Civitavecchia.
L’assemblea ha annunciato che «è stato elaborato un nuovo piano di sviluppo del sito industriale su cui insiste la discarica di Cupinoro e i relativi impianti».
La Bracciano Ambiente quindi abbandonerà il settore dei rifiuti per «perseguire nuove redditività ecosostenibili».
La società quindi procederà «all’analisi della fattibilità tecnica e del ritorno economico degli interventi che hanno lo scopo di addivenire alla rinaturalizzazione del sito in località Cupinoro  (...) compatibilmente con il nuovo piano di sviluppo che permetterà di disporre di risorse economiche da attività ecocompatibili per la promozione e l’incremento del valore ecologico di porzioni del territorio come misura compensativa al disagio costituito dalla discarica».
Queste attività, negli intenti della Bracciano Ambiente, dovrebbero consentire di creare nuove opportunità di lavoro, potenzialmente indotte dalle attività sviluppate.
Il nuovo piano industriale è già stato trasmesso al comune  di Bracciano, ed è stato portato in discussione nella seduta del 24 Ottobre 2016, che aveva al punto n. 6 dell'Ordine del Giorno la voce: "INDIRIZZI IN MERITO AL PIANO DI SVILUPPO SOSTENIBILE DELLA DISCARICA PRESENTATA DALLA SOCIETA' BRACCIANO AMBIENTE S.P.A.";
Il piano di cui sopra doveva infatti essere preventivamente discusso in sede di Consiglio Comunale per l'approvazione, per poter poi essere depositato presso il Tribunale di Civitavecchia sez. Fallimentare (in base al procedimento per la revoca all'ammissione al concordato ai sensi dell'art.173 1.f).
Durante la seduta consiliare testé citata erano presenti l'Amministratore Unico della Bracciano Ambiente S.p.A., Avv. Silvia Fiori, ed il Dott. Spadoni, Direttore Tecnico del sito di Cupinoro i quali, a fronte delle richieste di chiarimenti dei Consiglieri Comunali relativamente al piano di sviluppo, hanno dato le dovute risposte.
Ma dopo ampia discussione sul punto in oggetto (quasi due ore), il Sindaco Armando Tondinelli portava all'attenzione del Consiglio un proprio emendamento (benché pervenuto oltre la data di convocazione e pubblicazione della convocazione; ma transeat), avente per oggetto la "Deliberazione della Deputazione Agraria Atto n.44 del 21/10/2016 protocollo 37635".
Nell’emendamento di cui sopra, viene citata la Deliberazione della Deputazione Agraria di cui sopra. Nel "Preso atto" dell'emendamento portato in Consiglio, il testo citato è difforme rispetto a quello presente nell'originale: poiché leggiamo che [i rapporti tra, n.d.r.] “devono essere risolti giusta la comunicazione dell’Amministrazione della Bracciano Ambiente stessa del 09/05/2014 prot. n.157 con ogni conseguenza di legge per a mancata riconsegna delle aree”, mentre nell’Atto n.44 del 21/10/2016 protocollo 37635 dell’Università Agraria, troviamo che “.... i rapporti con la Bracciano ambiente devono intendersi risolti giusta la comunicazione dell’Amministratore della Bracciano Ambiente stessa del 09/05/2014 prot. n. 157 con ogni conseguenza di legge in ordine alla mancata riconsegna delle aree”.
Nella frase originale i rapporti devono “intendersi” risolti, nella seconda frase citata (modificata) devono “essererisolti, così come nell'originale si legge “Amministratore”, mentre nell'emendamento si riporta “Amministrazione” e infine, sempre nell'originale, troviamo “in ordine alla”, mentre nel testo riportato nell’emendamento leggiamo “per”.
Tale difformità del testo produce, a nostro avviso, una frase ambigua e diversa dall’originale. E proprio questo è stato il punto cardine da cui ha avuto origine la decisione della maggioranza consiliare [cit.] "Di rinviare a successiva seduta la valutazione del piano...",  poiché non era in quel momento in grado [cit.] ".... di poter esprimere parere definitivo sulla validità del piano",  almeno fino a quando non fosse stata preliminarmente (punto 1) [cit.] "... dimostrata la validità del contratto per le aree di proprietà dell'Università Agraria in concessione alla Bracciano ambiente".
A conferma del fatto che la difformità del testo rispetto all'originale abbia influenzato la decisione finale, a nostro avviso, si evince anche dalla relazione redatta dall'Amministratore Unico appena 24 ore dopo la chiusura della seduta del consiglio comunale del 24 Ottobre, ed inviata anche a: Procura di Civitavecchia, Corte dei Conti, Guardia di Finanza e Tribunale Fallimentare (Prot. A.U. N. 28, del 25 ottobre 2016; Comune di Bracciano Prot. n. 38180 del 26-10-2016).
In detta relazione l’Avv. Fiori, basandosi sul testo originale della deliberazione della deputazione Agraria del 21/10/2016, giunge infatti a conclusione diametralmente opposta, rispetto alle ipotesi prospettate nell’emendamento “depositato, durante la seduta del Consiglio Comunale di Bracciano del 24 ottobre 2016”
sempre partendo dal presupposto di cui poc'anzi, nell’emendamento presentato, nel “Tenuto Conto”, viene citata per contro, anche l’Università Agraria.
Infatti nel testo leggiamo:
che, per contro, sebbene a conoscenza sia della presentazione del precedente piano concordatario del giugno 2015, sia della circostanza che risultava essere creditrice per somme ingenti della Bracciano Ambiente per come evidenziato nella stessa delibera 44/2016, non aveva denunciato, per quello che è dato conoscere, al Tribunale Fallimentare, nel al Comune di Bracciano, né tantomeno aveva segnalato tale preclusione all’Amministrazione comunale;
che l’accertamento dei fatti e la valenza giuridica della asserita risoluzione contrattuale rappresenta dalla nota del 09 maggio 2014, anche attraverso la richiesta di un parere legale, appare inconciliabile con la data dell’udienza fissata innanzi al Giudice della Sezione Fallimentare del Tribunale di Civitavecchia per il giorno 26 p.v., data nella quale dovranno essere presentate dalla Bracciano Ambiente S.p.a le modifiche al piano concordatario;
che è interesse primario del Consiglio Comunale evitare ulteriori danni erariali derivanti da abusi e comportamenti posti in essere in danno al Comune di Bracciano e della sua partecipata in house Bracciano Ambiente;
che è altresì interesse del Consiglio Comunale accertare la verità e proseguire i responsabili di eventuali condotte illecite, illegittime o foriere di danno erariale.”

