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sabato 3 ottobre 2015

Cupinoro, incalzato il sindaco Sala su ammanchi e gestione della Bracciano Ambiente

Il sindaco di Bracciano Giuliano Sala tenta di difendere il comune e la Bracciano Ambiente nella Commissione di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti.
La linea difensiva di Sala si basa, come più volte sostenuto in altre sedi, sul fatto che la Bracciano Ambiente ha effettuato la gestione post operativa del vecchio invaso ereditato dal gestore privato dal 1992 al 2004. Per Sala la gestione di questo vecchio invaso ha consumato parte del post mortem che doveva essere accantonato per la gestione dal 2004 in poi oltre e parte della ecotassa che avrebbe dovuto pagare.
Nel 2008 il sindaco Sala scrisse alla Regione chiedendo l’autorizzazione a continuare questa pratica, cioè l’utilizzo dell’accantonamento post mortem e l’ecotassa, richiesta alla quale non seguì però risposta, tantomeno una autorizzazione ad operare in questa direzione. Nel 2015 dopo un iter travagliato la Regione riconosce un rimborso di 10.300.000 euro per la gestione del vecchio invaso, importo però inferiore a quanto sarebbe stato dovuto accantonare per la gestione post operativa del nuovo invaso e per l’ecotassa. Sala quindi conclude il suo intervento giustificando il fallimento della Bracciano Ambiente con l’azione di tenuta in sicurezza del sito, fatto  però vero solo in parte.
Oltre alla gestione post operativa infatti la Guardia di Finanza imputa al comune alcune gravi pratiche tra cui l’aver arrecato danno alla società facendo svolgere per il comune di Bracciano servizi a costo al di sotto del prezzo di mercato, oltre al fatto che la Bracciano Ambiente avrebbe fatto “da cassa” al comune facendosi carico di interessi passivi per il ritardo dei pagamenti da parte del comune stesso.
A sottolineare questo passaggio, ovvero fornitura da parte della Bracciano Ambiente di servizi sottocosto al comune, è stata proprio la senatrice Pd Laura Puppato, che a tal proposito ha chiesto chiarimenti al sindaco Sala. Per la Puppato inoltre i 10 milioni di euro erosi dal fondo post mortem sarebbero solo una parte dei 14 milioni che sarebbero dovuti essere accantonati a fronte dei poco più di un milione e mezzo effettivamente messo da parte. Ci sarebbe quindi una cifra intorno ai 3 milioni di euro che non tornerebbe, fondi post mortem spesi non per la gestione post operativa del post mortem ma per altro.
Sempre la Puppato (Pd) ha chiesto al sindaco Sala chiarimenti sulla vicenda che lo vede condannato in primo grado a pagare al comune 900.000 euro per l’aver autorizzato un impianto di trattamento del percolato mal dimensionato nel suo impianto di alimentazione.
La replica di Sala alle osservazioni della Puppato è sostanzialmente un’ammissione di colpa, non tanto sul danno erariale a lui imputato, quanto al fatto che la Bracciano Ambiente ha reso servizi sottocosto al comune, servizi diversi da quello di conferimento in discarica. “La Bracciano Ambiente è una società nata in maniera molto leggera ed è nata per fare marchette ed assunzioni. Noi abbiamo licenziato 38 persone”. 
Molto duro invece l’intervento dell’on. Vignaroli. “Difficile dire che non ci sono stati danni ecologici se come dice la Procura di Civitavecchia per diversi anni sulla discarica non ci sono state ispezioni e controlli”, ha commentato l’onorevole. Altro punto affrontato da Vignaroli è sul passaggio alla Regione Lazio del 2008. “Perché nonostante la Regione Lazio non ha risposto alla richiesta di gestione del fondo post mortem il comune e la Bracciano Ambiente si è comunque assunta la responsabilità di continuare per anni l’utilizzo dei fondi che invece dovevano essere accantonati?”.Effettivamente per l’onorevole Vignaroli il problema sarebbe stato sollevato solo tra il 2013 ed il 2014, solo dopo che la Guardia di Finanza e la Corte dei Conti hanno accesso i riflettori sulla gestione della discarica. 
Una audizione che nulla aggiunge ai fatti noti sul tema Cupinoro, ma restano interrogativi in questa vicenda ai quali ancora non sono state date risposte. Perché dal 2008 al 2014 a Cupinoro si sono erosi soldi che andavano accantonati senza alcuna autorizzazione e basando il piano aziendale solo sulle somme correnti? Perché la Bracciano Ambiente è stata usata dal comune per avere servizi sottocosto? Perché si continua ad addossare le colpe agli altri comuni quando il principale creditore della Bracciano Ambiente sarebbe proprio il suo proprietario, vale a dire il comune di Bracciano?
Domande per le quali si risponderà probabilmente accusando i giornali di essere mal informati, ma le cui risposte spiegherebbero chiaramente le responsabilità di coloro che hanno gestito la discarica di Cupinoro a danno dei contribuenti e con rischi ambientali notevoli per coloro che abitano nelle vicinanze degli invasi.

