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lunedì 13 luglio 2015

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti Resoconto stenografico Comitato Cittadini di Bracciano in Movimento

Seduta n. 52 di Lunedì 13 luglio 2015


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE STEFANO VIGNAROLI
  PRESIDENTE. Grazie e benvenuti. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti dei comitati e di associazioni dei cittadini residenti nella provincia di Roma, che ringrazio per la presenza. Saluto il signor Marco Tellaroli del Comitato Cittadini di Bracciano in movimento.
  La Commissione si occupa degli illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione e dei reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti. Ricordo che l'audizione odierna rientra nell'approfondimento sulla Regione Lazio, con specifico riferimento alla provincia di Roma. Avverto i nostri ospiti che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che, se lo riterranno opportuno, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta. Cedo dunque la parola al signor Marco Tellaroli, del Comitato Cittadini di Bracciano in movimento, per lo svolgimento della sua relazione. Avete circa dieci minuti, per poi proseguire con un rapido giro di domande da parte dei colleghi.
  MARCO TELLAROLIComitato Cittadini di Bracciano in movimento. Grazie e Pag. 18buonasera a tutti. Sono Marco Tellaroli, di Bracciano; noi siamo qui in rappresentanza della discarica di Cupinoro, che nacque come una discarica illegale in tempi non sospetti su dei terreni dell'Università agraria di Bracciano, la quale nel 1991 diede il beneplacito per aprire questa discarica e proseguire con il conferimento dei rifiuti per 25 comuni. Nel 2004 si ebbe la nascita della Bracciano Ambiente, società partecipata dove il comune di Bracciano è socio unico al cento per cento. L'obiettivo era quello di sostituire tutte le ditte private nella gestione del conferimento dei rifiuti e portare la discarica al compimento della sua totale capienza, che era di circa 2,2 milioni di metri cubi.
  I problemi iniziano a nascere da tempo, quando tantissimi comitati e cittadini protestavano per il conferimento di rifiuti perché erano tutti talquale e non subivano trattamento. Allo stesso tempo, aggiungo che il territorio è agricolo, quindi ci sono vincoli ZPS e SIC, nonché falde acquifere sotterranee, dove l'acqua della zona di Cupinoro va a influire sia nel Lago di Bracciano, sia nei comuni limitrofi. Calcoliamo, inoltre, che le prime abitazioni vicino alla discarica sono a circa 500 metri, quindi parliamo di un'aria che i cittadini respirano vicino alla discarica e che non è la più salubre. I primi agricoltori e allevatori di bestiame sono a circa un chilometro, cioè tutti limitrofi. Noi abbiamo iniziato a lavorare intorno alla discarica perché, a livello politico, questa vicenda sembrava non volere trovare una fine; l'allargamento è iniziato attraverso una politica sia locale, sia regionale, fino ad arrivare al commissario Sottile, che nel 2014 iniziò a implementare all'interno di Cupinoro nuovi rifiuti provenienti addirittura da altri comuni (non solo gli stessi 25, ma anche Fiumicino, Roma, il Vaticano e altri comuni limitrofi quando è iniziata la sofferenza di Malagrotta). Nel frattempo a Cupinoro c’è stata la costruzione di un'altra cava, la cosiddetta Vaira 1, di altri 450.000 metri cubi, distante dalla collina dei rifiuti circa 70-100 metri. Questa cava fu sequestrata dal MiBAC perché non aveva tutte le autorizzazioni ambientali; ciò avvenne grazie alle istanze dei cittadini di Bracciano pervenute alla Regione, alla Commissione parlamentare, fino ad arrivare al Parlamento europeo. Le interrogazioni sono state fatte da tutte le parti. Altri problemi derivavano dalla gestione economica, posto che Cupinoro vede la scomparsa di 12 milioni di euro per il fondopost mortem, che per legge veniva gestito dal 2003. Tante commissioni e tante istanze da parte dei cittadini, comprese le denunce che sono state fatte sui controlli dei conti, hanno visto la scomparsa di questi 12 milioni di euro. La procura di Civitavecchia ha aperto un'inchiesta e ha fatto i controlli attraverso la Guardia finanza di Civita Castellana, ma questi fondi non sono stati mai trovati sia dalla gestione della Bracciano Ambiente, sia dalla gestione politica che gestiva la partecipata.