Va inoltre osservato che, un altro atto fondamentale su cui è stata assunta la decisione di rinvio della valutazione del piano, è una nota del 09 maggio 2014 dell'ex AU . Marcello Marchesi, (protocollo AU n.18 del 9 maggio 2014). Ma trattasi di una nota indirizzata al locatore, Università Agraria, “proprietaria di terreni e aree dove è ubicata la discarica di Cupinoro” e per conoscenza al Sindaco del Comune di Bracciano, ed è relativa alla richiesta di “procedere congiuntamente alla determinazione dell’indennizzo” in luogo del canone, come espressamente previsto dall’Art. 5 della Convenzione.
Senza contare che, in merito al “contratto di concessione del 21 aprile 2010, registrato il 26 aprile 2010 con n. 3336, serie 3, Ufficio Entrate Roma 3”, in merito alla durata della concessione, l’Art. 4 recita “ La durata  della concessione, in considerazione dell’attività esercitata dalla parte concessionaria e dell'interesse pubblico perseguito, viene stabilita con riferimento al permanere in capo alla Bracciano Ambiente S.p.A. delle autorizzazioni, anche se rilasciate successivamente alla stipulazione del presente contratto, in relazione alla gestione della discarica, al ciclo di lavorazione dei rifiuti e a tutti gli impianti ad essa annessi e connessi”. Sempre nel contesto del citato Art. 4 viene altresì stabilito che “... le parti si danno reciprocamente atto che fino a quando permarrà in capo alla concessionaria anche una sola autorizzazione, relativa ad opere e/o impianti ubicati nell’area oggetto di concessione, il contratto sarà efficace tra le parti”.
Inoltre, nell’Art. 3 del “contratto di concessione” di cui sopra, relativamente all’utilizzazione dei terreni, è previsto che, “… la società concessionaria, previo rilascio delle relative autorizzazioni e/o concessioni da parte degli organi competenti, avrà titolo e diritto di effettuare sui fondi oggetto del presente contratto ogni opera, manufatto, pertinenza, ufficio, magazzino, area tecnica, impianto, sia esso strettamente connesso all’attività di smaltimento rifiuti, sia esso ritenuto opportuno per il proseguimento dei propri scopi sociali, con espresso ma non esclusivo riferimento alla produzione di energia da fonti alternative, quale l'installazione di pannelli e impianti destinati alla produzione di energia da biomasse o fotovoltaico, o quant’altro che sia ritenuto utile al conseguimento dei propri fini o ad una più razionale e proficua utilizzazione del fondo, senza che il concedente possa vantare alcun diritto, fatto salvo lo ius (tollendi o retinendi) alla cessazione del contratto,….”.

