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domenica 27 aprile 2014

Travaglio. Ladroni a 5 stelle




Beccati. Finalmente li hanno presi con le mani nel sacco. Ecco cosa nascondono i 5Stelle, ecco perché Grillo e Casaleggio han fondato il MoVimento, ecco perché i grillini fanno politica: per fare soldi. La scoperta la dobbiamo ai segugi di Repubblica, che in due giorni han piazzato altrettanti scoop mica da ridere. I titoli parlano da sé: “Una pioggia di euro dagli spot sul blog, ecco la miniera d’oro di Beppe e Casaleggio”, “Le ombre nel bilancio dei grillini alSenato”. Hai capito quei ladroni? Zitti zitti, mentre tuonano contro ifinanziamenti pubblici ai partiti, accumulano un tesoro nella grotta di Alì Babà. Come fanno? Semplice. Il nababboGianroberto Casaleggio, la cui società che edita il blog di Grillo (il 77° d’Italia) è sempre andata in perdita e nel 2012 racimolò un utile di 69.500 euro, incassa soldi a palate dalle pubblicità, pagate dagli inserzionisti un tot ogni mille clic. Quanto? Secondo il Sole 24 Ore 5 euro. Secondo il titolo di Repubblica 0,92 euro; secondo l’articolo di Repubblica 0,64 euro. Per un totale annuo di 5-10 milioni secondo il Sole, di 570 mila euro secondo Repubblica. Se ne saprà di più il mese prossimo, quando sarà pubblicato il bilancio 2014 sul 2013 (“sarà molto migliore del 2013”, ha anticipato il guru). È vero che non conterrà il dato scomposto del blog di Grillo; ma, essendo questo la principale attività della società, si capirà se l’ordine di grandezza è quello indicato dal quotidiano della Confindustria o da Repubblica. Nel primo caso, sarebbero un bel po’ di soldi (peraltro legittimi, per giunta privati). Nel secondo, saremmo poco sopra l’accattonaggio. In ogni caso, la domanda sorge spontanea: siccome è assolutamente pacifico e dichiarato che il blog di Grillo, come peraltro tutti i siti web di questo mondo, si finanzia con gli spot, dove sarebbe il “mistero” dei finanziatori? Basta aprirlo e vedere chi sono gli inserzionisti. Non c’è nulla di meno misterioso di un’inserzione pubblicitaria. Si dirà: ma il blog di Grillo è l’organo ufficiale di un movimento politico. Verissimo. Esattamente come l’Unità ed Europa per il Pd, la Padania per la Lega, e così via (Forza Italia non ne ha bisogno). Ma con due lievi differenze. 1) I giornali di partito incassano fior di milioni dallo Stato, cioè da tutti i cittadini, compresi quelli che non si sognerebbero mai di votare per quei partiti, e senza quella “pioggia di euro”, quella “miniera d’oro”, fallirebbero all’istante; in più, sulla carta e sul web, fanno pubblicità e incassano altri soldi da inserzionisti privati. Secondo: nessuno mena scandalo per tutto ciò, nessuno pubblica “inchieste” sulla “pioggia di euro” e la “miniera d’oro” degli house organ dei partiti.
Ma attenzione: ora, sempre grazie a Repubblica, conosciamo pure “le ombre nel bilancio dei grillini al Senato”. Quali? Tenetevi forte: “affitti da 2 mila euro al mese ai dipendenti della comunicazione” (il prezzo medio di un trilocale al centro di Roma), “pranzo da 6,71 euro consumato il 6 giugno dal senatore Lucidi ”nel ristorante di Palazzo Madama” e soprattutto, scandalo degli scandali, “buffet in onore di Beppe Grillo che l’11 luglio 2013 tenne una conferenza stampa al Senato”, roba da “114 euro” per 55 persone (il capo e 54 senatori), cioè 2 euro a testa, mica bruscolini. Ed ecco la prova che c’era qualcosa da nascondere: nel rendiconto “per uso interno”, il sardanapalesco banchetto fu registrato come “acquisto di panini e bibite per accoglienza Grillo”, mentre in quello pubblico c’è scritto “spese di rappresentanza”. Capita la furbata? Dopodiché, astuti come volpi, i 5Stelle potevano papparsi 42 milioni di rimborsi elettorali, invece li hanno lasciati allo Stato; ogni tre mesi potrebbero intascarsi 2,5 milioni non spesi fra diarie e indennità, invece li versano in un fondo per le piccole imprese; potevano pure spartirsi i 420 mila euro avanzati dai contributi raccolti nella campagna elettorale 2013, invece li hanno devoluti ai terremotati dell’Emilia. Ma il movente è chiaro: farsi una gazzosa da 2 euro con Grillo alla facciazza degli italiani. Sporcaccioni.
di Marco Travaglio




 Marco Travaglio FQ 27 aprile 2014

mercoledì 23 aprile 2014

OGM in Italia....no alle coltivazioni di sementi transgeniche!