  LAURA PUPPATO. Cosa vuol dire che non sono mai stati trovati questi 12 milioni di euro a fronte dei controlli della Guardia di finanza ?
  MARCO TELLAROLIComitato Cittadini di Bracciano in movimento. La Guardia di finanza ha effettuato i controlli dei conti correnti sia della Bracciano Ambiente, sia dei dirigenti della Bracciano Ambiente, sia del comune, che è socio unico, al cento per cento, della Bracciano Ambiente, però non ha trovato questi fondi, ovvero il passaggio di questi 12 milioni. Nel 2014 il comune di Bracciano, insieme all'amministratore unico della Bracciano Ambiente, si giustifica dicendo di avere utilizzato i 12 milioni di euro del fondo post mortem quando entrambi avevano preso in gestione la discarica, nel 2003, quindi secondo lo schema da privato a partecipata; costoro hanno preso in gestione la discarica e usato quei soldi per mettere in sicurezza la vecchia gestione, ma i comuni conferenti, che comunque pagavano il conferimento dei rifiuti, non erano stati mai avvisati che quel 16 per cento per le tasse – quindi il conferimento al fondo post mortem – e la ecotassa venissero presi per un uso riferito al Pag. 19passato. Sempre nel 2014, il controllo della Corte dei conti e della Guardia di finanza scopre anche un mancato versamento della ecotassa di altri 11,7 milioni di euro. Si tratta di un paese di 20.000 abitanti – quindi un paese molto piccolo – e questi soldi sono tantissimi. Siamo arrivati, tra il fondo post mortem e la ecotassa, intorno ai 25 milioni di euro. Il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, concede temporaneamente alla Bracciano Ambiente 10,4 milioni per il fondo post mortem; questi soldi vengono concessi non in termini di liquidità bensì di assolvenza, ma oggi, nel 2015, dopo la richiesta da parte della Corte dei conti degli ultimi 11,7 milioni sulla ecotassa, vediamo un passo indietro da parte di Zingaretti (Zingaretti recede di nuovo dalla concessione di questi 10,4 milioni, quindi ci ritroviamo un'altra volta con 25 milioni di euro). Adesso Cupinoro sta affrontando la conferenza dei servizi per effettuare il capping della nuova gestione dei rifiuti, fatta dalla Bracciano Ambiente stessa. Nel cappingscopriamo il cambio del perimetro della discarica; la nuova cava Vaira 1, infatti, sorge a 70 metri dalla discarica stessa ma, sul capping, il muretto, con il fossato di contenimento delle acque reflue, per legge, deve essere distante 200 metri dalla discarica stessa; in realtà, però, questo muretto, fatto tra rifiuti e misto terra, capita proprio nel centro di questa cava. Alla conferenza di servizi partecipa la Regione Lazio, il comune e il MiBAC. Se il MiBAC entro il 10 agosto mettesse la firma sulla concessione del capping, farebbe il dissequestro della cava e nascerebbero altri 450.000 metri cubi di rifiuti sul suolo braccianese, laddove vedremmo una cava che non è nemmeno messa a norma, perché fu sequestrata solo dopo lo scavo. Questo è quanto volevo portare a vostra conoscenza.
  PRESIDENTE. Volevo chiedere se la fonte delle vostre notizie sia principalmente la Corte dei conti, se abbiate della documentazione da darci e se la Bracciano Ambiente abbia i soldi per gestire il post mortem.
  MARCO TELLAROLIComitato Cittadini di Bracciano in movimento. Noi abbiamo tutta la documentazione in merito sia attraverso le varie interrogazioni, sia attraverso le richieste di documenti presso la Regione e il comune. La procura sta effettuando l'indagine sui rifiuti – sembra che ci siano rifiuti illeciti all'interno della discarica – ma anche sulla parte economica, sia per quanto riguarda sia il fondo post mortem, sia la ecotassa. Per il capping, il comune, insieme alla Bracciano Ambiente, aveva chiesto una fideiussione di 8,7 milioni di euro sui 10,4 milioni che aveva abbonato la Regione Lazio. Adesso la Regione Lazio, dopo un esposto fatto alla procura e alla Corte dei Conti, ha ritirato questi soldi e, ovviamente, la Bracciano Ambiente si ritrova a dover riconsegnare gli 8,7 milioni della fideiussione destinati per il capping.