Per queste ragioni come gruppo consigliare del Movimento 5 Stelle, esprimiamo il nostro voto contrario al punto 2 dell’ordine del giorno e chiediamo che tale intervento e la documentazione richiamata vengano allegate alla deliberazione di consiglio comunale.






sabato 12 novembre 2016

Al Referendum Bracciano vota NO

10 ragioni per il NO
1.      Il Senato non viene abolito: viene eliminato il voto dei cittadini. A eleggere i senatori saranno i consiglieri regionali, nonostante la Costituzione sancisca all’art. 1 che «la sovranità appartiene al popolo».

2.      Il nuovo Senato sarà composto da 74 consiglieri regionali, 21 sindaci, 5 senatori nominati dal Presidente della Repubblica per 7 anni. Così diventa, in sostanza, un “dopolavoro” per sindaci e consiglieri regionali, gli stessi degli scandali degli anni passati, che godranno di immunità parlamentare.

3.      Il numero di deputati rimarrà di 630, lasciando così una Camera pletorica con le stesse altissime indennità.

4.      Le competenze del Senato resteranno numerose, su diverse materie e molto gravose: come faranno sindaci e consiglieri regionali a coniugare mandato territoriale e mandato senatoriale?

5.      La tanto ventilata semplificazione è in realtà un miraggio: aumenteranno le procedure legislative e la divisione per materie causerà conflitti di attribuzione.

6.      Si crea una sproporzione totale rispetto alla Camera, assolutamente priva di senso: avremo 100 senatori da una parte e 630 deputati dall’altra. I primi eleggeranno due giudici costituzionali, i secondi solo tre, per fare un esempio.

7.      Il Senato non costituirà un contro potere esterno rispetto alla Camera, non avendo particolari poteri di inchiesta e controllo. Non sono previsti neppure contro poteri interni alla Camera.

8.      Grazie all’Italicum, che garantisce 340 seggi alla Camera a prescindere dai voti ottenuti, si andrà verso un “premierato assoluto” dato che solamente la Camera darà la fiducia.

9.      La riforma restringe le possibilità di partecipazione diretta dei cittadini alle scelte politiche.



10.  La riduzione dei costi è minima, nemmeno paragonabile a quanto si otterrebbe dal dimezzamento di deputati e senatori, dato che i nuovi senatori godranno comunque di rimborsi e diarie.


A) Questa riforma non unisce ma divide e impedisce ai cittadini, in combinato con una pessima legge elettorale, di scegliersi i propri rappresentanti in Parlamento. Infatti, con la revisione costituzionale targata Renzi-Boschi-Verdini, c’è un notevole accentramento di poteri a favore dell’esecutivo a danno dei cittadini e della loro rappresentanza parlamentare e un accentramento di poteri a favore dello Stato a danno delle regioni. Di fatto il principio cardine dell’articolo uno della Costituzione, che stabilisce che la sovranità appartiene al popolo, seppur non toccato direttamente dalla riforma, viene svuotato di significato ancora più di quanto non lo sia stato fino a oggi e diventa lettera morta.