Cupinoro, incalzato il sindaco Sala su ammanchi e gestione della Bracciano Ambiente

Cupinoro: il M5S presenta interrogazione parlamentare attraverso il Meetup di Bracciano

cupinoro 13 aprileDi seguito il testo dell’interrogazione:
Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare .
premesso che:
nella discarica di Cupinoro, sita in località Cupinoro, nel comune di Bracciano sono versati i rifiuti che provenivano da ventiquattro comuni (Anguillara, Bracciano, Campagnano, Canale Monterano, Cerveteri, Castelnuovo di Porto, Capena, Magliano, Fiano, Formello, Civitella S. Paolo, Ladispoli, Manziana, Mazzano, Nazzano, Morlupo, Ponzano Romano, Riano, Rignano, Sacrofano, Santa Marinella, Sant’Oreste, Torrita Tiberina, Trevignano, Filacciano) e quattro aziende private;
in data 16 ottobre 2013, al n. di protocollo G00480, la regione Lazio ha espresso pronuncia di compatibilità ambientale, in relazione alla proposta di progetto per la realizzazione di un lotto funzionale di discarica denominato «Vaira 1» con capacità di 450.000 metricubi;
la Presidenza del Consiglio dei ministri con deliberazione dell’8 agosto 2014, recante «Richiesta, ai sensi dell’articolo 14-quater, comma 3, della legge n. 241 del 1990 e successive modificazioni e integrazioni ha ritenuto di concedere il rinnovo dell’autorizzazione integrata ambientale richiesto dalla società Bracciano Ambiente spa ente gestore della discarica;
la deliberazione, in ogni modo, superava il parere negativo, al rilascio del rinnovo dell’autorizzazione integrata ambientale, espresso dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, dato che l’area oltre a ricadere nella proprietà dell’università agraria di Bracciano in cui è presente il vincolo degli usi civici è segnata dalla presenza di una serie vincoli paesaggistici individuati dal decreto legislativo n. 42 del 2004, articolo 142, comma 1, lettere h), lettera m) e lettera g), e dalla strada cosiddetta «Settevene Palo», ove è posta la discarica è individuata come «percorso panoramico» e la zona è individuata come «parchi archeologici e culturali»;
l’area della discarica ricade anche in zona ZPS (zona di protezione speciale) identificate con il codice IT6030005 denominato «Comprensorio Tolfetano Cerite Manziate» facente parte della Rete Natura 2000 istituita dalla direttiva «Habitat» (ovvero la Direttiva 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992 relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche – Gazzetta Ufficiale del 22 luglio 1992). La rete comprende anche zone create ai sensi della direttiva «Uccelli» e mira a fornire una valida protezione per le zone faunistiche più importanti dell’Europa; gli Stati membri ex articolo 3 della Direttiva n. 79/409/CEE del Consiglio, del 2 aprile 1979, concernente la conservazione degli uccelli selvatici classificano in particolare come zone di protezione speciale (ZPS) i territori più idonei in numero e in superficie alla conservazione di tali specie, tenuto conto delle necessità di protezione di queste ultime nella zona geografica marittima e terrestre in cui si applica la direttiva «Habitat»;
