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sabato 8 febbraio 2014

DECRETO SVUOTA CARCERI E POLITICA CRIMINALE

STANNO PRENDENDO IN GIRO I CITTADINI

                                                     

Il 23/12/2013 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il D.L. n 146 ed ha ad oggetto soprattutto la situazione dei detenuti. Da quanto si apprende, il Decreto è mirato apparentemente a tutelare il diritto, sacrosanto, alla loro dignità. Il “succo del Decreto” prevede:
Ampliamento a 75 giorni per ciascun semestre la riduzione per la liberazione anticipata, in un arco di tempo compreso tra il 1 gennaio 2010 e il dicembre 2015; stabilizzando l'istituto della esecuzione della pena presso il domicilio prevista dalla legge n. 199 del 2010.  (La liberazione anticipata prima del Decreto di cui stiamo parlando prevedeva 60 giorni di sconto di pena ogni 6 mesi di pena scontata per il detenuto o il condannato agli arresti domiciliari).
Norme di attuazione della Legge Bossi Fini sull’immigrazione (snellimento delle procedure di identificazione degli immigrati irregolari ai fini dell’espulsione).
Garante Nazionale dei diritti delle persone detenute o comunque private della liberta' personale.
Ampliamento delle possibilita' di utilizzo del cosiddetto braccialetto elettronico nel luogo di dimora e per la detenzione domiciliare.
Tale Decreto Legge è stato approvato dalla Camera dei Deputati ed ora manca l’ok del Senato.
Il Movimento 5 stelle si è opposto alla conversione in Legge del Decreto.
Ed  è chiaro il motivo: siamo di fronte all’ennesimo provvedimento in tema di Giustizia che, attraverso decisioni deboli nei contenuti ma condivisibili in linea generale (vedi il Garante Nazionale per i diritti delle persone detenute), non risolve il problema delle carceri e lascia dei seri dubbi sul vero scopo del provvedimento: usciranno infatti dalle carceri numerosissimi detenuti. Si è in attesa di conoscere il nome di quei detenuti che a causa di questo provvedimento termineranno la permanenza in carcere o presso il proprio domicilio.

Per chi fosse interessato alle politiche criminali possibili che uno Stato può decidere di adottare, si può fare una breve descrizione:
la pena  è la“sofferenza” che il cittadino condannato deve scontare in violazione di norme atte alla tutela della convivenza civile. Da millenni, tecnici illuminati del diritto, studiosi, criminologi e sociologi si sono espressi nelle pubblicazioni di decine di saggi, relazioni e provvedimenti legislativi per risolvere il problema della pena.
Apparentemente molto semplice, il problema della pena non lo è affatto e, è evidente, non può prescindere da una delle grandi malattie della società: la criminalità; è ovvio che se non ci fossero criminali, non ci sarebbe la necessità di prevedere delle pene!
Procedendo con ordine, si può affermare che, prima di tutto, la pena può essere definita etimologicamente,  come una sofferenza (la parola italiana deriva dalla parola latina poena che significa “sofferenza”).
Questo significato è, dal punto di vista del cittadino, del tutto comprensibile e condivisibile: si ritiene giusto che un omicida debba essere punito e debba soffrire per un comportamento miserabile, perché egli ha posto fine alla vita di un’altra persona. Se non ci fossero pene previste per determinati comportamenti, molto probabilmente ognuno si potrebbe comportare come crede calpestando la libertà e persino la vita altrui.
Questo concetto, che appare così semplice, in effetti non lo è!
Da millenni, i più famosi governanti e tecnici del diritto, oltre che studiosi, criminologi, sociologi si sono combattuti a colpi di saggi, relazioni e provvedimenti legislativi per risolvere il problema della pena. Questo problema, è evidente, non può prescindere da una grande malattia della società: la criminalità.
Se non ci fossero criminali, non ci sarebbe il motivo di prevedere delle pene per chi commette un reato!
Vi sono tre grandi correnti di pensiero che descrivono il modo con cui uno Stato può porre in essere una politica criminale. Per politica criminale si intende il modo con cui uno Stato, o meglio, i suoi governanti, decidono di creare delle Leggi intese a ridurre il numero dei crimini e per quelli già commessi, il modo in cui debbano essere puniti i colpevoli. Il discorso è molto complesso, ma proveremo sinteticamente a delinearne i punti fondamentali.
Esiste prima di tutto una teoria che viene chiamata retributiva. Questa teoria è la più antica e la meno evoluta (ma non è stato dimostrato che sia più o meno efficace delle altre due). Si tratta della ben nota “legge del taglione”(occhio per occhio, dente per dente). Estremizzando il concetto si può fare un esempio: se una persona ruba un bene di proprietà di altri deve essere punita col taglio della mano. Se una persona uccide un’altra persona deve essere messa a morte.
Esiste poi una seconda teoria, quella della prevenzione generale negativa intesa come deterrenza, o intimidazione. Lo Stato, sceglie una politica criminale basata sulla paura producendo delle Leggi che prevedono pene molto aspre anche per reati minori in modo tale che un potenziale criminale, dovendo decidere se commettere un reato o meno, possa essere intimidito da queste pene. La pena di morte è un classico esempio di politica criminale basata sulla prevenzione generale negativa.
Infine, esiste una terza teoria, quella della prevenzione generale positiva. Quest’interessante teoria sulla pena si discosta dalle altre due in maniera piuttosto decisa. Si tratta di prevedere, con la politica criminale, delle pene che facciano confluire i consensi dei cittadini verso i valori che lo Stato ritiene fondamentali. Esempio: non può essere prevista la pena di morte se si sceglie una politica criminale basata su questa teoria, perché la vita è un valore universale assoluto e nemmeno lo Stato non può prendersi il potere di toglierla in nessun caso.  
In questo paese la politica criminale è stata per decenni incerta e confusionaria.
Questo Decreto “svuota carceri” ne è l’ennesima dimostrazione”. I governi in Italia per decenni si sono alternati, presentando proposte di Legge che da un lato ponevano in essere pene più severe in astratto, dall’altro prevedevano periodicamente indulti, condoni e norme per accorciare il periodo di detenzione dei condannati.
Non c’è stata, in altre parole, una politica criminale coerente e univoca. Sembra che gli scopi  delle amministrazioni che si sono alternate negli anni siano cambiati di continuo. Con questo metodo non si può affrontare il problema del crimine ma si prendono solamente in giro i cittadini.