Il 15/10/2013 il Senato della Repubblica approva all'unanimità l'adozione della "Clausola di Salvaguardia", una norma inclusa nella direttiva europea del 2001 che da la possibilità agli Stati Membri di vietare le coltivazioni OGM nei propri territori. Sarebbe dovuto seguire un decreto interministeriale dei tre ministeri interessati (Agricoltura, Ambiente e Salute) ma il governo Monti, nel dicembre dello stesso anno, annuncia di non voler avvalersi della suddetta clausola approvando, di fatto, la coltivazione del Mais Mon810 della Monsanto.

La prima direttiva europea sugli organismi geneticamente modificati è la 90/220/CEE nella quale sono deliberati al rilascio nell'ambiente, per scopi sperimentali e non, 17 organismi tra cui 14 piante - diverse varietà di mais colza e soia - e due vaccini per la rabbia e la malattia di Aujesky ( pseudorabbia suina). I semi di colza vengono coltivati in territori dal clima nordico come Canada, Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Olanda; risultano essere in particolar modo nocivi per la salute umana perché contenenti acido erucico, vietato nel suo utilizzo alimentare dalla direttiva 76/621/CEE del 20 luglio 1976.


Il 15/10/2013 il Senato della Repubblica approva all'unanimità l'adozione della "Clausola di Salvaguardia", una norma inclusa nella direttiva europea del 2001 che da la possibilità agli Stati Membri di vietare le coltivazioni OGM nei propri territori. Sarebbe dovuto seguire un decreto interministeriale dei tre ministeri interessati (Agricoltura, Ambiente e Salute) ma il governo Monti, nel dicembre dello stesso anno, annuncia di non voler avvalersi della suddetta clausola approvando, di fatto, la coltivazione del Mais Mon810 della Monsanto.

La prima direttiva europea sugli organismi geneticamente modificati è la 90/220/CEE nella quale sono deliberati al rilascio nell'ambiente, per scopi sperimentali e non, 17 organismi tra cui 14 piante - diverse varietà di mais colza e soia - e due vaccini per la rabbia e la malattia di Aujesky ( pseudorabbia suina). I semi di colza vengono coltivati in territori dal clima nordico come Canada, Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Olanda; risultano essere in particolar modo nocivi per la salute umana perché contenenti acido erucico, vietato nel suo utilizzo alimentare dalla direttiva 76/621/CEE del 20 luglio 1976.

















sabato 19 aprile 2014

Le Balle degli 80 €

















Niente più detrazioni per il coniuge a carico: è scritto tra le pieghe della più becera ambiguità del cosiddetto Jobs ActLEGGE DI DELEGA al Governo, attualmente al vaglio del Senato. La lettera c) dell’art. 5 infatti recita così: “introduzione del tax credit, quale incentivo al lavoro femminile, per le donne lavoratrici, anche autonome, con figli minori e che si trovino al di sotto di una determinata soglia di reddito complessivo della donna lavoratrice, e armonizzazione del regime delle detrazioni per il coniuge a carico
Cosa si nasconde dietro questa faziosa e ambigua dicitura? Un vero e proprio blitz sulla fondamentale detrazione per coniuge a carico, sostituito con un improbabile ed incostituzionalissimo tax credit! Oggi la detrazione per il coniuge a carico spetta a qualunque coniuge lavoratore/lavoratrice, uomo o donna che sia, che abbia moglie o marito a carico cioè che non abbia superato il reddito di 2.840,51 euro annuo, 5 milioni di vecchie lire. Questa detrazione ammonta all’incirca a 700/800 euro l’anno. Eliminarla sostituendola con questo cosiddetto tax credit significa ridurre enormemente la platea dei beneficiari!
Infatti la tax credit secondo la fuffa dell’articolo menzionato, spetterebbe come credito d’imposta alle imprese che assumono una donna alle seguenti condizioni, coesistenti:
- donne lavoratrici anche autonome;
- con figli minori;
- che si ritrovino al di sotto di un reddito complessivo;
Interpretando le pieghe di questa strana normativa si scopre che una donna che venisse assunta con questo meccanismo che avesse un coniuge a carico, oppure una coppia senza figli o senza figli minori, perderebbero la detrazione, che invece oggi spetta.
Queste categorie che si troverebbo scoperte, inoltre, sono per lo più proprio quelle alle quali sono stati promessi i famosi 80 euro in busta paga.



