Il rischio che corre il Parco #Martignano #Bracciano secondo me è quello della mediocrità, e se è vero che, ad oltre vent’anni dalla legge quadro sulle aree protette, possiamo dire che i parchi sono stati una sfida positiva e vincente capaci di delineare traiettorie ed esperienze di sviluppo locale qualitativo e quindi durevole e sostenibile, e che dopo venti anni sono ancora punti di riferimenti per le migliori esperienze di turismo e per l’alimentazione di qualità, è anche vero che quelle stesse esperienze sembrano aver perso la loro spinta propulsiva, anche perché l’azione di governo della Regione Lazio e dei governi dei Comuni locali di ogni livello non l'hanno sostenuto in modo adeguato e coerente . Ritengo necessaria una significativa “manutenzione” della Legge sui parchi che non metta in dubbio i principi fondanti ed ancora validissimi della 394/91 ma la adegui ai tempi nuovi, alle risposte da dare ad un’aggressione crescente alla biodiversità delle aree protette praticamente rimaste senza difesa, dove abbattere una specie protetta, fare motocross su un sentiero, pescare di frodo in un’area marina protetta, costruire un abuso provoca le stesse conseguenze che farlo fuori da un’area protetta e spesso nulla. Ma è anche la macchina burocratica dell' Ente Parco a preoccupare gli ambientalisti, a partire dal ruolo del Direttore che troppo spesso si trova a fare il “ Tecnico ” di una macchina amministrativa ingolfata, a spendere il suo tempo in beghe personali, tralasciando progettualità e difesa della biodiversità.
Il Parco Regionale Naturale di Bracciano-Martignano è il più giovane tra i parchi della Regione e ben rappresenta il paesaggio vulcanico del Lazio settentrionale. Originati dalle profonde depressioni dell’attività di un complesso sistema di bocche del vulcano, il bacino lacustre di Bracciano e Martignano, assieme ai monti Sabatini, costituiscono il Parco Naturale Regionale. L’ambiente circostante è caratterizzato da paesaggi che sembrano senza tempo, dove i monti e i borghi medioevali si specchiano sul lago. La vegetazione sulle sponde è per lo più caratterizzata da canneti, dove trovano riparo varie specie di volatili.
Tutta la zona fa parte dell’area naturale protetta e rientra nel Piano d’Assetto studiato e redatto dall’Ente Parco, ente sovra istituzionale e strumento di cui si dotano i Comuni e la Regione Lazio nella gestione dei territori inclusi nel Parco, con l’obiettivo di tutelare i valori naturali.
Esistono quattro tipologie di destinazione d’uso dei territori in riferimento al grado di tutela ambientale. Le zone A sono le aree sottoposte a maggiore tutela, dove l’ambiente naturale deve mantenere la propria integrità. Le zone B sono le aree antropiche che devono mantenere quell’aspetto antropico tipico del territorio e nelle quali sono previste le attività tradizionali. Le zone C sono le aree dove si praticano agricoltura biologica e attività agro e silvio pastorali. Le zone D sono le aree abitate, sono adibite al miglioramento del paesaggio urbano collettivo locale e al loro interno sono possibili attività compatibili con l’istituzione del Parco.
Le aree contigue sono aree previste nel contorno del Parco e servono da cuscinetto e connessione col territorio circostante; in queste aree è consentita l’attività venatoria, limitatamente ai residenti. La Regione Lazio e gli Enti interessati devono redigere la “Carta della Natura” in relazione alle caratteristiche e alle criticità di queste aree, controllando, assicurando e definendo il giusto iter per la Valutazione d’Incidenza (procedimento preventivo con la finalità dell’accettazione di un piano o progetto che interessi un territorio e nel rispetto dello stesso). I Comuni coinvolti nell’Ente Parco, con la Comunità del Parco, partecipano alla concertazione con i residenti del Piano d’Assetto, suggerendo linee politiche ed esprimendo il proprio parere in materia economica gestionale. Il piano viene elaborato dall’Ente Parco, consegnato ai Consigli Comunali interessati per la deliberazione, e successivamente consegnato alla Regione Lazio, la quale lo approva e da quel momento adotta la salvaguardia del Piano. Dunque, l’Ente Parco ha la sola funzione di elaborazione e di coordinamento, per evitare che i Comuni entrino in contrasto tra loro. Il Piano del Parco, redatto dall’Ente sovra istituzionale, non risponde se non nei massimi limiti ai piani paesistici, territoriali, urbanistici e ogni altro strumento di pianificazione elaborato a livello locale. Le zone comprese nelle L.R. 10/2003, Lazio Natura 2000, non sono parchi o aree protette ma sono destinate alla tutela della biodiversità mantenendo, nostro malgrado, minor valenza giuridica. A quanto sembra dalle zonizzazioni, urbanisti e architetti ambientali, nonostante gli sforzi e gli studi, non sembrano aver capito che il sito da tutelare esiste già e non deve essere “costruito” spostando le metrature della zona A di qualche centimetro. La stessa Comunità europea prevede che ogni Stato riconosca, non costruisca, i siti a seguito di studi, reportage fotografici, analisi tecniche che poi vengano riportate a Bruxelles e che riguardino proprio la Valutazione d’Incidenza.
Ci chiediamo come la Direttiva Comunitaria 2009/29/CE, che prevede un Piano di gestione per tutte le Zone Speciali di Conservazione (ZSC), possa essere rispettata con questo nuovo Piano d’Assetto del Parco dove, in zone come Pisciarelli sono previste nuove cubature e ampio impiego di cemento; dove, in zone nel territorio di Bracciano i proprietari dei fondi non saranno neanche più padroni dei propri alberi; dove “spuntano” zone A in pieno centro residenziale con impianti fognari. Per quanto la materia sia difficile e specialistica, il MoVimento è pronto fin d’ora a dar battaglia e a ribattere le decisioni a dir poco incoerenti dell’Amministrazione, che già in altre situazioni si è dimostrata lontana dalle esigenze dei cittadini e dell’ambiente.
Movimento 5 Stelle Bracciano
Nessun commento:
Posta un commento