da quanto appreso dalla stampa locale (Civonline.it del 4 aprile 2015) «Il pubblico ministero del tribunale di Civitavecchia, Lorenzo Del Giudice, ha chiesto il fallimento della società che gestisce il «post mortem» della discarica di Cupinoro. La situazione economica della Bracciano Ambiente sarebbe infatti ormai irrecuperabile. Secondo quanto appurato dalla Guardia di Finanza di Civita Castellana risulterebbero oltre 10 milioni di euro di debito verso l’erario ed una chiusura di bilancio 2014 con un passivo di oltre 2.400.000 euro che si vanno a sommare all’1,2 milioni del 2012»;
ad oggi la Bracciano Ambiente è seguita da un commissario, nominato dal Tribunale di Civitavecchia che affiancherà i vertici decisionali della Bracciano Ambiente senza sollevarli dall’incarico ma, di fatto, sostituendoli per porre le basi per un recupero della situazione finanziaria della stessa;
risulta, sempre, dalla cronaca di stampa locale (…) che nella programmazione «post mortem» della discarica in «fase di costruzione, dei muretti di contenimento, per la raccolta delle acque reflue, di scolo, la norma prevede la realizzazione del perimetro della Collina dei Rifiuti, entro i 200 metri. Aumentando i perimetri di Cupinoro, con questa distanza, corre il sospetto che, tali muretti di contenimento, ricadano precisamente, dentro la nuova Cava, bloccata con ricorso penale di circa 450.000 mc, obbligando così, il riempimento della cava, e annullandone la sua illegalità» e «permettono che tale muro di contenimento, sia composto da rifiuti trattati, misto terra, che nel progetto della BA, viene chiamato come RSU (ovvero rifiuti generici e non trattati). Ed ecco, che i sospetti di una Cupinoro 2, riemerge»;
pertanto attraverso la realizzazione del Capping, previsto affinché sia avviato il termine di vita della discarica emerge il tentativo di riutilizzare la cava ivi presente, cosiddetta «Vaira 1» realizzata per essere usata come nuovo invaso per mezzo di un ipotetico riempimento volto a sostenere la copertura della discarica ma realizzato con rifiuti trattati e terra da riporto –:
se il Presidente del Consiglio e i Ministri interrogati intendano assumere ogni iniziativa di competenza perché siano svolti accertamenti in merito alle criticità su esposte;
se in particolare il Ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare non intenda assumere tutte le iniziative necessarie attraverso eventuali accertamenti tecnici effettuati sullo stato di conservazione e tutela degli ambienti naturali in relazione al rispetto dell’articolo 3 della direttiva 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992 sul mantenimento ovvero, all’occorrenza, il ripristino, in uno stato di conservazione soddisfacente degli habitat delle specie migratorie, alla luce della realizzazione delle opere «post Mortem» della discarica di Cupinoro a Bracciano;
se non sia opportuno assumere un’iniziativa, se del caso anche normativa, per far fronte alla problematica descritta in premessa.
Movimento 5 Stelle
Primo firmatario:
Zolezzi Alberto
Cofirmatari:
Terzoni Patrizia
Busto Mirko
De Rosa Massimo Felice
Vignaroli Stefano
Daga Federica
Micillo Salvatore
Mannino Claudia

