Cittadini di Bracciano in MoVimento
In occasione della appena passata giornata in favore delle
“Vittime di tutte le Mafie”, pubblichiamo una lettera aperta di una diciottenne
che ci parla del mondo dei giovani in relazione alla mafia, alle organizzazioni
criminali e criminose che hanno segnato molti anni della nostra storia. Come
vedono i giovani la mafia? Probabilmente, dalle parole dell’autrice è vista
come la società tutta, le istituzioni da cui non hanno un esempio, da cui non
estrapolano una figura che sia per loro una guida; probabilmente vedono la
società come un’enorme cumulo di associazioni mafiose. Probabilmente il significato
delle risatine timide e dei tanti “non lo so” ricevuti fino ad incontrare la
nostra Sofia, è proprio questo: la mafia circonda la vita di ognuno di noi a
360°…..meditate gente meditate…..
SOFIA E LA MAFIA….
La Mafia, nella sua definizione, è sempre stata intesa come
un’organizzazione criminale venutasi a creare con l’associazione di banditi
che, in origine, vagavano nell’isola siciliana e poi hanno iniziato a spostarsi
e, con atti criminali, rivendicavano allo stato italiano la discrepanza economica
e sociale tra nord e sud. È necessario comprendere attraverso quale processo e
con la presenza di quale sostrato sociale questa ha potuto impiantare salde
radici e accrescersi di decennio in decennio andando, quindi, ad intaccare i
meccanismi statali e governativi. Il fenomeno come quello mafioso è di entità
non solo criminale ma anche socio-culturale e, di conseguenza, dell’acquisita
mentalità del popolo italiano. Il mio giovane pensiero individua nell’italiano
medio uno degli essenziali complici del progressivo sviluppo dell’attività
mafiosa. Infatti a partire dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, l’economia
e la politica si trovano coinvolte in un processo di globalizzazione che, tra
le sue conseguenze, trova la responsabilità di aver proiettato l’italiano medio
verso una logica consumistica, rivolta all’interesse meramente privato. Ciò ha
scaturito nel singolo cittadino un netto distacco dalla sfera politica; la
mafia, consapevole di quanto stesse avvenendo e captando il nuovo modo di
intendere l’economia, che le avrebbe assicurato un risvolto pecuniario di
grande portata, invece di contrapporsi allo Stato come avveniva in origine, si
è inserita al suo interno come parte integrante e in qualità di entità
mediatrice, regolamentatrice e chiave d’accesso politico. Di conseguenza
l’italiano sente l’ente statale, che dovrebbe rappresentare l’autorità
tutelante, o troppo lontano o repressivo, come un ente che agisce senza
considerazione dei vantaggi sociali ma nell’inclusione di quelli economici, non
riuscendo a creare né una cultura dello stato né soprattutto, una culturale
politica. Deve perciò avvenire un risveglio collettivo delle coscienze da parte
dell’italiano, una ripresa della dignità civile, intellettuale, morale ma
soprattutto politica. Bisogna sensibilizzare i giovani, svegliarli dal sogno
illusorio del Dio denaro e far loro comprendere l’importanza di concetti quali
bene comune come politica, senso della giustizia e gestione, ovviamente, della res publicae.
Noi giovani troppo spesso entriamo nel mondo del lavoro
senza speranze, il giovane comune vive l'impossibilità di un'ascesa, in assenza
di aiuti esterni, raccomandazioni e nepotismi vari; ci arrendiamo ancor prima
di salire sul ring della vita. E il peso delle responsabilità del Collettivo ci
spaventa. Il concetto di Collettivo è andato perso nel singolo a causa di
molteplici fattori storico-socio-culturali. La responsabilità collettiva è tra
le più impegnative: amore per il proprio paese e per i concittadini, continuo
rinnovamento e adattamento ad una società mutevole, l'intervento immediato di
fronte ad intoppi di vario genere e altre infinite caratteristiche che un
sostrato storico e un ambiente sociale come quello di oggi stanno soppiantando,
in cambio di individualismi e arricchimenti privati. E' logico ma riprovevole
che il ragazzo di buona famiglia preferirà la libera professione di avvocato o
medico anziché offrire il suo fondamentale ruolo alla collettività, retribuita,
anche la metà, dall'Ente pubblico.
Quello che tutti potrebbero facilmente e erroneamente
considerare un’evoluzione non è altro che un’involuzione, la necessità di
tornare a vivere la gestione delle nostre cose direttamente ci riporta al
Rinascimento come bisogno primo della società Italia, cosciente delle
potenzialità e consapevole delle sue azioni!
AD MAIORA
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