Pensioni - contro la mozione presentata dalla meloni |
Il
turbinio di eventi che si sono susseguiti in questi giorni in Parlamento è
stato tale che la discussione sulle pensioni d’oro sembra ormai un lontano
ricordo. Ebbene, sarebbe opportuno soffermarsi su questo argomento perché è di fondamentale
interesse per il Paese, sia dal punto di vista sociale che da quello economico.
La stessa Carta Costituzionale della Repubblica Italiana sancisce l’importanza del
trattamento pensionistico nel rispetto della dignità della vita con l’art. 38
“I lavoratori hanno diritto che siano
preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di
infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria”.
Norma
fondamentale e programmatica e vincolante dal punto di vista politico. Ciò non
significa che essa debba essere raggirata, strumentalizzata ed applicata con
approssimazione attraverso interventi legislativi addirittura contrari, nella
sostanza, ad Essa. È un impianto normativo di valore: fornisce ai cittadini,
alla classe politica e dirigenziale obiettivi e speranze, da respiro ed ispira
l’azione di Governo e l’azione del legislatore.
Non
si può pretendere dalla Carta Fondamentale che Essa stabilisca in modo
particolareggiato le modalità con cui quei valori che essa pone alla base della
Repubblica debbano poi essere applicati.
L’applicazione
e la legiferazione spetta al parlamento.
Il
tema delle pensioni è un tema tanto attuale quanto scottante, non può
prescindere dalla profonda diseguaglianza che attanaglia il paese. La
disuguaglianza che c’è tra i pensionati che percepiscono meno di 500 euro al
mese e quelli che invece ne percepiscono più di 30, o 50 mila.
In
un periodo di crisi come quello che stiamo attraversando,il buon senso
imporrebbe a chi percepisce tali somme di farsi un esame di coscienza e
guardare chi sta peggio. Il buon senso purtroppo manca, perché quelle persone
guardano solo il proprio orticello e desiderano che esso sia più rigoglioso di
quello del vicino. Questa è una logica che, in un periodo come questo, non può
stare in piedi.
Proprio
nei giorni scorsi c’è stata la proposta del capogruppo di Fratelli d’Italia,
Giorgia Meloni, negli intenti volta a ridurre la diseguaglianza tra i cittadini
che percepiscono pensioni d’oro e quelli che invece beneficiano di una pensione
al di sotto dei minimi necessari per condurre una vita dignitosa. L’On. Meloni
ha precisato che verranno escluse dal taglio le pensioni equivalenti ai
contributi versati in attività lavorativa anche sopra i 5.000 euro. Non è
chiaro, però, come la signora vorrebbe aumentare le pensioni più basse con il
suo ricalcolo. Il punto è che i pensionati, anche se durante la propria vita
lavorativa hanno pagato contributi minimi, non possono vedersi accreditare un
tipo di trattamento economico così diseguale rispetto a chi, al loro pari, quei
contributi non li ha pagati ma, tuttavia, percepisce una pensione cosiddetta
“d’oro”, specialmente in ragione di questo momento di profonda crisi economica.
M5s
ha, per sua parte, già presentato e depositato una mozione in cui spiega come
poter intervenire riducendo le differenze e le disuguaglianze. Innanzi tutto,
sulla scorta delle recenti pronunce della Corte Costituzionale, si è voluto
evitare che l’eventuale provvedimento legislativo fosse contrario ai principi
della Carta Fondamentale. Questa accortezza del tutto auspicabile consiste,
nella sostanza, nella previsione di un contributo minimo da applicare a coloro
i quali percepiscono una pensione minima. Infatti, qualora questo contributo
non fosse previsto, l’eventuale provvedimento legislativo sarebbe dichiarato
contrario ai principi costituzionali. Una buona Legge, in altre parole, sarebbe
non efficace perché contraria ai precetti Costituzionali. Ma perché chiedere un
contributo a chi già percepisce somme minime?
Perché
quei pensionati (si tratta di 2.219.482 persone) riceveranno un aumento di € 518,00 annui a fronte di un
contributo di € 6,00 annui, proposta concreta e di fattibile applicazione anche
giuridica perché quei pensionati, a fronte di un esborso di € 6,00 annui si
vedrebbero riconoscere € 518,00!
Una
linearità di cui risulta carente l’On. Meloni nelle dichiarazioni
contraddittorie di questi giorni, vuole una un’ipotetica alleanza col M5s per
il tema pensioni dopo le aspre critiche. La domanda è: a seguito di eventuali
votazioni e con un risultato sufficiente per governare in alleanza, quale
sarebbe quella che sceglierebbe la Meloni? Probabilmente il centro destra è
quello a cui si potrebbe guardare con maggiore interesse e poter raggiungere
l’obiettivo di estromissione del PD dal Governo! Quel PD che, insieme a
Berlusconi e Alfano, ha votato contro la nostra mozione per mantenere lo status quo.
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