  LAURA PUPPATO. Lei ha sollevato tutta la questione economica che riguarda il post mortem e l'ecotassa. Del post mortem lei ha parzialmente giustificato la Bracciano Ambiente ovvero il comune, trattandosi di una partecipata al cento per cento, per averli spesi nel 2003, in relazione alla messa in sicurezza della discarica, quindi presumo ci siano delle pezze giustificative; stiamo infatti parlando di una società pubblica, quindi, se ci sono delle indagini, proseguiranno. Per quanto riguarda invece la ecotassa, non mi è chiaro dove siano finiti gli 11,7 milioni, quindi vorrei capire se abbiate informazioni in merito. A fronte di una conferenza di servizi praticamente in corso, in cui ci sono la Regione Lazio, il comune di Bracciano e il MiBAC, potete informarci sulle posizioni di questi tre enti rispetto alla vicenda che riguarda il capping allargato della discarica di Bracciano ?
  I 450.000 metri cubi di ampliamento della discarica con la giustificazione del capping – quindi un allargamento della messa in sicurezza della superficie occupata – trovano ragione nello studio di carattere ambientale e geologico, ovvero ciò è motivato esclusivamente dal fatto che, visto che ci siamo, proseguiamo e Pag. 20raccogliamo questo ulteriore importo con cui procedere alla messa in sicurezza ? Se è così, questo avviene spesso, ma che sia una cattiva pratica è fuori discussione; tuttavia, in alcuni casi, è anche l'unica motivazione che porta i comuni fortemente in crisi dal punto di vista economico a permettersi di fare le bonifiche o la messa in sicurezza. Vorrei capire meglio questi passaggi.
  MARCO TELLAROLIComitato Cittadini di Bracciano in movimento. Abbiamo notato che la maggior parte delle denunce è stata fatta proprio dal nostro Comitato e, fino adesso, sia la procura, sia la Corte dei conti ci hanno sempre dato ragione, interrompendo i vari giochi delle tre carte che il comune di Bracciano ha tentato di fare. Troviamo il gioco delle tre carte sia sul fondo post mortem, sia sulla ecotassa. È pur vero che loro hanno trovato una giustificazione dicendo di avere usato questi soldi prima e, quindi, di dovere incassare di nuovo, ma perché dal 2003 in poi i comuni conferenti presso il sito di Cupinoro, dove pagavano le tasse per il fondo post mortem e per la ecotassa, non erano stati avvisati che quei soldi, invece, venivano usati per coprire qualcosa di precedente ? Sono stati lesi, quindi, anche gli altri comuni conferenti, che dovevano essere avvisati del fatto che quei soldi non erano per il fondo post mortem attuale, ovvero per il conferimento attuale di quei rifiuti, posto che, comunque, hanno una responsabilità ambientale per quel conferimento; pertanto, loro pagavano quella tassa per quel conferimento e non per il passato. Per quanto riguarda il gioco della ecotassa, anche sulla sparizione di questi soldi la procura non ha dato una risposta reale, ma ha detto che questi soldi sono mancanti. Il comune di Bracciano voleva rispondere alla Corte dei conti con la delibera n. 317 del 2014 della Regione Lazio, ovvero l'abbono di 10,4 milioni del fondo post mortem; voleva, inoltre, per la ecotassa, presentare alla Corte dei conti una delibera che era stata studiata solo per il fondo post mortem e non per la ecotassa stessa. Purtroppo è così, infatti ha risposto anche la Corte dei conti in relazione a questa denuncia che abbiamo fatto noi, essendo la sua risposta proprio quella: la ecotassa è la delibera n. 317 del 2014 della Regione Lazio. Se però la ecotassa è la delibera n. 317, allora questa delibera non era per il fondo post mortem e questa è la domanda che abbiamo fatto alla Corte dei conti, perché non potevano figurare i 10 milioni sia per l'uno che per l'altro !
  PRESIDENTE. Il tempo purtroppo sta scadendo, non so se ci siano altre domande, ma consegniamo agli atti la relazione e tutta la documentazione che avete; procederemo, in caso, a fare ulteriori accertamenti. Grazie.
  MARCO TELLAROLIComitato Cittadini di Bracciano in movimento. Grazie a tutti, buonasera.




