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mercoledì 2 aprile 2014

SOFIA E LA MAFIA….









Cittadini di Bracciano in MoVimento
In occasione della appena passata giornata in favore delle “Vittime di tutte le Mafie”, pubblichiamo una lettera aperta di una diciottenne che ci parla del mondo dei giovani in relazione alla mafia, alle organizzazioni criminali e criminose che hanno segnato molti anni della nostra storia. Come vedono i giovani la mafia? Probabilmente, dalle parole dell’autrice è vista come la società tutta, le istituzioni da cui non hanno un esempio, da cui non estrapolano una figura che sia per loro una guida; probabilmente vedono la società come un’enorme cumulo di associazioni mafiose. Probabilmente il significato delle risatine timide e dei tanti “non lo so” ricevuti fino ad incontrare la nostra Sofia, è proprio questo: la mafia circonda la vita di ognuno di noi a 360°…..meditate gente meditate…..

SOFIA E LA MAFIA….

La Mafia, nella sua definizione, è sempre stata intesa come un’organizzazione criminale venutasi a creare con l’associazione di banditi che, in origine, vagavano nell’isola siciliana e poi hanno iniziato a spostarsi e, con atti criminali, rivendicavano allo stato italiano la discrepanza economica e sociale tra nord e sud. È necessario comprendere attraverso quale processo e con la presenza di quale sostrato sociale questa ha potuto impiantare salde radici e accrescersi di decennio in decennio andando, quindi, ad intaccare i meccanismi statali e governativi. Il fenomeno come quello mafioso è di entità non solo criminale ma anche socio-culturale e, di conseguenza, dell’acquisita mentalità del popolo italiano. Il mio giovane pensiero individua nell’italiano medio uno degli essenziali complici del progressivo sviluppo dell’attività mafiosa. Infatti a partire dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, l’economia e la politica si trovano coinvolte in un processo di globalizzazione che, tra le sue conseguenze, trova la responsabilità di aver proiettato l’italiano medio verso una logica consumistica, rivolta all’interesse meramente privato. Ciò ha scaturito nel singolo cittadino un netto distacco dalla sfera politica; la mafia, consapevole di quanto stesse avvenendo e captando il nuovo modo di intendere l’economia, che le avrebbe assicurato un risvolto pecuniario di grande portata, invece di contrapporsi allo Stato come avveniva in origine, si è inserita al suo interno come parte integrante e in qualità di entità mediatrice, regolamentatrice e chiave d’accesso politico. Di conseguenza l’italiano sente l’ente statale, che dovrebbe rappresentare l’autorità tutelante, o troppo lontano o repressivo, come un ente che agisce senza considerazione dei vantaggi sociali ma nell’inclusione di quelli economici, non riuscendo a creare né una cultura dello stato né soprattutto, una culturale politica. Deve perciò avvenire un risveglio collettivo delle coscienze da parte dell’italiano, una ripresa della dignità civile, intellettuale, morale ma soprattutto politica. Bisogna sensibilizzare i giovani, svegliarli dal sogno illusorio del Dio denaro e far loro comprendere l’importanza di concetti quali bene comune come politica, senso della giustizia e gestione, ovviamente, della res publicae.
Noi giovani troppo spesso entriamo nel mondo del lavoro senza speranze, il giovane comune vive l'impossibilità di un'ascesa, in assenza di aiuti esterni, raccomandazioni e nepotismi vari; ci arrendiamo ancor prima di salire sul ring della vita. E il peso delle responsabilità del Collettivo ci spaventa. Il concetto di Collettivo è andato perso nel singolo a causa di molteplici fattori storico-socio-culturali. La responsabilità collettiva è tra le più impegnative: amore per il proprio paese e per i concittadini, continuo rinnovamento e adattamento ad una società mutevole, l'intervento immediato di fronte ad intoppi di vario genere e altre infinite caratteristiche che un sostrato storico e un ambiente sociale come quello di oggi stanno soppiantando, in cambio di individualismi e arricchimenti privati. E' logico ma riprovevole che il ragazzo di buona famiglia preferirà la libera professione di avvocato o medico anziché offrire il suo fondamentale ruolo alla collettività, retribuita, anche la metà, dall'Ente pubblico.
Quello che tutti potrebbero facilmente e erroneamente considerare un’evoluzione non è altro che un’involuzione, la necessità di tornare a vivere la gestione delle nostre cose direttamente ci riporta al Rinascimento come bisogno primo della società Italia, cosciente delle potenzialità e consapevole delle sue azioni!

AD MAIORA

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