domenica 27 settembre 2015

Risposta alle esternazioni del Sindaco Giuliano Sala

Abbiamo letto le esternazioni del Sindaco Giuliano Sala fatte alla giornalista della La 7 "chiamata: A chi fa comodo far fallire la Bracciano Ambiente?". 
Ammettiamo che siamo rimasti stupiti: ancora non riusciamo ad abituarci all'ipocrisia del Partito Democratico ed ancora non riusciamo ad abituarci a chi è ormai a suo agio nel "predicare bene e razzolare male".
Un impianto di digestione anaerobica e trattamento meccanico "a Caldo", della frazione umida, "chiamato centrale BioGas"  suggeriamo al sindaco di farsela nel suo giardino, almeno le tossine prodotte dai vapori e dai residui del digestato, danneggiano la sua persona  e non la popolazione di Bracciano "la frazione umida non è composta solo da vegetali, ma anche da altri componenti, i quali generano tossine dannose per l'essere vivente".  L'impianto di Cupinoro, genera SI, gola ai privati, come ne ha generato gentilmente a tutte le amministrazioni comunali di Bracciano, distribuendo i propri averi economici, su richiesta degli organi politici. L'affermazione del sindaco Giuliano Sala "chi come il privato, persegue il profitto e non l'interesse pubblico, potrebbe nuovamente avere il controllo e gestire il sito di Cupinoro" è Falso!! Il sito di Cupinoro è completo, inoltre il sito è ufficialmente situato su un territorio con vincoli ambientali, vincoli faunistici e vincoli archeologici, giudicati dal Parlamento Europeo intoccabili, quindi il sito deve essere dismesso e messo in sicurezza, quindi il pericolo di essere acquistato da privati è molto basso, perché dovranno occuparsi solo delle pulizie quotidiane e non dello smaltimento dei rifiuti.  Le autorità commissariali o regionali, non hanno mai preteso il rilascio di garanzie finanziare previste nel D.lgs 36/2003, perché la legge è nata dopo il fuggi fuggi del privato SEL, quindi tale decreto legislativo, non era nato per operare anche a ritroso, ma soltanto per le gestioni future. L'articolo 8 del decreto legislativo 36/2003, alla lettera m, richiede che la domanda di autorizzazione contenga, tra le altre cose, il Piano Finanziario, che deve prevedere una tariffa inclusiva degli accantonamenti per la gestione post-operativa per un periodo di almeno 30 anni.
La stima di tali accantonamenti, è nell’ordine del 16% dei ricavi conseguiti dal conferimento dei rifiuti di tutti i Comuni, tutelati contrattualmente in tal senso.
il D.lgs 36/2003 art. 8, alla lettera L , richiede che il piano di ripristino ambientale del sito a chiusura della discarica, sia redatto secondo i criteri stabiliti dall'allegato 2, nel quale devono essere previste le modalità e gli obiettivi di recupero e sistemazione della discarica in relazione alla destinazione d'uso prevista dell'aera stessa.
Ci chiediamo quindi:
com'é possibile che il Comune di Bracciano (socio unico della società partecipata denominata “Bracciano Ambiente”) non abbia dato comunicazione e rendicontato la detrazione, ancorché effettuata a titolo di risarcimento, a tutti i Comuni conferenti nell'invaso di Cupinoro? Restano numerosi interrogativi su come abbia potuto la Regione Lazio considerare come valido titolo risarcitorio, la gestione dei vecchi invasi mai messi in sicurezza dalla ex società privata SEL.
lo stesso Comune di Bracciano (socio unico della società partecipata denominata “Bracciano Ambiente”) ha rendicontato in sua difesa, solo dopo nove anni di gestione della discarica e solo dopo che sono stati fatti i relativi accertamenti della posizione debitoria verso l’erario, sul fondo post-mortem e sulla Ecotassa.
Nella risposta che ha dato il sindaco sui ultimi monitoraggi dell'Arpa Lazio risalirebbero al 2010, è vero!! che l'Arpa compie i propri monitoraggi in autonomia, ma è anche vero che i suddetti monitoraggi servono a tutelare la sicurezza sanitaria dei cittadini; quindi Il sindaco è il responsabile della condizione di salute della popolazione del suo territorio, e per legge, deve conoscere lo stato di salute della popolazione, e i suoi compiti sarebbero quelli di tutelare la salute dei cittadini denunciando o richiedendo il monitoraggio del territorio dove sorge il sito della discarica di Cupinoro.

