viveva un glorioso sovrano, che rispondeva al nome di Re Midalcontrario. Egli era salito al trono durante la Rivoluzione Cuperlicana, grazie al rametto di ulivo incantato, dono del mago Pidduino, e alle gocce di aia raggia schizzate dalle fate antiche, con cui trasformava l'oro in tal quale cosa volesse.
Sebbene in quei luoghi non vi fossero libertà, il popolo amava il re, perché, anche in carestia, pane e licenze non mancavano mai. Una notte, il re, che pure si considerava l'uomo più felice della terra, fu benedetto dal dono più bello: una figlia, nata alla luce della stella Cuperla. E conobbe una gioia ancora più grande. Ma è proprio quando la felicità scala la vetta più alta, che in un soffio scivola in basso: fu allora, infatti, che i baroni del regno, al grido di - bisogna che tutto cambi affiché tutto renzi com'è! - si ribellarono.
Essi avevano diseppellito le urne cinerarie dei popoli trapassati, e con la magia nera in esse contenuta, in un sol turno arrivarono a minacciare il palazzo del governo, e la stessa regale famiglia.
Fu allora che il re prese l'amata sua pargoletta, e disse - Va, figlia mia, mettiti in salvo, rottama tuo padre e rinasci in Lui - La giovane donna, con le lacrime agli occhi, salutò un'ultima volta il padre, e scappò via. Nessuno, per molto tempo seppe più niente di lei, fin quando anni dopo si ripresentò in forze, trucidò i baroni e vendicò il padre. Da allora la gente del luogo racconta la storia di una giovane donna che partì bruco e tornò farfalla.
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