In alto i cuori

mercoledì 5 febbraio 2014

Pensioni - contro la mozione presentata dalla meloni




Pensioni - contro la mozione presentata dalla meloni





Il turbinio di eventi che si sono susseguiti in questi giorni in Parlamento è stato tale che la discussione sulle pensioni d’oro sembra ormai un lontano ricordo. Ebbene, sarebbe opportuno soffermarsi su questo argomento perché è di fondamentale interesse per il Paese, sia dal punto di vista sociale che da quello economico. La stessa Carta Costituzionale della Repubblica Italiana sancisce l’importanza del trattamento pensionistico nel rispetto della dignità della vita con l’art. 38
I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria”.
Norma fondamentale e programmatica e vincolante dal punto di vista politico. Ciò non significa che essa debba essere raggirata, strumentalizzata ed applicata con approssimazione attraverso interventi legislativi addirittura contrari, nella sostanza, ad Essa. È un impianto normativo di valore: fornisce ai cittadini, alla classe politica e dirigenziale obiettivi e speranze, da respiro ed ispira l’azione di Governo e l’azione del legislatore.
Non si può pretendere dalla Carta Fondamentale che Essa stabilisca in modo particolareggiato le modalità con cui quei valori che essa pone alla base della Repubblica debbano poi essere applicati.
L’applicazione e la legiferazione spetta al parlamento.

Il tema delle pensioni è un tema tanto attuale quanto scottante, non può prescindere dalla profonda diseguaglianza che attanaglia il paese. La disuguaglianza che c’è tra i pensionati che percepiscono meno di 500 euro al mese e quelli che invece ne percepiscono più di 30, o 50 mila.
In un periodo di crisi come quello che stiamo attraversando,il buon senso imporrebbe a chi percepisce tali somme di farsi un esame di coscienza e guardare chi sta peggio. Il buon senso purtroppo manca, perché quelle persone guardano solo il proprio orticello e desiderano che esso sia più rigoglioso di quello del vicino. Questa è una logica che, in un periodo come questo, non può stare in piedi.