Pertanto sul sindaco, quale rappresentante della salute pubblica dei cittadini, grava l'obbligo di procedere alla bonifica dei siti contaminati, attivando a tal fine gli uffici competenti, salvo poi rivalersi nei confronti del responsabile dell'inquinamento per ottenere la restituzione delle somme spese secondo le norme civili ed amministrative, fermo restando che, accertata la responsabilità penale, potrà essere irrogata nei suoi confronti la sanzione penale detentiva e/o pecuniaria non solo nelle ipotesi in cui l'inquinamento sia stato cagionato dallo svolgimento di attività comunali, ma altresì nei casi in cui gli organi del Comune, resi edotti della situazione di inquinamento, non si siano attivati,  applicando la procedura dettata dall'art 17 del decreto Ronchi.
L'applicabilità della disciplina prevista dall'art 17 ai legali rappresentanti degli enti locali, è stata affermata in più occasioni dalla legittima giurisprudenza, che ha affermato la necessità che siano in primo luogo gli amministratori pubblici a rendersi garanti della tutela della salute e dell'ambiente; infatti, escludere il Comune, nella persona del sindaco, dall'ambito di applicabilità di detta normativa, sottoponendovi soltanto il privato, significherebbe legittimare la violazione del diritto alla salute e del principio di uguaglianza sancito dalla Costituzione (così Cass. III penale, 13.01.1999, n. 280, Palascino, che a sua volta richiama i principi già espressi sul punto da Cass. III, 4.11.1987, n. 12251, Francucci).

Messa in Sicurezza e Capping : risulta che nella programmazione «post mortem» della discarica in «fase di costruzione, dei muretti di contenimento, per la raccolta delle acque reflue, di scolo, la norma prevede la realizzazione del perimetro della Collina dei Rifiuti, entro i 200 metri. Aumentando i perimetri di Cupinoro, con questa distanza, corre il sospetto che, tali muretti di contenimento, ricadano precisamente dentro la nuova Cava, bloccata con ricorso penale di circa 450.000 mc, obbligando così, il riempimento della cava, e annullandone la sua illegalità e, permettono che tale muro di contenimento, sia composto da rifiuti trattati, misto terra, che nel progetto della BA, viene chiamato come RSU (ovvero rifiuti generici e non trattati), ed ecco, che i sospetti di una Cupinoro 2, riemergono.

Pertanto attraverso la realizzazione del Capping previsto, affinché sia avviato il termine di vita della discarica, emerge il tentativo di riutilizzare la cava ivi presente cosiddetta «Vaira 1», realizzata per essere usata come nuovo invaso,  per mezzo di un ipotetico riempimento volto a sostenere la copertura della discarica, ma realizzato con rifiuti trattati e terra da riporto. Tale sospetto è stato espletato in un Atto della Camera , attraverso un' Interrogazione a risposta , in commissione 5-06238 presentato dal parlamentare ZOLEZZI Alberto il giorno Lunedì 3 agosto 2015, seduta n. 474 , in attesa di risposta dal Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio.