l’art. 5 infatti recita così:
“introduzione del tax credit, quale incentivo al lavoro femminile, per le donne lavoratrici, anche autonome, con figli minori e che si trovino al di sotto di una determinata soglia di reddito complessivo della donna lavoratrice, e armonizzazione del regime delle detrazioni per il coniuge a carico”

giovedì 17 aprile 2014

Il rischio che corre il Parco #Martignano #Bracciano



Il rischio che corre il Parco #Martignano #Bracciano secondo me è quello della mediocrità, e se è vero che, ad oltre vent’anni dalla legge quadro sulle aree protette, possiamo dire che i parchi sono stati una sfida positiva e vincente capaci di delineare traiettorie ed esperienze di sviluppo locale qualitativo e quindi durevole e sostenibile, e che dopo venti anni sono ancora punti di riferimenti per le migliori esperienze di turismo e per l’alimentazione di qualità, è anche vero che quelle stesse esperienze sembrano aver perso la loro spinta propulsiva, anche perché l’azione di governo della Regione Lazio e dei governi dei Comuni locali di ogni livello non l'hanno sostenuto in modo adeguato e coerente . Ritengo necessaria una significativa “manutenzione” della Legge sui parchi che non metta in dubbio i principi fondanti ed ancora validissimi della 394/91 ma la adegui ai tempi nuovi, alle risposte da dare ad un’aggressione crescente alla biodiversità delle aree protette praticamente rimaste senza difesa, dove abbattere una specie protetta, fare motocross su un sentiero, pescare di frodo in un’area marina protetta, costruire un abuso provoca le stesse conseguenze che farlo fuori da un’area protetta e spesso nulla. Ma è anche la macchina burocratica dell' Ente Parco a preoccupare gli ambientalisti, a partire dal ruolo del Direttore che troppo spesso si trova a fare il “ Tecnico ” di una macchina amministrativa ingolfata, a spendere il suo tempo in beghe personali, tralasciando progettualità e difesa della biodiversità.

Il Parco Regionale Naturale di Bracciano-Martignano è il più giovane tra i parchi della Regione e ben rappresenta il paesaggio vulcanico del Lazio settentrionale. Originati dalle profonde depressioni dell’attività di un complesso sistema di bocche del vulcano, il bacino lacustre di Bracciano e Martignano, assieme ai monti Sabatini, costituiscono il Parco Naturale Regionale. L’ambiente circostante è caratterizzato da paesaggi che sembrano senza tempo, dove i monti e i borghi medioevali si specchiano sul lago. La vegetazione sulle sponde è per lo più caratterizzata da canneti, dove trovano riparo varie specie di volatili.
Tutta la zona fa parte dell’area naturale protetta e rientra nel Piano d’Assetto studiato e redatto dall’Ente Parco, ente sovra istituzionale e strumento di cui si dotano i Comuni e la Regione Lazio nella gestione dei territori inclusi nel Parco, con l’obiettivo di tutelare i valori naturali.

Esistono quattro tipologie di destinazione d’uso dei territori in riferimento al grado di tutela ambientale. Le zone A sono le aree sottoposte a maggiore tutela, dove l’ambiente naturale deve mantenere la propria integrità. Le zone B sono le aree antropiche che devono mantenere quell’aspetto antropico tipico del territorio e nelle quali sono previste le attività tradizionali. Le zone C sono le aree dove si praticano agricoltura biologica e attività agro e silvio pastorali. Le zone D sono le aree abitate, sono adibite al miglioramento del paesaggio urbano collettivo locale e al loro interno sono possibili attività compatibili con l’istituzione del Parco.
Le aree contigue sono aree previste nel contorno del Parco e servono da cuscinetto e connessione col territorio circostante; in queste aree è consentita l’attività venatoria, limitatamente ai residenti. La Regione Lazio e gli Enti interessati devono redigere la “Carta della Natura” in relazione alle caratteristiche e alle criticità di queste aree, controllando, assicurando e definendo il giusto iter per la Valutazione d’Incidenza (procedimento preventivo con la finalità dell’accettazione di un piano o progetto che interessi un territorio e nel rispetto dello stesso). I Comuni coinvolti nell’Ente Parco, con la Comunità del Parco, partecipano alla concertazione con i residenti del Piano d’Assetto, suggerendo linee politiche ed esprimendo il proprio parere in materia economica gestionale. Il piano viene elaborato dall’Ente Parco, consegnato ai Consigli Comunali interessati per la deliberazione, e successivamente consegnato alla Regione Lazio, la quale lo approva e da quel momento adotta la salvaguardia del Piano. Dunque, l’Ente Parco ha la sola funzione di elaborazione e di coordinamento, per evitare che i Comuni entrino in contrasto tra loro. Il Piano del Parco, redatto dall’Ente sovra istituzionale, non risponde se non nei massimi limiti ai piani paesistici, territoriali, urbanistici e ogni altro strumento di pianificazione elaborato a livello locale. Le zone comprese nelle L.R. 10/2003, Lazio Natura 2000, non sono parchi o aree protette ma sono destinate alla tutela della biodiversità mantenendo, nostro malgrado, minor valenza giuridica. A quanto sembra dalle zonizzazioni, urbanisti e architetti ambientali, nonostante gli sforzi e gli studi, non sembrano aver capito che il sito da tutelare esiste già e non deve essere “costruito” spostando le metrature della zona A di qualche centimetro. La stessa Comunità europea prevede che ogni Stato riconosca, non costruisca, i siti a seguito di studi, reportage fotografici, analisi tecniche che poi vengano riportate a Bruxelles e che riguardino proprio la Valutazione d’Incidenza.