Proprio nei giorni scorsi c’è stata la proposta del capogruppo di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, negli intenti volta a ridurre la diseguaglianza tra i cittadini che percepiscono pensioni d’oro e quelli che invece beneficiano di una pensione al di sotto dei minimi necessari per condurre una vita dignitosa. L’On. Meloni ha precisato che verranno escluse dal taglio le pensioni equivalenti ai contributi versati in attività lavorativa anche sopra i 5.000 euro. Non è chiaro, però, come la signora vorrebbe aumentare le pensioni più basse con il suo ricalcolo. Il punto è che i pensionati, anche se durante la propria vita lavorativa hanno pagato contributi minimi, non possono vedersi accreditare un tipo di trattamento economico così diseguale rispetto a chi, al loro pari, quei contributi non li ha pagati ma, tuttavia, percepisce una pensione cosiddetta “d’oro”, specialmente in ragione di questo momento di profonda crisi economica.

M5s ha, per sua parte, già presentato e depositato una mozione in cui spiega come poter intervenire riducendo le differenze e le disuguaglianze. Innanzi tutto, sulla scorta delle recenti pronunce della Corte Costituzionale, si è voluto evitare che l’eventuale provvedimento legislativo fosse contrario ai principi della Carta Fondamentale. Questa accortezza del tutto auspicabile consiste, nella sostanza, nella previsione di un contributo minimo da applicare a coloro i quali percepiscono una pensione minima. Infatti, qualora questo contributo non fosse previsto, l’eventuale provvedimento legislativo sarebbe dichiarato contrario ai principi costituzionali. Una buona Legge, in altre parole, sarebbe non efficace perché contraria ai precetti Costituzionali. Ma perché chiedere un contributo a chi già percepisce somme minime?

Perché quei pensionati (si tratta di 2.219.482 persone) riceveranno un aumento di € 518,00 annui a fronte di un contributo di € 6,00 annui, proposta concreta e di fattibile applicazione anche giuridica perché quei pensionati, a fronte di un esborso di € 6,00 annui si vedrebbero riconoscere € 518,00!
Una linearità di cui risulta carente l’On. Meloni nelle dichiarazioni contraddittorie di questi giorni, vuole una un’ipotetica alleanza col M5s per il tema pensioni dopo le aspre critiche. La domanda è: a seguito di eventuali votazioni e con un risultato sufficiente per governare in alleanza, quale sarebbe quella che sceglierebbe la Meloni? Probabilmente il centro destra è quello a cui si potrebbe guardare con maggiore interesse e poter raggiungere l’obiettivo di estromissione del PD dal Governo! Quel PD che, insieme a Berlusconi e Alfano, ha votato contro la nostra mozione per mantenere lo status quo.


Vinciamo noi!





Il Caos

Il Caos




Primo periodo senza Cupinoro, nelle migliori delle situazioni, i Comuni conferitori manderanno i rifiuti in giro per il Lazio mentre, nelle realtà più avverse, i rifiuti andranno a passeggio per l’Italia in cerca di domicilio e cure al riparo dal ben più virtuoso riciclo e riuso. Settimana in cui ci si incammina verso l’impervia via della nomina di un nuovo commissario per la municipalizzata che ricomincerà a breve i lavori ripartendo da zero e azzerando il debito; una domanda: il post mortem? Che fine faranno i soldi che servono a garantire la tutela e la bonifica del territorio proprio dal momento in cui il sito viene chiuso al conferimento di tal quale? Nei prossimi 30 in cui la Bracciano Ambiente sarà obbligata per legge a gestire il territorio, la sua naturale produzione di percolato per la presenza di indifferenziato e i 13 pozzi naturali di biogas; come finanzierà tutte queste azioni obbligatorie?
Oltre a questa enorme super emergenza inventata per coprire un buco di 19 milioni di euro, ricordiamo che la Presidente della Camera ha utilizzato lo strumento della tagliola tagliando, di fatto, quel confronto democratico assicurato dalla nostra costituzione che, con le elezioni, tutela la presenza delle opposizioni nelle Camere del Parlamento e del Senato. La Boldrini ha utilizzato la tagliola, nemmeno presente nel regolamento, per toglierci la sovranità bancaria oltre a quella monetaria (persa 10 anni fa) e quella giuridica (persa con il riconoscimento degli organi sovra istituzionali europei).
In questa settimana si è parlato di leggere elettorale, un testo obsoleto che ricorda la brutta copia del porcellum e che viene discussa e votata a casa di Berlusconi davanti a due tazze di thè nero tra i due condannati. Un testo giudicato incostituzionale da ben 27 costituzionalisti tra cui il nostro amato Rodotà.
La settimana dell’ empechement a Napolitano a seguito di quanto sancito dall’art 90 della nostra Costituzione italiana in riferimento alla trattativa stato mafia; sapevano ma non dicevano: complici!
Eppure, nonostante il calibro delle argomentazioni che si potevano oggi approfondire su Rai 1 nella trasmissione “La Vita In Diretta”, la nostra senatrice guerriera è stata costretta a vedere la sua intelligenza ridotta al basso livello della deputata piddina, raccontando e spiegando quanto accaduto al Parlamento. Siamo scesi ad un livello bassissimo dove c’è una presidente della Camera che si permette di andare a dire in TV che i nostri uomini sono possibili stupratori ma non spende una parola in favore delle donne che, in ambo le situazioni, sono state picchiate e insultate. La signorina Rottermaier si lastrica dietro la porta blindata come se fossimo bestie, ma chi sono le bestie: uomini e donne a cui si toglie il diritto di parola e di espressione, o, chi toglie la possibilità agli altri di esprimersi? È iniziata una guerra che si batte a colpi di eleganza, vogliono far passare gli oppressori come salvatori e gli oppressi come oppressori. Diteci, chi tra voi lettori ha mai sentito argomentare uno di questi bravi politicanti sulla legge “Italicum”? Avete per caso visto il dito medio di Gasparri ergersi a nuova vita e darsi a ragionamenti sensati? Avete per caso sentito Letta uscire dal letargo renziano leggendo il testo e smettendo di sorridere? Avremmo potuto fare informazione attraverso la nostra portavoce, avremmo potuto dimostrare quanto il M5s è preparato ma non ci è stato concesso, nessuno dei giornalisti che ora si affannano a parlare con noi ha mai speso una parola sulla legge elettorale che abbiamo depositato ben due mesi fa ma è rimasta ignorata. Ignorano noi ma, soprattutto ignorano voi…..
La discarica riaprirà per la gioia dei sette nani, la legge incostituzionale passerà e non esisteranno opposizioni, la tagliola sarà inserita nel regolamento e non ci sarà diritto di fare ostruzionismo.