Cittadini di Bracciano in Movimento



sabato 26 settembre 2015

La Mafia dell'Antimafia

C’è ancora un business di cui non si parla, un business di milioni di euro. Il business dell’Antimafia.
Qualcosa non funziona nella legge 109 che dispone l’uso sociale dei beni confiscati alla mafia, e fa tornare terreni, case, immobili alla comunità. Questi beni, sequestrati, confiscati, falliscono l'uno dopo l’altro. Il 90% di imprese, aziende, immobili, finisce in malora spesso prima ancora di arrivare a confisca.
A non essere rispettata e ad aver bisogno di una riforma strutturale è la Legislazione Antimafia - Vittime della mafia e relativo Decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159.
I beni confiscati sono circa 12.000 in Italia. Si parla di un business di circa 30 miliardi di euro.
Questa fase di sequestro secondo la legge modificata nel 2011 non deve superare i 6 mesi, rinnovabile al massimo di altri 6, periodo in cui vengono svolte le dovute indagini e si decide il destino del bene stesso: se dichiarato legato ad attività mafiose esso viene confiscato e destinato al riutilizzo sociale; se il bene è pulito viene restituito al precedente proprietario.
Purtroppo la legge non viene applicata: il bene non viene mantenuto nello stato in cui viene consegnato alle autorità, né vengono rispettate le tempistiche. In media il bene resta sotto sequestro per 5-6 anni, ma ci sono casi in cui il tempo si prolunga fino ad arrivare a 16 anni.
L’albo degli amministratori competenti che è stato costituito nel gennaio 2014 per legge dovrebbe essere la fonte da cui vengono scelti questi soggetti: in base alle competenze e alle capacità. Ma la scelta è arbitraria, effettuata dai giudici della sezione delle misure di prevenzione. Ritroviamo molto spesso la solita trentina di nomi, che amministrano decine di aziende e imprese. E non per capacità, perché la maggior parte di quei beni falliscono durante la fase di sequestro. Anche se poi vengono dichiarati esterni alla vicenda e gli imputati assolti da tutte le accuse.
Questi sono solo alcuni esempi, alcune storture del sistema; ma molti sono i casi che riflettono un problema strutturale: una legge limitata, da aggiornare, che non permette gli adeguati controlli e conduce troppo spesso al fallimento dei beni per le - forze volute - incapacità del sistema.
Purtroppo non finisce qui:
Il business dei falsi paladini!
Scandagliando i registri di Regioni, Province e Comuni, in Italia si tocca quota 87mila di associazioni. Di queste 49.801 sono diventate onlus, si sono iscritte al registro dell'Agenzia delle entrate e hanno fatto richiesta di ricevere il 5 per mille dei contributi Irpef degli italiani. Oltre 2.000 dovrebbero essere antimafia a giudicare dal nome di battesimo che hanno scelto, legato ai personaggi che attraverso la lotta alla mafia hanno fatto grande il nostro paese. Così si trovano associazioni nate nel nome di Borsellino, di Falcone e di tanti altri. Molte rievocano intestazioni da codice penale "416bis" o "41bis". Poi ci sono altre, tantissime altre associazioni che agiscono all'ombra di quelle grandi e piccole organizzazioni virtuose e realmente operative. Prendendo soldi dagli iscritti all'associazione (contributi volontari si legge negli statuti, laddove sono pubblicati), oppure dallo Stato con richieste di alloggi o di progetti da finanziare. Tradotto in soldi: migliaia e migliaia di euro che non si sa dove finiscono, visto che moltissime di queste associazioni non hanno mai pubblicato in rete i loro bilanci.
Una realtà allarmante su un tema delicatissimo.
Link per i controlli: http://www.agenziaentrate.gov.it/wps/content/Nsilib/Nsi/Home/CosaDeviFare/Richiedere/Iscrizione+elenchi+5+per+mille+2014/Scheda+informativa+5xmille+2014/Elenchi+2014/Pubblicazione+degli+elenchi+2014+definitivi/
Loro non molleranno mai, noi neppure. Quando non potranno più ignorarci, cercheranno di metterci uno contro l'altro, di infangarci e denigrarci. Ma il loro tempo è finito....lo sanno e hanno una paura fottuta. È per questo che noi non ci fermeremo mai...
Video esempio:



martedì 22 settembre 2015

Il comitato “Cittadini di Bracciano in movimento” presenta un esposto sulla posizione debitoria verso l’erario della Bracciano Ambiente