Ci chiediamo come la Direttiva Comunitaria 2009/29/CE, che prevede un Piano di gestione per tutte le Zone Speciali di Conservazione (ZSC), possa essere rispettata con questo nuovo Piano d’Assetto del Parco dove, in zone come Pisciarelli sono previste nuove cubature e ampio impiego di cemento; dove, in zone nel territorio di Bracciano i proprietari dei fondi non saranno neanche più padroni dei propri alberi; dove “spuntano” zone A in pieno centro residenziale con impianti fognari. Per quanto la materia sia difficile e specialistica, il MoVimento è pronto fin d’ora a dar battaglia e a ribattere le decisioni a dir poco incoerenti dell’Amministrazione, che già in altre situazioni si è dimostrata lontana dalle esigenze dei cittadini e dell’ambiente.


Movimento 5 Stelle Bracciano

Schiavi Moderni



"Il lavoratore con contratto e termine deve avere una retribuzione più alta rispetto ai lavoratori a tempo indeterminato: il M5S propone che sia riconosciuta al lavoratore precario un'indennità di flessibilità aggiuntiva pari al 30% della retribuzione ordinaria".
Il 20 marzo 2014 il Governo Renzi ha reintrodotto la schiavitù che per primo soppresse Abramo Lincoln nel gennaio del 1865, con il XIII emendamento alla Costituzione degli Stati Uniti d'America.
Il lavoro è tornato ad essere schiavitù, la flessibilità è divenuta iperprecarietà. Con il Decreto Legge sul Lavoro, n. 34/2014, assistiamo alla liberalizzazione dei contratti a termine, per la cui stipulazione non è più richiesta una causa di giustificazione oggettiva. Con le innumerevoli proroghe possibili pensate dagli schiavisti del nuovo millennio, e l'estensione della durata massima di successione dei contratti a complessivi 36 mesi, si procede allo smantellamento del diritto al lavoro.
Queste disposizioni sono palesemente in contrasto con la direttiva 1999/70/CE, come confermato anche dalla giurisprudenza prodotta dalla Corte Costituzionale italiana e dalla Corte di Giustizia Europea. Nello specifico, il decreto legge viola gli obiettivi e i principi ispiratori della direttiva tesi all'adozione del contratto di lavoro a tempo indeterminato come forma comune, prioritaria e principale di assunzione e d'ingresso nel mercato del lavoro rispetto al contratto a tempo determinato.
Il decreto non crea nuovi posti di lavoro ma crea nuovi posti di schiavitù iperprecaria. Inoltre sono state presentate modifiche che consentono di aggirare il pur blando paletto che poneva un limite alle assunzioni a termine pari al 20% rispetto al totale della forza occupata.
Ma che cos'è il lavoro? In questo Paese occorre ripensare il concetto di lavoro nell'era della disoccupazione tecnologica e delle disuguaglianze sociali; occorre un salto culturale importante, che la politica - burocrate italiana non riuscirà mai a fare perchè figlia della lex mercatoria del capitalismo fallimentare italiano. La precarietà non deve esistere. Sarà una guerra su ogni emendamento. Questo Decreto è un insulto ai cittadini, ai precari, ai lavoratori, ai sindacati. Gli unici d'accordo sono i sindacalisti aziendalizzati che non protestano.
In Commissione Lavoro noi del M5S abbiamo richiesto la votazione nominale per far conoscere ai cittadini i nomi dei parlamentari che stanno distruggendo il lavoro in Italia. Il Pd ha respinto la nostra richiesta, stanno precarizzando il precarizzabile. Vogliono insabbiare la liberalizzazione dei contratti a termine. Non ci mettono la faccia. Questi decreto deve essere ritirato.
‪#‎schiavimoderni‬ ‪#‎precaRenzi‬
Mandate le vostre storie a tripiedi_d@camera.it e le leggeranno in aula!

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