Paola Taverna alla vita in diretta
Sono una donna e sono una mamma, alcuni toni non li condivido ma chi si doveva scusare l’ha fatto. IL M5S nella sua legittima posizione di opposizione, abbiamo visto la presidente della camera adoperare la tagliola per evitarci di portare a compimento il nostro diritto di opposizione. Opposizione senza violenza tranne quella verso la nostra Loredana Lupo che si è beccata uno schiaffo da parte di Dambruoso. Il decreto è incostituzionale, al Senato c’è un regolamento diverso e in Senato non ci è stato negato il nostro diritto di opposizione.
Boldrini da Fazio: due deputati del M5s mi hanno insultata con un fare terribile perché non più in grado di controllarsi, sono eversivi e questa cosa deve essere trattata con la massima serietà. Quella era istigazione alla violenza, il 90e passa per cento di quei commenti sono sessisti, i partecipanti hanno il solo volere di offendere e umiliare e sono quasi dei potenziali stupratori.

T.: la violenza fisica che Loredana ha subito non è tollerabile né all’interno di quelle camere né fuori ma dovrebbe prendere in considerazione il fatto di asciare la poltrona; non ho mai sentito la Presidente della camera dire una parola.


Cittadini di Bracciano in Movimento 

sabato 1 febbraio 2014

Lo scandalo dell'Italia : Il decreto IMU - Banca d'Italia

[29/01/2014] di Ferdinando Imposimato


Si tratta di stabilire se, pur di non pagare l'IMU, gli italiani saranno costretti a sborsare somme ancora più rilevanti nel medio e lungo termine, per salvare banche in crisi, con la copertura di Bankitalia. Il problema maggiore è che esiste un clamoroso e non risolto conflitto di interessi che affligge Bankitalia.


Il  decreto IMU - Banca d'Italia
Il decreto    non riguarda  solo  l'IMU, ma  prevede un  aumento di capitale   diretto a salvare   le banche azioniste di Bankitalia,  a danno dei cittadini.  Si tratta di una scandalosa rivalutazione delle quote di Bankitalia  da 156.000 euro a 7.5 miliardi di euro: una donazione miliardaria alle banche a spese dei  cittadini ,  che aumenterà il valore patrimoniale  delle  partecipazioni delle banche proprietarie  della Banca d'Italia. Per cui sembra sacrosanta la battaglia parlamentare  del M5S contro il decreto ,nel silenzio di coloro  che dimenticano che la Carta si difende anche  tutelando  i risparmiatori e le piccole e medie imprese . 