B)I principi dell’uguaglianza e della libertà del voto, sanciti dall’articolo 48 della Costituzione, secondo il quale “ll voto è personale ed eguale, libero e segreto”, vengono aggirati, anche per effetto dell’Italicum. Infatti, i nuovi senatori non saranno eletti direttamente dai cittadini, ma nominati tra i consiglieri (74) regionali e i sindaci (21) più i 5 di nomina presidenziale. Per quanto riguarda la Camera dei deputati l’Italicum, contraddicendo le indicazioni della Corte costituzionale che ha bocciato il Porcellum, ha reintrodotto in un’altra forma il sistema delle liste bloccate, creando collegi di piccole dimensioni e rendendo bloccati i capilista. I partiti, quindi, si sono assicurati la possibilità di nominare direttamente almeno due terzi dei parlamentari, impedendo di fatto agli elettori di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento, come prescrive l’art. 48 della Costituzione. Questo articolo viene aggirato: la legge elettorale, che Renzi ha fatto cucendola addosso al Pd quando vinse le europee, presenta gli stessi vizi di costituzionalità della precedente legge, il cosiddetto “porcellum”.
Come ha stabilito la sentenza della Corte costituzionale sulla legge elettorale di Calderoli, infatti, essa viola il principio costituzionale dell’uguaglianza del voto in quanto la distorsione che si determina quando il voto di un cittadino ad un partito che non ottiene il premio di maggioranza vale meno di quello di chi per un solo voto in più ottiene il premio. Non costituisce, infatti, un incidente imprevedibile prima delle elezioni, un inconveniente di fatto dovuto ad esempio alla frammentazione partitica o alla pluralità dei collegi (come può avvenire ad esempio nei sistemi maggioritari vigenti in Francia o Gran Bretagna), ma è, «il risultato di un meccanismo irrazionale normativamente programmato per determinare tale esito». 
Il meccanismo di attribuzione del premio di maggioranza prefigurato dall’Italicum, in altre parole, non fa in modo che diversi partiti si aggreghino per ottenere un voto omogeneo, ma è stato studiato appositamente per dare un enorme numero di seggi parlamentari a un partito che ha quasi gli stessi voti di un altro partito: una previsione che sempre secondo la Corte costituzionale nella sentenza sul porcellum, è «taleda determinare un’alterazione del circuito democraticodefinito dalla Costituzione». Ed è proprio ciò che accadrà, in Italia, con l’Italicum e la perversa combinazione con la riforma.

C) Avremo un Parlamento composto quasi esclusivamente da nominati. Riforma e legge elettorale, infatti, permetteranno ai politici di eleggere altri politici. I nuovi senatori saranno indicati dai partiti dei vari Consigli regionali; il metodo per determinare come saranno scelti concretamente i senatori secondo la riforma è talmente contorto che è difficile anche per gli specialisti capire come attuarlo, ed è probabile che ad essere nominati come futuri parlamentari siano coloro, fra consiglieri e sindaci, più fedeli ai capi partito. Insomma dei soldatini che non faranno alcuna resistenza ai provvedimenti in cui ci sarà un esplicito interesse per gli amici della casta e che non saranno di nessuna utilità per i cittadini. Alla Camera i 2/3 dei deputati saranno nominati con il meccanismo dei capilista bloccati, in spregio al voto di preferenza, con gli stessi esiti in termini di controllo degli eletti da parte dei capi dei partiti e soprattutto dell’unico capo politico del partito che grazie all’Italicum prenderà la maggioranza, pur essendo minoranza nel Paese.