lunedì 29 giugno 2015

Il lago di Bracciano è fonte primaria di lavoro e di turismo; è il fondamento della nostra economia e del nostro futuro, il lago per noi “è vita”.



Non bisogna incutere paure, o dare enfasi a gli organi di stampa;  ma tenere alta l'attenzione dei fossati esistenti nel 2015: significa risolvere il problema definitivamente.
Dalla cittadinanza ci giungono varie segnalazioni, con la richiesta alle amministrazioni e alle realtà associative locali di fare chiarezza correttezza delle informazioni riguardo l’inquinamento.
Sono ancora troppi i punti inquinati del Lago di Bracciano: sarebbe meglio valorizzarne la bellezza individuando e risolvendo criticità, eliminando scarichi abusivi e migliorando reti fognarie del Cobis e circumlacuali. 
Sul lago di Bracciano, presso il nostro Comune,  insistono fonti  inquinati in località Rio delle Mole, la foce del fosso Grotta Renara e la foce del fosso della Lobbra a Bracciano.
Il problema sta nel fatto che tutti i fossi o rigagnoli che sfociano al lago da sempre sono inquinati, quando da residui chimici dovuti all'agricoltura, quando per ragioni biologiche come gli scarichi illegali e i sifoni del Cobis Acea. Per fortuna il lago geologicamente ha delle sue riserve di acqua che provengono dal fondo che miscelandosi con quelle superficiali abbassano i coefficienti. E' una storia che da sempre va in questo modo. Qualche anno fa, sono stati affissi degli avvisi sulla non balneabilità; poi il giorno dopo qualcuno li tirava via.
L'inquinamento dei fossati non pregiudica la qualità delle acque del lago di Bracciano ritenute eccellenti per la balneazione  in tutti i punti di campionamento distanti dai fossati, proprio grazie all'alto volume di mescola con l'acqua presente nel Lago, NON INQUINATA, che risulta ancora eccellente come bacino idrico per la potabilità.


Cittadini di Bracciano in Movimento

domenica 28 giugno 2015

In Piazza contro la Mafia: ''L'onesta andrà di moda''