  Banca d'Italia non è una istituzione pubblica  autonoma e garante solo dei  diritti dei risparmiatori, ma un soggetto controllato da privati .  Azionisti della Banca d'Italia sono Intesa San Paolo, Unicredit, MPS, INPS, Carige e  altre Casse di Risparmio,  istituti  alcuni dei quali coinvolti  negli  scandali che hanno avuto come vittime  ignari cittadini. A guardare la borsa, dei cinque peggiori  titoli del 28 gennaio  2014 , ci  sono anche banche azioniste della Banca d'Italia, come il Monte Paschi che  ha perso il 3, 3 per cento.   Se così stanno le cose ,  il decreto Imu-Bankitalia è truffaldino. La prassi di mescolare in un unico provvedimento materie diverse ha il sapore di un ricatto inaccettabile. Si tratta di stabilire se, pur di non pagare l'IMU, gli italiani saranno costretti a sborsare somme ancora più rilevanti nel medio e lungo termine, per salvare banche in crisi, con la copertura di Bankitalia. Il problema maggiore è che esiste un clamoroso e non risolto conflitto di interessi che affligge Bankitalia. Gli scandali Parmalat e bond Argentini e la mancata  soluzione dei problemi emersi con  danno dei risparmiatori ( coi bond Argentini, Parmalat , Cirio e l’Antonveneta), derivarono  da situazioni confliggenti  in cui versava la  Banca d’Italia. Che da un lato  svolgeva compiti  di vigilanza e controllo sugli istituti di credito; dall’altro era  di proprietà degli istituti di credito  che avrebbe dovuto controllare (ex banche pubbliche divenute private); e infine era organo di tutela dei risparmiatori  cui la Costituzione  assegna una speciale protezione all'art 47 :<< La Repubblica incoraggia e  tutela il risparmio  in tutte le sue forme>>. A questo si aggiunse  un altro paradosso. Che il  Cicr.  ( il comitato  per il credito e il risparmio), organo che doveva controllare  la  regolarità della condotta del  Governatore della Banca d’Italia, era composto dallo stesso  Governatore che avrebbe  dovuto essere controllato dal Cicr , ma anche  dai rappresentanti delle banche controllate, comproprietarie della Banca d’Italia,  e di Ministri che  avevano  interesse a favorire finanziamenti localistici, aperture di sportelli, prestiti a gruppi di clientes,  e roba del genere. Un guazzabuglio reso possibile da leggi non leggi  e carenze di leggi, che non contrastavano i gravi conflitti tra interessi pubblici e privati.  Il dissesto Parmalat giunse dopo due truffe colossali in danno dei risparmiatori, i bond Cirio e i titoli argentini, con 23 miliardi di euro bruciati. Con l’amara sensazione per  gli investitori di non potersi difendere. La SEC (Security and Exchange Commission) descrisse  il caso Parmalat come “una delle più grandi e spudorate frodi finanziarie della storia”. Fu  l’inchiesta della magistratura milanese a costringere il Governo a varare una legge sul risparmio che eliminò  in parte questi conflitti. Le operazioni truffaldine  furono  il risultato di controlli pressoché inesistenti di Banca d’Italia. Ma anche di CONSOB, borsa, sindaci, revisori dei conti e agenzie di rating   che non  funzionarono e non garantirono, come dovevano, un reticolo di trasparenza e affidabilità. Gli organi di controllo  erano un costosissimo apparato di supporto per una miriade di delitti (aggiotaggio, insider trading, truffa, falso in bilancio, bancarotta fraudolenta, riciclaggio) al confronto dei quali i reati del crimine organizzato appaiono  poca cosa.  Dalle indagini sugli scandali Parmalat e Cirio  vennero fuori nomi di politici di destra, sinistra e centro. Si trattava di Ministri in carica, ex Ministri, ex Presidenti del Consiglio di centro,  destra e  sinistra,  ex Presidenti della Repubblica, parlamentari e portaborse.  In questo caso la par condicio  venne  rispettata rigorosamente. A muovere la macchina della corruzione  fu un ceto politico arrembante,  con l’appoggio di  potentissimi banchieri.    E come in passato,  i finanziatori   furono i soli capri espiatori, mentre i politici restarono indenni.  Certamente la depenalizzazione surrettizia del falso in bilancio ,  i condoni a raffica e la mancanza di controlli  hanno alimentato  il crac Parmalat e Cirio e quello del BPI e della  Banca d’ Italia.  La spinta maggiore è venuta dalla certezza della impunità: la facilità con la quale aggiravano i controlli, si infilavano tra le pieghe delle leggi, negli ambienti politici e finanziari e nelle banche . Le operazioni truffaldine sono state compiute con il concorso dei Governi . Che  diedero un avallo formidabile alle frodi di Parmalat e Cirio con una politica criminogena fondata sulla depenalizzazione del falso nei bilanci, sulla legittimazione dei  fondi neri, sui condoni  sui capitali illeciti, sulle evasioni fiscali, sulla legge ex Cirielli che prevede la prescrizione  breve di delitti gravissimi. Ma le operazioni  furono anche il risultato di controlli pressoché inesistenti o compiacenti di Banca d’Italia, in primis.