D) Alla mancata abolizione del Senato che, invece, se approvata, avrebbe comportato un notevole risparmio per le casse dello Stato, si aggiunge la confusione provocata dai procedimenti legislativi che, dai due odierni, costituzionale e ordinario, passano a dieci. Inoltre l’iter legislativo invece di essere più breve, diventerà più lungo. Infatti sono previste oltre 20 materie che dovranno passare obbligatoriamente all’esame delle due Camere e c’è il concreto rischio che, su molte di queste, si inneschino dei conflitti di attribuzione e competenza che potrà risolvere solo la Corte Costituzionale, con una conseguente grave paralisi dell’attività legislativa del Parlamento, perché l’effettiva composizione dei conflitti attraverso il giudizio della Corte può durare mesi. Per comprendere le conseguenze nefaste di questa riforma a tutto questo bisogna aggiungere il fatto che i senatori part time, dato che saranno scelti fra i consiglieri regionali e i sindaci, potranno godere dell’immunità parlamentare, diaria e rimborsi vari e che, pur non avendo specifiche competenze in materia, dovranno legiferare su materia di rilevanza costituzionale e che riguardano l’appartenenza dell’Italia all’Ue. Inoltre opereranno senza vincolo di mandato in Parlamento e quindi non dovranno rappresentare necessariamente gli enti territoriali dai quali sono stati eletti, ma risponderanno solo ai partiti che li hanno fatti nominare.

E) Il trio Renzi-Boschi-Verdini ha sempre mentito e preso in giro gli italiani parlando di un miliardo di euro di risparmi, venendo clamorosamente e puntualmente smentito da una nota della Ragioneria generale dello Stato, ente governativo, datata 28 ottobre 2014 che, invece, ha stimato in 57,7 milioni di euro gli effettivi risparmi di questa riforma per le casse dello Stato. Noi riteniamo che sia una grossa occasione persa per dare un vero taglio ai costi della politica, come voleva il M5S che, fra i vari interventi, aveva proposto una drastica diminuzione del numero dei parlamentari, dai 730 del DDL Boschi a 473 in totale) e l’abolizione dei senatori a vita, a meno che non fossero gli stessi elettori a volerli. Invece il Senato rimarrà in piedi con i propri uffici, personale, gruppi parlamentari e commissioni parlamentari, con tutti i relativi costi. Altro che risparmio per i cittadini: questo è l’inganno più grande di questo obbrobrio.

F) Ad oggi, i cittadini possono concretamente partecipare all’attività legislativa del Parlamento, tramite le leggi di iniziativa popolare, con la raccolta di 50 mila firme, che vengono poi esaminate in Parlamento. E’ uno degli strumenti a disposizione degli italiani che deriva dal principio della sovranità popolare sancito dalla Carta costituzionale. Portando la soglia delle firme da raccogliere a 150 mila, sarà molto più difficile per i semplici cittadini suggerire delle proposte di legge al Parlamento. Lo stesso discorso vale per il lo strumento del referendum abrogativo. È vero che è stato ridotto il quorum affinché la consultazione popolare sia dichiarata valida (quorum che passerebbe dal 50% più uno degli aventi diritto alla maggioranza dei votanti alle ultime elezioni per la Camera dei deputati), ma la validità della consultazione, che il M5S avrebbe voluto in ogni caso (la scelta del popolo è sempre valida), sarà più facile solo nel caso di raccolta di un numero di firme molto più elevato, che passa, irragionevolmente, da 500 mila a 800 mila. In questo modo aumenta la distanza fra gli elettori e le istituzioni e la possibilità che i cittadini hanno per esprimersi viene ulteriormente ostacolata.