''Onestà, onestà''. E' stato questo, ieri sera, lo slogan più gridato nella fiaccolata organizzata dal Movimento 5 stele ad Ostia. Un corteo che si è ingrossato nel suo cammino e ha chiesto le dimissioni del sindaco di Roma, Ignazio Marino, e animato l'intera manifestazione portando avanti il concetto della legalità come rivincita morale sugli scandali di Mafia Capitale. E' stato al porto turistico, in piazza Ravennati, ad accogliere in seguito le parole di Beppe Grillo. 'È una grande soddisfazione – ha detto ai presenti - aver contribuito alla nascita di persone normalmente oneste. Sono orgoglioso dei miei ragazzi. Magari li ho danneggiati a volte con qualche parolaccia, con la mia irruenza, ma è per il troppo affetto, per la vitalità che ci unisce. Noi ci vogliamo bene, questa è la verità''. ''Una volta – ha continuato - io credevo nella sinistra, però mi chiedevo come mai non si occupassero di alcune battaglie come mandare via i condannati dal Parlamento. Per poterne parlare a un congresso mi sono ''drogato'', sono entrato in una sede del PD in Sardegna e mi sono iscritto con 15 euro, ma non è servito a niente. Il PD oggi è il falso ideologico, perchè ha tradito tutto e tutti''. Quanto ai riferimenti politici in un'Europa aspramente criticata per le sue politiche, afferma: ''Avevo dei dubbi su Tsipras, invece quell'uomo si sta comportando in maniera straordinaria, portando al popolo greco l’ultima parola. E' la democrazia che vorremmo portare in Italia''.

In prima fila, in una mobilitazione che ha calamitato migliaia di cittadini, anche i parlamentari Roberta Lombardi, Alessandro Di Battista, Paola Taverna e il sindaco di Pomezia, Fabio Fucci, salutato da grandi applausi dai manifestanti.

mercoledì 24 giugno 2015

Capping di Furbizia per Cupinoro, o solo sospettoso?


Siamo stati alla Conferenza dei servizi di Cupinoro, e ci sono apparsi molti sospetti.
Nella fase di costruzione, dei muretti di contenimento, per la raccolta delle acque reflue, di scolo, la legge dice che, si posso fare a distanza del perimetro della Collina dei Rifiuti, entro i 200 metri. Aumentando i perimetri di Cupinoro, con questa distanza, corre il sospetto che, tali muretti di contenimento, ricadano precisamente, dentro la nuova Cava " bloccata con ricorso penale" di circa 450.000 mc, obbligando così, il riempimento della cava, e annullandone la sua illegalità. Il tutto è contornato, da un altro particolare, ovvero le leggi italiane, permettono che tale muro di contenimento, sia composto da rifiuti trattati, misto terra, che nel progetto della BA, vine chiamato come RSU ( ovvero rifiuti generici e non trattati). Ed ecco, che i sospetti di una Cupinoro 2, riemerge. Ora starà, ai vari tecnici del Mibac, e le nostre interpellanze, a far si, che ciò non accada, altrimenti la storia infinita, della Collina dei rifiuti, non vedrà mai un The End
Qui il programma firmato e controfirmato, dal consiglio dei Ministri, che attende la firma unilaterale, del Mibac, per ottenere il dissequestro della cava: https://goo.gl/bphcQh
Dunque: provo a fare 2 conti un po' approssimativi, così... un po' sulla carta della pizza.
Oggi il comune di Bracciano spende 180 € a tonnellata per smaltire i suoi rifiuti (correggetemi pure se sbaglio). 450.000 metri cubi, a 0,6 tonnellate a mc (dip
ende da quanto pressi il rifiuto, si arriva anche a 0,8-0,9 se non erro), fanno un totale di 270.000 tonnellate. A 180 € a ton (supponendo che chi conferirà sosterrà lo stesso costo che sostiene oggi Bracciano), fa un giro di "soldini" di 48,6 milioni di €.... Salvo poi doversi "ciucciare" per un secolo un altro letamaio gigante. Non mi sembra una genialata..... Forse la penso così perché io faccio parte di quelli che, insieme ai miei figli, mangeranno, berranno, e respireranno monezza per un secolo, senza guadagnarci nulla... Magari chi farà parte del giro di "soldini" (soldoni, forse è più appropriato) non la pensa esattamente come me.