lunedì 27 gennaio 2014

Lettera Aperta, per manifesta negligenza nell’assolvimento dei propri mandati


CITTADINI DI BRACCIANO IN MOVIMENTO

COMITATO DI CITTADINI NO PROFIT
P.IVA/C.FISC.: 97744780582
BRACCIANO
Via dei Pioppi, 25 int. 12 00062 Bracciano  (RM)
Tel 06 60666947
meetupbraccianom5s@gmail.com
cittadinidi-bracciano-in-movimento@poste-certificate.it


Alla cortese attenzione del
Sindaco di Bracciano
sig. Giuliano Sala
Propria sede
e, per conoscenza:
Ai Consiglieri d’opposizione
sig. Armando Tondinelli
sig. Alfredo Massi
sig. Marcello Pezzillo
sig. Luca Testini
sig.ra Elena Rosa Carone


Oggetto: dearsenificatore ubicato in località Lega - Bracciano.  Richiesta di revoca dell’Assessore all’Ambiente e ai Lavori Pubblici


Con riferimento al video servizio giornalistico realizzato dal signor Luca Pagni e pubblicato sulla testata on-line Altravoce News e su YouTube all’indirizzo http://youtu.be/rAGgeJAWQUc in data 27 gennaio c.a., il Comitato Cittadini di Bracciano in Movimento


chiede


  • la revoca delle deleghe attribuite al Consigliere Comunale Remo Eufemi, in materia di Trasporto Urbano e Mobilità, Verde, Parchi, Giardini Pubblici e Decoro Urbano, Emergenza Arsenico e Fluoruro sull'Acquedotto,
  • e la revoca delle deleghe attribuite al signor Ivano Michelangeli,  Assessore ai Lavori Pubblici, Acquedotto, Pubblica Illuminazione e Cimitero,


per manifesta negligenza nell’assolvimento dei propri mandati.


È già motivo di scandalo per la popolazione la lentezza con cui codesta Amministrazione Comunale ha ottemperato agli obblighi di cui al Decreto Legislativo 2 febbraio 2001, n. 31; è a dir poco incredibile osservare che una struttura, già di proprio attesa così a lungo e costata fior di quattrini, sia abbandonata al rischio di atti vandalici. Com’è possibile osservare nel video, la struttura di recinzione è quanto di meno sicuro possa essere posto a guardia delle apparecchiature: il cancello di recinzione del lotto è spalancato al momento di arrivo del giornalista, tant’è che è sua cura accostarlo prima di allontanarsi dal sito; il cancelletto della recinzione è tenuto da una breve catenella trattenuta da un lucchetto. Le valvole sono a portata di mano fin dall’esterno della recinzione, il quadro elettrico è addossato alla recinzione, varie tubazioni afferiscono da ogni lato, una di esse è rotta in superficie.
L’impressione è che tutta l’opera di recinzione sia stata realizzata con sciatteria e approssimazione: testimone sia il fatto che è stato necessario aggiornare la recinzione con un rammendo posticcio, per dare un minimo di contenimento ad alcuni grossi tubi sul lato sinistro rispetto a chi entra - contenimento del tutto inutile, dal momento che essi sbordano ampiamente e sono letteralmente a portata di mano di qualsiasi malintenzionato.
Per quanto fin qui esposto, il Comitato Civico avanza la richiesta di provvedere alla rimozione dei responsabili dell’opera; e chiede al signor Sindaco maggiore attenzione nella gestione di una questione che tanto ha fatto temere e tanto si è fatta attendere nella soluzione.
Bracciano, 27 gennaio 2014.


Cittadini di Bracciano in Movimento

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