G) Questa riforma può produrre una deriva autoritaria, introducendo una forma di presidenzialismo mascherato privo dei meccanismi di equilibrio e dei sistemi di pesi e contrappesi istituzionali tipici degli altri sistemi presidenziali democratici. Infatti il Capo del Governo, come capo politico del primo partito che vince le elezioni otterrebbe, con un’investitura indiretta del popolo, uno strapotere incontrastato sia nel Governo che in Parlamento. Sarebbe per legge sia il capo del Governo che il capo della maggioranza nella sola Camera che rimarrà. Dato che la maggioranza dei parlamentari sarà costituita da nominati e viste le modalità di elezione degli organi costituzionali di garanzia, il Capo del Governo non avrà nessun problema, ad esempio, nel far eleggere un Presidente della Repubblica a lui gradito o i membri della Corte costituzionale e del Consiglio superiore della magistratura di nomina parlamentare. Avrà anche una maggiore influenza nella scelta della governance della Rai, più di quanto non accada già ora, e nella composizione degli organismi di controllo come le Authority. Le leggi dell’esecutivo potranno avere sempre una corsia preferenziale; su queste leggi il Governo potrà continuare a porre la fiducia e a superare qualsiasi proposta di modifica con i maxiemendamenti. Infine, con la “clausola di supremazia” prevista dalla riforma, si darà allo stesso Governo, invece che al Parlamento, il potere di scavalcare le Regioni nell’attività normativa anche negli ambiti attualmente riservati alle Regioni.

H) La riforma della Costituzione, legge fondamentale della nostra Repubblica, alla stesura del cui testo, nell’immediato dopoguerra, hanno contribuito concordemente tutte le forze politiche che avevano liberato l’Italia dal nazifascimo, avrebbe dovuto avere il massimo consenso da parte dell’arco parlamentare. Invece questa riforma scritta con i piedi non solo è stata approvata senza tener conto delle proposte di modifica delle opposizioni, usando espedienti irrituali e antidemocratici, come quello dell’emendamento chiamato “canguro” che ha eliminato tutti gli emendamenti non in linea con i sostenitori della riforma, ma è stata portata avanti da una maggioranza composta da partiti che nemmeno si sono mai presentati alle elezioni, come l’NCD di Alfano o ALA di Verdini, e che vedeva tra le sue fila politici coinvolti in gravi inchieste giudiziarie come Verdini, Azzolini, Formigoni, Bilardi, Aiello, Cardidi, Barani, Conti, Scavone, Di Biagio e Gentile. Sul capo di questi nuovi ‘padri costituenti’ pesano accuse di associazione a delinquere, corruzione, frode, voto di scambio, bancarotta, concussione, finanziamento illecito, omesso versamento all’erario, abuso d’ufficio, peculato e tantio altro. Ci basti pensare che costoro si sono permessi di mettere mano alla nostra Costituzione.

I) Con un Senato interamente nominato e con una Camera quasi interamente eletta con le liste bloccate, sarà più facile per i vincitori delle elezioni controllare i propri parlamentari, il cui unico intento sarà quello di mantenere la poltrona, e che quindi si prostreranno al loro padrone e approveranno qualsiasi porcheria che gli venga chiesta. I meccanismi della corsia preferenziale delle leggi del Governo e della clausola di supremazia servono ad annullare anche qualsiasi contrasto venga dalle opposizioni o dal rispetto dei diritti delle minoranze parlamentari che, nella riforma, sono solo citati e non sono neanche esplicitamente codificati. Questo significa che nessuno si potrà opporre all’introduzione di leggi che producano la compressione ulteriore dei diritti fondamentali o ad interventi di macelleria sociale: diritti come quello all’istruzione, alla salute, alla pensione e all’ambiente, che gli ultimi Governi hanno già gravemente compromesso potranno essere più facilmente compressi e così ulteriormente calpestati anche i diritti dei lavoratori. È per questo motivo che gli interventi sulle Costituzioni antifasciste come quella italina, che proteggono questi diritti, sono stati indicati come necessari proprio dalle grandi banche d’affari responsabili della crisi come la JP Morgan.

L) La maggioranza che ha approvato questa riforma è stata eletta con una legge elettorale (il Porcellum) dichiarata incostituzionale perché ha prodotto un Parlamento di nominati e non di eletti. Questo Parlamento non era dunque legittimato dalla volontà popolare anche nell’approvare leggi ordinarie, figuriamoci se poteva metter mano alla riforma della Costituzione. Inoltre, se ciò non bastasse, questa revisione costituzionale è stata iniziata dal Governo e portata avanti su spinta dell’esecutivo e non dal Parlamento, unico organo deputato a farlo. Le modifiche della Costituzione, dunque, non sono espressione della volontà del popolo.




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