mercoledì 17 giugno 2015

Marino sapeva tutto

Ve lo ricordate il ritornello: “Lo vedi, ecco Marino!”. Abbinato con quell’altro titolo di stornellata romana “La Società dei magnaccioni”, fa sì che entrambi, nel loro insieme, descrivano compiutamente tutto il folklore tristo e sguaiato della Capitale di ieri e di oggi. Avete notato? Ormai, in politica, nemmeno la prova magistrale della pistola fumante conta più nulla. Eh già, perché i famosi “rappresentanti del popolo” hanno il potere di autoassolversi e di attribuirsi (praticamente, “ad libitum”) prebende e stipendi. Vanno bene tutti (le amministrazioni possono cambiare di mano, purché i mediatori e percettori di denaro pubblico restino sempre gli stessi!), perché il vero bandolo della matassa è saldamente in mano, sempre e comunque, alla dirigenza burocratica apicale e intermedia, che vive della manna delle ricadute economiche originate dalle dazioni ambientali, capillari e insostituibili. Si deve dimettere, quindi, Ignazio Marino? Per me non avrebbe mai dovuto essere eletto, talmente si è rivelato non all’altezza della situazione. Ma la verità del ragionamento sostanziale è un’altra: come e perché i burocrati corrotti perdono magari l’incarico, ma mai il posto e lo stipendio? Quali folli norme difendono costoro? Quando si metterà mano, in Costituzione, per equiparare lavoro pubblico e privato, liberando così lo Stato da un’enorme zavorra di pesi morti?
La ricostruzione degli inquirenti parte dai dati: dai 66 appalti ottenuti dalla galassia Buzzi durante la giunta Veltroni, si arrivò ai 97 con Alemanno a cui devono aggiungersi le commesse milionari dell’Ama dal 2011 in poi. In molti ricordano ancora la campagna elettorale per il sindaco Marino. All’appuntamento a Portonaccio, un quartiere a ridosso della stazione Tiburtina, indetto dal mondo della cooperazione per conoscere le intenzioni del candidato Ignazio Marino “c’era più fila per salutare Salvatore che per il nuovo sindaco”. E proprio per le amministrative del 2013 Buzzi si dimostrò generoso con tanti: non solo Gianni Alemanno, finanziato attraverso la sua Fondazione o l’attuale sindaco Ignazio Marino, ma anche il vicesindaco Luigi Nieri, la consigliera comunale Erica Battaglia, l’ex capogruppo Pd Francesco D’Ausilio e i presidenti di Municipio Sabrina Alfonsi ed Emiliano Sciascia (tutte donazioni certificate). Che la storia di Salvatore Buzzi fosse strettamente legata a quello del Partito Democratico non è certo un mistero che si scopre ora: lo stesso Angiolo Marroni, attuale Garante dei detenuti e padre di Umberto Marroni, deputato Pd, accanto all’esperienza politica nella Provincia di Roma e nella Regione Lazio, annovera nel suo curriculum il suo impegno di solidarietà verso i carcerati, come quello nella “promozione della rappresentazione dell’ “Antigone”, di Sofocle da parte dei detenuti ed il convegno sul lavoro e carcere” da cui poi nacque la Cooperativa 29 giugno, un esperimento riuscito di inclusione sociale che nel giro di 20 anni ha realizzato un impero da circa 60 milioni di euro.
L’assessore comunale Daniele Ozzimo e la deputata Pd Micaela Campana, il primo indagato per il reato di corruzione, e la seconda finita nell’occhio del ciclone solo per aver inviato un sms in cui definiva Buzzi “Grande capo”, sono stati parte integrante del gruppo politico vicino a Umberto Marroni, l’ex capogruppo Pd negli anni di Alemanno, che ha caratterizzato le sorti del partito a Roma.
Marino sapeva. Da mesi. E non ha fatto nulla. Forse non era al corrente di tutti i link tra criminalità organizzata, traffichini vari, coop e amministratori capitolini, ma di certo non poteva non conoscere le irregolarità e le anomalie degli affidamenti da parte del Campidoglio alle cooperative sociali.