MoVimento_5_Stelle


Alla Corte dei conti
Viale Giuseppe Mazzini, n. 105
00195 Roma – Italia
Alla Guardia Di Finanza Comando Compagnia Civita Castellana
Indirizzo: Via delle Industrie, 3, Località Sassaci,
Civita Castellana VT
Al dott. Raffaele Cantone
Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione – A.N.A.C.
c/o Galleria Sciarra
Via M. Minghetti, 10 – 00187 Roma
Al Procuratore dott. Giuseppe Pignatone
Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
Piazzale Clodio (Via Golametto,12)
00195 ROMA (RM)
CITTADINI DI BRACCIANO IN MOVIMENTO
COMITATO DI CITTADINI NO PROFIT
P.IVA/C.FISC.: 97744780582
BRACCIANO
Via dei Pioppi, 25 int. 12 Bracciano 00062 RM
Tel 06 60666947
cittadinidi-bracciano-in-movimento@poste-certificate.it
A) > Febbraio 2014: -12.000.000,00 € (passivo), accertati dalla G.d.F. di Civita Castellana come mancanti dal fondo post mortem che, dalle dichiarazioni dell’Amministrazione del Comune di Bracciano e dell’Amministratore Delegato della Bracciano Ambiente Spa, dott. Marcello Marchesi, risulterebbero come assorbiti a titolo di risarcimento per le spese sostenute per la messa in sicurezza dei invasi di Cupinoro, gestiti dalla ex società privata SEL;
B) > Aprile 2014: +10.453.107,68 € (attivo), abbuono concesso dalla Giunta della Regione Lazio con delibera n. 317 del 30 Maggio 2014, concernente “determinazione dei maggiori oneri posti a carico della Regione Lazio a titolo di concorso alle spese sostenute da Bracciano Ambiente s.p.a. in relazione all’attività di recupero delle aree degradate a causa dei rifiuti abbancati dai soggetti autorizzati alla gestione della discarica fino al 30 giugno 2004 nella discarica sita in Bracciano (Roma), località Cupinoro”, dichiarati in pericolo di danno ambientale;
C) > +8.076.500,00 € (attivo), la Società Bracciano Ambiente Spa presenta una garanzia finanziaria, per la post gestione dell’area gestita direttamente;
D) > Luglio 2014: -11.719.941,00 € (passivo), debito verso l’erario dovuti a titolo di Ecotassa, e che costituiscono la quasi totalità del presunto debito che la Procura di Civitavecchia, con gli accertamenti della Guardia di Finanza di Civita Castellana, ha rilevato per avviare l’istanza di fallimento;
E) > Settembre 2015: -3.362.172,00 € il bilancio della Bracciano Ambiente Spa, chiusura 2014 mostra una chiusura in passivo (Parere dei revisori dei conti sul bilancio preventivo 2015);
F) > Maggio 2015: – 10.453.107,68 (passivo), modifica della Delibera di Giunta Regione Lazio n. 317 del 20 Aprile 2014 (con DGR 217/2015), che prevede “di individuare, in luogo della compensazione tributaria, altra iniziativa regionale che sarà definita, ai sensi di legge, per l’assolvimento delle finalità di cui alla predetta deliberazione”;
G) > Luglio 2015: +10.373.619,40 (attivo), Ricevuti dalla Giunta della Regione Lazio, con DGR n. 370 del 21 Luglio 2015: riconoscendo al Comune di Bracciano, in qualità di socio unico della società partecipata denominata “Bracciano Ambiente”, a titolo di risarcimento per la gestione dei vecchi invasi della discarica gestiti dalla ex società privata SEL, avendo operato una gestione di affare altrui;
Considerato che:
dalla visione globale dei movimenti parrebbe risultare un totale passivo di – 16.708.000,00 €,
la garanzia fideiussoria, richiesta dalla Bracciano Ambiente, decadrebbe a seguito della revoca della DGR n.317 del 20 Aprile 2014;
restano numerosi interrogativi su come abbia potuto la Regione Lazio considerare come valido titolo risarcitorio, la gestione dei vecchi invasi mai messi in sicurezza dalla ex società privata SEL;
lo stesso Comune di Bracciano (socio unico della società partecipata denominata “Bracciano Ambiente”) ha rendicontato in sua difesa, solo dopo nove anni di gestione della discarica e solo dopo che sono stati fatti i relativi accertamenti della posizione debitoria verso l’erario, sul fondo post-mortem e sulla Ecotassa;
·l’articolo 8 del decreto legislativo 36/2003, alla lettera m), richiede che la domanda di autorizzazione contenga, tra le altre cose, il Piano Finanziario, che deve prevedere una tariffa inclusiva degli accantonamenti per la gestione post-operativa per un periodo di almeno 30 anni,
la stima di tali accantonamenti, è nell’ordine del 16% dei ricavi conseguiti dal conferimento dei rifiuti di tutti i Comuni, tutelati contrattualmente in tal senso
il D.lgs 36/2003 art. 8, alla lettera L ) richiede che il piano di ripristino ambientale del sito a chiusura della discarica, sia redatto secondo i criteri stabiliti dall’allegato 2, nel quale devono essere previste le modalità e gli obiettivi di recupero e sistemazione della discarica in relazione alla destinazione d’uso prevista dell’aera stessa;
Ci chiediamo:
come sia possibile che il Comune di Bracciano (socio unico della società partecipata denominata “Bracciano Ambiente”) non abbia dato comunicazione e rendicontato la detrazione, ancorché effettuata a titolo di risarcimento, a tutti i Comuni conferenti nell’invaso di Cupinoro.
COMITATO CITTADINI DI BRACCIANO IN MOVIMENTO

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