È tutto nero su bianco in una relazione sulla verifica amministrativo-contabile effettuata a fine 2013 dagli ispettori del ministero dell'Economia e Finanze Vito Tatò ed Enrico Lamanna a Roma Capitale e disposta dalla ragioneria Generale dello Stato. La relazione, datata 16 gennaio 2014, è stata inviata al Campidoglio e protocollata con il numero 24031 il 4 aprile 2014. A essa si è largamente ispirato l'organo di revisione economico finanziaria di Roma Capitale nella successiva relazione protocollata il 29 aprile nel quale si approva con riserva, eccezioni e rilievi il bilancio consuntivo 2013. Insomma, un documento spietato e largamente a conoscenza di Marino e della sua giunta. Che però non hanno preso alcun provvedimento. Per ignavia, per incuria, per incoscienza.
Nella relazione degli ispettori del Mef si esaminano vari affidamenti irregolari. Il più clamoroso è quello alla Roma Multiservizi del global servi ce nelle scuole, prorogato illegittimamente il 5 agosto 2013 dalla giunta Marino, per un danno erariale quantificabile tra i 2,6 e i 5,2 milioni. Ma il caso più interessante chiama in ballo la Eriches 29, il consorzio di cooperative sociali espressione diretta della cooperativa 29 Giugno. Sì, proprio la holding dell'intimidazione e della mazzetta presieduta dal rosso Salvatore Buzzi. «Nel solo anno 2012 gli impegni aventi quale beneficiario il Consorzio Eriches 29 (...) ammontano a 6.382.180,69 euro», si legge nella relazione. Gli ispettori si concentrano in particolare sull'affidamento alla coop del servizio di assistenza temporanea alloggiativa emergenziale, affidato e più volte prorogato in barba a ogni legge.
È interessante leggere l' escalation di irregolarità e abusi che ha inizio con la giunta Alemanno e prosegue con quella Marino. Tutto ha inizio con la determina del 25 marzo 2011, che affida alla Eriches 29 il servizio per il periodo 1° aprile-31 dicembre 2011 per 414.405,00 euro (18,92 euro di costo unitario giornaliero per persona). L'affidamento avviene in via diretta «in assenza - notano gli ispettori del Mef - di qualsivoglia procedura concorrenziale, sebbene l'importo del servizio sia largamente superiore al limite previsto dall'art. 28 del D.Lgs. n. 163/2006, il quale prevede che il fornitore debba essere individuato mediante procedura di gara europea». La giunta Alemanno proroga più volte l'affidamento: lo fa violando l'articolo 23 delle legge 62/2005, che vieta espressamente questa pratica. Non solo: tra una proroga e l'altra cresce anche il costo unitario per persona, che passa da 18,92 a 24,30 euro. L'affare si ingrossa. Buzzi sorride.
A primavera 2013 cambiano giunta e colore ma non i favori indebiti alla coop Eriches 29. «Il servizio di assistenza temporanea alloggiativa emergenziale - scrivono gli ispettori del Mef - ha continuato a essere fornito dal medesimo soggetto, in virtù di ripetute proroghe che si sono protratte sino al 15 settembre 2013». Finita la proroga si va avanti a vista, ma al timone resta sempre Buzzi. «Attualmente (31 ottobre 2013) sebbene non sia stato formalmente prorogato l'affidamento, il Consorzio Eriches 29 sta continuando a fornire il servizio senza che sia stato adottato alcun impegno contabile». Cosa che va avanti fino a oggi. E che fa particolarmente arrabbiare la Ragioneria di Stato, secondo cui «un simile comportamento scorretto, oltre a porre i presupposti per la generazione di un debito fuori bilancio, (...) espone i soggetti che hanno ordinato o consentito la prestazione a dirette responsabilità economiche». Una vera chiamata di correità per il finto tonto Marino.


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